La nuova Verdun – La Battaglia di Bakhmut

La nuova Verdun - La Battaglia di BakhmutLa nuova Verdun – La battaglia di Bakhmut, che ha i suoi prodromi nei richiamati sfondamenti della Wagner a Popasna a sud del saliente di Severodonetsk, con conseguente spinta verso ovest, con obiettivo il complesso di Slovyansk-Kramatorsk cuore del dispositivo ucraino nel Donbass, rispetto al quale la città di Bakhmut (circa 70.000 anime anteguerra) fa da scoglio e scudo naturale, ci riporta, in pieno ventunesimo secolo agli scenari lunari della Prima Guerra Mondiale.

Bakhmut ovvero la nuova Verdun

Bakhmut è la quinta essenza della “materialschlacht”, in cui è sempre più volta la guerra in Ucraina.

Ovvero lo scontro frontale di forze impegnate in una colossale guerra di attrito e di logoramento, in cui non tanto la capacità di manovra o di movimento ma la disponibilità industriale di mezzi e la capacità di sopportare perdite umane sempre più elevate hanno la prevalenza. In tutto la battaglia di Bakhmut ricorda la tragedia Verdun, la grande battaglia combattuta per circa 11 mesi sul fronte occidentale, da fine febbraio a fine dicembre del 1916 tra gli eserciti di Francia e Germania.

Ad oggi, se si prende come riferimento per l’inizio della battaglia di Bakhmut la conclusione delle operazioni per il saliente di Severodonetsk-Lysychansk, avvenuta ad inizio luglio, i mesi di durata della battaglia (non ancora conclusa al momento di stesura di questo articolo) sono già 7.

Con i russi che da allora hanno coperto una distanza di neanche trenta chilometri, ovvero il terreno che separa Bakhmut da Popasna.

La lenta avanzata russa

Una avanzata estenuantemente lenta, che si può riassumere in un centinaio di metri al giorno, fatta di assalti di linee di trincee disposte in centri concentri, di bombardamenti massicci di artiglieria, di continui contrattacchi frontali della controparte per riprendere, al costo di ondate umane con centinaia se non migliaia di morti e feriti al giorno, un avamposto, una collina, un piccolo villaggio fortificato.

D’altra parte, nella guerra d’attrito non è il volume di terreno conquistato a contare ma il volume di forze nemiche consumate e logorate nello scontro.

Kiev vuole resistere

Per quanto, infatti, Bakhmut abbia la già richiamata importante funzione strategica di costituire un importante argine difensivo per la linea Slovyansk-Kramatorsk-Kostantinivka, persa la quale Kiev dovrebbe abbondonare definitivamente le posizioni che tiene in Donbass, oltre che fungere da supporto per il fronte nord di Seversk e di conseguenza per quello di Lyman prima, Svatove- Kremynna poi, l’accanimento che le due parti hanno investito nello scontro sembra trascendere queste considerazioni.

Corsi e ricorsi storici

A Bakhmut i russi sembrano invece essersi scientemente impegnati, come a suo tempo fece il feldmaresciallo von Falkenhayn dello Stato Maggiore dell’Esercito Imperiale Tedesco, nel tentativo di imbastire un gigantesco tritacarne in cui dissanguare l’esercito nemico. “Saigner à blanc l’armée française” era l’obiettivo dichiarato espressamente da von Falkenhayn e tristemente entrato nella memoria e nella coscienza nazionale francese.

Quasi allo stesso modo si è espresso Yevgeny Prigozhin, titolare del Gruppo Wagner, forza russa primariamente ingaggiata nel settore, dichiarando che l’obiettivo primario che si cerca di conseguire a Bakhmut non è tanto la presa di terreno ma il dissanguare in un tritacarne le forze di Kiev. A von Falkenhayn l’operazione in un certo senso riuscì, dal momento che l’esercito francese per difendere la piccola cittadina sulla Mosa, perse fino a 315.000 uomini, tra morti, feriti, prigionieri e dispersi, perdite tali da renderlo per tutto il 1916 impegnato solo su questo settore del fronte e riducendone drasticamente ogni capacità operativa anche per tutto il 1917.

Il problema principale del feldmaresciallo tedesco fu che anche le perdite quasi simmetriche dell’esercito tedesco, nell’ordine di almeno le 280.000 unità, si rivelarono talmente elevate da impedirgli di poter sfruttare in maniera significativa l’ottenuta riduzione di forze dell’avversario.

Sarà la stessa cosa per i russi Bakhmut?

Solo la storia potrà dirlo e al momento non si possono avere certezze ma alcune considerazioni possono indurci a credere che l’operazione russa, oggi, abbia più speranze di riuscita di quella tedesca di un secolo fa.

Doverose considerazioni

In primo luogo, perché i russi impiegano una superiorità in termini di artiglieria, aviazione e mezzi corazzati in generale che continua ad essere superiore a quanto a disposizione delle forze ucraine.

In secondo luogo, perché, per quanto sia impossibile dare dati esatti al momento, le perdite umane ucraine sembrano essere decisamente superiori rispetto a quelle inflitte ai russi.

In terzo luogo, perché se da parte ucraina, nella difesa della città, sono impiegate svariate unità dell’esercito regolare (e non solo), da parte russa lo sforzo offensivo principale è portato principalmente dal richiamato Gruppo Wagner e risparmia quindi le unità dell’esercito regolare.

Infine, perché in una guerra di logoramento protratta nel tempo è da notare che la Russia, che dispone di una popolazione quasi cinque volte maggiore a quella ucraina, dispone di una chiara superiorità demografica che può manifestarsi all’esaurirsi delle “scorte umane” disponibili per Kiev.

Situazione al 21 gennaio

Al momento (al 21 gennaio per la stesura materiale di questo articolo), su neanche una trentina di chilometri, partendo a nord dal villaggio di Krasnopolivka, passando per Bakhmut città, a sud fino al villaggio di Kuzemivka, l’esercito di Kiev allinea circa 25 brigate di ogni specialità (artiglieria, corazzate, meccanizzate, assalto aero, aviaotrasportate, da montagna, di difesa territoriale), oltre che reparti della Guardia Nazionale e mercenari e volontari occidentali. Praticamente oltre un quarto di tutta la propria forza di combattimento.

Da parte russa invece si trova schierato un gruppo di combattimento certamente nutrito, delle dimensioni di circa una divisione rafforzata, tra i 40 e i 60 mila uomini (e anche per lo più di alta qualità) ma che rappresentano pur sempre un numero contenuto rispetto al complesso di tutte le forze russe (soprattutto post mobilitazione).

In questa forza di combattimento ha poi un ruolo di primo piano il richiamato Gruppo Wagner che dovrebbe contare per circa due terzi delle forze russe nel settore, essendo stato rafforzato con reggimenti di paracadutisti trasferiti dopo il ritiro russo da Kherson di novembre ed entrati in azione nel corso di gennaio e nuove unità come una brigata di fanteria di marina di Murmansk. In precedenza, tra l’estate e l’autunno, se si esclude la presenza di reggimenti della Milizia di Lughansk, il contributo della Wagner nell’area era quasi esclusivo.

I musicisti della Wagner

Dei mercenari della Wagner è interessante osservare la parabola all’interno della guerra, poiché ricorda sempre più da vicino quella delle Waffen SS.

In comune con quest’ultime (al di là dell’impiego del Totenkopf come elemento distintivo e delle presumibili simpatie politiche di alcuni elementi della Wagner) vi è infatti, in primo luogo, il rapporto privilegiato con il potere politico di cui sono diretta espressione.

Le Waffen SS, a differenza della Whermacht, per tramite di Himmler godevano di un rapporto diretto con Hitler. Allo stesso modo la Wagner, a differenza dei reparti dell’esercito regolare russo, per il tramite di Prigozhin, gode di un rapporto diretto con Putin (per il quale probabilmente Progozhin funge da mero prestanome).

Inoltre, vi è la chiara ambizione della Wagner, come delle Waffen SS, di ritagliarsi il ruolo di “esercito di élite”, capace di risolvere le situazioni di crisi e di sobbarcarsi i compiti più duri sul campo, rivaleggiando con l’esercito regolare.

Proprio come le Waffen SS nelle prime fasi della Seconda Guerra Mondiale raccoglievano la costante avversione da parte dei generali tedeschi, salvo poi guadagnarsene la fiducia sul campo, così sembra che stia facendo la Wagner, non nascondendo le critiche ai comandi russi, salvo ottenere comunque gli armamenti migliori e un impiego operativo di primo piano, vista la capacità di ottenere risultati costi quel che costi.

Wagner recluta nei paesi ex sovietici

Infine, come nella fase di più accentuata “guerra totale” (proclamata da Goebbels a Berlino a seguito della disfatta di Stalingrado), le Waffen SS si avviarono verso un processo di internazionalizzazione, aprendo i propri ranghi non solo a tedeschi ma a volontari di tutta Europa (italiani, francesi, belgi, olandesi, scandinavi, bosniaci musulmani, baltici, cosacchi etc…) per ingrossare sempre di più i ranghi della propria forza combattente – assumendo sempre più l’aspetto di un vero e proprio esercito a sé stante piuttosto che quello di una forza d’élite.

Così sembra aver fatto la Wagner che ha aperto le attività di reclutamento in tutti i paesi ex sovietici (e non solo) e svolge collateralmente, un’intensa attività di reclutamento, con un vago stile da esercito napoleonico, nelle carceri russe e bielorusse.

Fonti britanniche speculano sul fatto che ormai la Wagner conterebbe circa 50.000 effettivi, con una propria dotazione di artiglieria, con una dotazione propria di carri armati (avrebbe ricevuto tra la fine dell’autunno e l’inizio inverno una parte considerevole dei T90M appena sfornati dalle industrie russe, il meglio al momento sul campo in termine di forza corazzata), oltre che una propria aviazione, con cacciabombardieri per il supporto al suolo.

Decisamente più ampio nella Wagner rispetto all’esercito regolare anche l’utilizzo di droni da ricognizione.

Tornando a Bakhmut

Si può considerare che l’inizio della battaglia di Bakhmut si sia avuto il 25 luglio quando gli uomini della Wagner, dopo intensi combattimenti si sono impadroniti della centrale termoelettrica di Vuhlehirska, situata sulla sponda nord del lago di Luhan, posto una decina di chilometri a sud-est di Bakhmut, da dove gli ucraini avevano già evacuato la cittadina di Svitlodarsk il 24 maggio, posta sulla sponda est e considerata tatticamente indifendibile, a seguito del precedente sfondamento della Wagner a Popasna.

Da lì la Wagner ha iniziato la sua lenta ma inesorabile avanzata verso Bakhmut.

I combattimenti nel corso di agosto si sono concentrati sulla sponda ovest del lago, per il possesso dalla cittadina di Novolughansk, tra fine luglio e inizio agosto, seguendo una direttrice principale di avanzata, direttamente da Popasna la Wagner era nei sobborghi est di Bakhmut, minacciandone i quartieri industriali orientali, seguendo la direttrice del viale Lumumba.

A nord della città, invece, facendo perno sulla cittadina mineraria di Soledar gli ucraini si tenevano coperto il fianco settentrionale, mentre a sud l’esercito ucraino teneva il terreno tra Bakhmut e Novolughansk, con diversi capisaldi difensivi nei villaggi fortificati di Kodema e Zaitseve.

Vista l’accanita resistenza ucraina per interdire l’entrata in città della Wagner direttamente da est, da agosto sono iniziati i movimenti russi sui due lati (con a nord la Wagner supportata dalla Milizia di Lughansk e a sud essenzialmente sola), con l’avvio della guerra di trincea già richiamata.

Solo il 7 ottobre, dopo due mesi di combattimenti e di avanzamenti ottenuti metro per metro – con una pazienza volta anche a minimizzare (per quanto possibile) le perdite, la Wagner prendeva controllo di Zaitseve, iniziando a minacciare anche Opytne, frazione urbana della periferia sud di Bakhmut.

La guerra casa per casa

Dal 10 ottobre inziavano i combattimenti casa per casa per Opytne, mettendo quindi pressione su Bakhmut anche da sud oltre che da est. Per circa 3 mesi Optyne è più volte cambiata di mano, con continui assalti e contrattacchi e feroci combattimenti per il possesso di qualche centinaia di metri.

Sul fianco nord, i russi cercavano di insidiare, da inizio settembre, le propaggini meridionali di Soledar, infrangendosi tuttavia contro la linea difensiva ucraina e ottenendo solo minimi avanzamenti. Restando da allora in una sostanziale situazione di stallo fino alla fine di dicembre.

Tra ottobre e dicembre, oltre i continui combattimenti nei sobborghi industriali ad est della città, la Wagner ha continuato ad avanzare a sud, scavalcando una trincea ucraina dopo l’altra, attraversando il fiume Bakhmutvka (che taglia in due la città e i campi a sud di questa) nell’area tra Zaitseve e Kurdyumivka, espandendo poi lentamente la testa di ponte verso ovest e respingendo i continui contrattacchi ucraini.

Tra il 10 e il 14 dicembre avanzamenti erano fatti nei sobborghi a sud-est della città, nell’area della discarica e a nord-est, dove la Wagner combatteva per impadronirsi della frazione di Pidghorne, con una posizione sopraelevata capace di offrirle vantaggiose posizioni di tiro sugli accessi settentrionali alla città.

Venivano anche svolti nuovi tentativi di ingresso diretto in città, con combattimenti urbani propriamente detti, sebbene le forze ucraine, con un notevole sforzo riuscivano a respingere i russi dall’area urbana nel corso della settimana successiva.

Una decisa accelerazione degli eventi si è avuta tuttavia il 27 dicembre, quando, dopo che i russi erano riusciti a impadronirsi del villaggio di Yakolivka sul fronte a nord-ovest di Soledar, avevano creato un punto di penetrazione nella linea ucraina.

Gli ucraini chiusi a Soledar

Le cinque brigate ucraine destinate a difendere Soledar, già logorate da mesi di combattimento, si trovavano in una situazione critica, con i russi in avanzamento da Yakolivka verso nord, con la loro usuale pressione da est e a sud con un punto di pressione a Pidghorne incuneato tra Bakhmut e Soledar.

La città, per quanto dotata di una fitta rete mineraria impiegata dagli ucraini per nascondervi uomini e mezzi, e per sfruttarne i tunnel e i molteplici ingressi per organizzare attacchi a sorpresa alle spalle dei russi era indifendibile, in assenza tuttavia di un ordine di ritiro da Kiev, le truppe ucraine sono rimaste sul posto fronteggiando perdite immani (si parla di 10.000-12.000 uomini persi a Soledar tra il 27 dicembre e il 12 gennaio).

La presa di Soledar

Il 10 gennaio Prigozhin annunciava il pieno controllo russo su Soledar, così facendo complicando la situazione dei difensori ucraini a Bakhmut visto che la città ha essenzialmente due sole strade di rifornimento, una aperta verso nord in direzione di Seversk (tagliata da Soledar) e una verso ovest verso Chasiv Yar (passando per la frazione di Ivanivske) e Kostantinivka.

Nelle due settimane seguenti i russi (con la Wagner qui rinforzata dai reggimenti di paracadutisti trasferiti da Kherson), ha continuato a mettere pressione sugli ucraini, prendendo la frazione di Sol, a nord di Soledar, avanzando verso Krasnopolivka per mettere pressione sul saliente ucraino di Seversk e sui villaggi di Blahoatne e Krasna Gora tra Soledar e Bakhmut.

Le conseguenze per il fronte sud-ovest

Con il crollo del settore settentrionale di Soledar, si sono intensificate anche le operazioni offensive russe a sud, dove, alla fine Opytne è caduta in mano ai combattenti della Wagner, continuando a mettere pressione quindi da sud (oltre che da est sulla direttrice Lumumba) ai difensori in città.

Muovendo poi verso ovest da sud-ovest, dopo una settimana di intesi combattimenti Prigohizin ha annunciato anche la presa del villaggio di Klischivka, ultimo villaggio fortificato tenuto dagli ucraini prima di Ivanivske, posto in un fondo valle, con trincee altamente fortificate poste sulle alture alle sue spalle. Ad Ivanivske, come ricordato, passa l’ultima strada per rifornire la guarnigione di Bakhmut (circa 4 brigate ucraine più mercenari occidentali tiene la zona urbana di Bakhmut, forza ormai prossima all’accerchiamento operativo), che corre il serio rischio di essere tagliata dai russi, se non fisicamente, quantomeno con un controllo di fuoco sulla strada.

Appena più a ovest di Klischivka il fianco russo è protetto dagli argini di un canale che si collega a Kurdyumivka con il fiume Bakhmutvka. I russi, tuttavia, non si sono limitati a sfruttarne le capacità difensive ma hanno anche già costituito delle teste di ponte verso ovest, minacciando il villaggio di Bila Gora, immediatamente antistante a Kostantinivka e più a sud di Druzhba, posta appena accanto all’agglomerato difensivo di Toretske, sulla linea di contatto che corre fino a Donetsk.

Un eventuale sfondamento russo su questi fronti potenzialmente potrebbe quindi implicare uno sblocco di quella linea di contatto, predisposta dal 2014 e contro cui la Milizia di Donetsk e le forze russe si sono inutilmente infrante fin dal 24 febbraio.

Zelensky non ordina la ritirata

Nonostante la situazione sempre più critica per Bakhmut, al momento nessun ordine di ritirata è arrivato da Kiev e ciò sembra rendere sempre più probabile che la sorte dei suoi difensori potrà essere simile a quella che già hanno subito i difensori di Soledar e ancor prima di Severodonetsk.

Anzi, al momento la tendenza dell’approccio di Kiev sembra essere quella di continuare ad alimentare questa limitata sezione del fronte con più uomini possibili, cercando di rallentare ad ogni costo gli avanzamenti russi senza accettare il concetto di una qualsiasi possibile ritirata strategica.

Le forze assorbite sembrano anche aver avuto un impatto negativo sugli altri fronti, dal momento che sono state assorbite risorse anche dal fronte di Svatove-Kremynna (l’unico su cui vi erano tentativi offensivi ucraini), e da quello di Zapohryza, su cui per mesi (almeno da settembre), si vociferava di una possibile offensiva ucraina volta a raggiungere il Mare d’Azov e isolare tutte le truppe russe presenti a Kherson, Zapohryza e la Crimea dal resto della Russia.

A supporto di tale ipotesi anche i numerosi bombardamenti con HIMARS delle linee della logistica russa e dei ponti nell’area di Melitopol.

Bakhmut è stata un’ecatombe

Il buco nero di Bakhmut sembra però aver inghiottito anche gli uomini e i mezzi necessari per questa offensiva, permettendo invece ai russi di compiere sulla linea di Zapohryza, tra il 20 e il 21 gennaio diversi avanzamenti (con una profondità di circa 7 chilometri), mettendo sotto pressione i centri difensivi di Orekhov e Gulaipoile, attorno ai quali si snoda la linea ucraina a Zapohryza, dal Dnieper verso l’oblast di Donetsk.

Nel complesso la battaglia di Bakhmut è ancora in corso ma per il momento l’attrito impresso da mesi di combattimento sembra aver consumato e concentrato qui gran parte delle risorse ucraine in generale, lasciando, in particolare, scarse speranza per le forze di Kiev che si trovano direttamente in città a un passo dall’accerchiamento.