Demografia e declino

Demografia e declinoDemografia e declino – Una nota azienda per prodotti neonatali si fa artefice di una nuova campagna demografica.

Mentre i governi non si curano del problema, sono gli enti privati ad occuparsene.

È naturale che vi risieda un interesse economico. Se nascono meno figli, meno biscotti, meno omogeneizzati si vendono. E meno si vende, meno si fattura.

Ma a chi ama la sua Nazione questo non interessa. Interessa che qualcuno provveda ad impegnarsi per scongiurare un genocidio incruento.

Inverno europeo

Male ha fatto a noi e agli Europei la diffusione della dottrina neomalthusiana. Secondo tale teoria l’aumentare della popolazione non sarebbe compensato da un altrettale aumento di risorse.

Teoria sconfessata dai fatti, perché, grazie all’intelligenza ed alle migliorie tecniche (rivoluzione verde) la produzione agricola nel pianeta in mezzo secolo è aumentata dell’80%.

Il Club di Roma

A diffondere tale assurdità il famigerato Club di Roma. Nome emblematico vista la diretta allusione alla città simbolo della Cristianità. Segno di una volontà precisa: colpire una civiltà e una cultura.

Intanto quelle idee hanno trovato facile approdo proprio in Europa dove si registra un calo vertiginoso della fecondità.

Molto meno nei paesi asiatici e africani veri contributori del popolamento planetario.

Semplici parole non bastavano un tempo alla vecchia “Italia proletaria e contadina” per condurla sul crinale della decrescita. Ci è voluto altro.

La vera leva fu data dall’edonismo – la felliniana dolce vita -, dalle mode libertine, dalla secolarizzazione. E per finire i colpi mortali inferti dalla sinistra negli anni Settanta su aborto e contraccezione, con la complicità dei cattocomunisti e delle femministe.

Famiglia precarizzata

La globalizzazione ha inoltre precarizzato il concetto di lavoro e con esso quello di famiglia.  Ogni forma di lungimiranza cede il passo al carpe diem con uno stile di vita improntato essenzialmente sull’estemporaneità.

Come se non vi fosse un domani, si direbbe.

L’esempio francese

Eppure, laddove i Governi introducono misure per i figli i risultati non si fanno attendere.

La Francia ha portato il suo tasso di fecondità da 1,25 a 1,98.

In Italia la prolificità invece è sconveniente da tutti i versanti. A cominciare dal fisco che ha tradotti i figli in una vera e propria zavorra.

Perfino gli immigrati introdotti nella nuova realtà riducono il loro abituale livello di fecondità benché questi rimanga sempre superiore a quello autoctono.

Il governo non si occupa neanche di questo

L’arrivo di un Ministero della Famiglia e della Natalità giunge come preambolo di una nuova linea politica.

Al momento, nome e proclami a parte, nessun intervento degno di nota. Solo tanto fumo e poco arrosto.

L’alibi del noviziato non regge trattandosi di una priorità assoluta dalla quale un governo di destra non può evadere.

L’allineamento della Meloni a Bruxelles e al rigore finanziario draghiano non cambia il copione e vanifica ogni velleità di cambiamento.

Le briciole di qualche agevolazione serviranno a molto poco.

Gli studi demografici confermano che a margine dell’attuale saldo negativo tra nascite e decessi, lo spopolamento rapido dell’Italia, nell’arco di alcuni decenni permane un dato ineludibile.

Provvederanno gli stranieri alla sostituzione etnica, appagando il cupio dissolvi dei Saviano e dei tanti sciamani della decadenza?

Sostituiti dagli immigrati?

La proposta recente di una regolarizzazione di massa avanzata dal ministro Lollobrigida vede ampliare l’orizzonte dei favorevoli ad una simile scelleratezza. Spinti anche dagli industriali, smaniosi di manodopera sottosalariata.

Davanti a un quadro così disastrato, salvo scossoni di sorta, la strada verso una rifioritura nazionale è sempre più in salita.

Mario Pucciarelli