L’era della lingua

E mentre Battiato canta e sogna l’era del cinghiale, noi viviamo in quella della lingua. Una lingua sciolta, libera, autonoma (persino dal cervello), apparentemente sovrana eppure obbediente alle viscere o, è il caso di quella del politico, al capo di Stato straniero.

Fu l’anima telegenica di Gianfranco Funari, genialoide senza stile, ma dall’intuizione potente, a introdurci in questa epoca sorprendente, dando voce e spazio, molti anni fa, ad una tendenza bislacca, oggi patologica: “l’opinionismo”.

Lui scoperchiò una cloaca … nessun altro l’ha più richiusa!

“Aboccaperta”, programma televisivo che per primo concede al popolo il palcoscenico facendogli credere che possibilità di aprir bocca e capacità di ragionare siano collegate, è la miccia che scatena la bomba. La prima vittima è il timpano dell’interlocutore che, al contrario della lingua di chi parla, non è depositario di alcun diritto.

Le altre tre vittime illustri sono la conoscenza dell’argomento, la logicità delle argomentazioni e la buona educazione nell’argomentare. Con loro si celebrano le esequie anche della figura dell’interlocutore che, se cittadino, è ridotto a un capo di bestiame che ascolta, ma non intende, se si tratta di un amico o di un conoscente, non è soggetto sul quale indirizzare la parola, ma oggetto su cui riversare lo sfogo. Parlare e sproloquiare diventano sinonimi e dalla bocca/cloaca fuoriescono rabbie, frustrazioni, sensi di inferiorità, imbecillità, ignoranza gretta o presunzione sconfinata che sterilizzano il dialogo in un monologo in cui l’altrui opinione non solo è inascoltata, ma elemento superfluo che, anzi, irrita ed infastidisce.

La verità oggettiva non la si nomina neppure più se non quando (quasi mai) coincide con l’opinione di chi parla. Il fenomeno è progressivamente peggiorato e si è istituzionalizzato: Greta compete col premio Nobel, la d’Urso col teologo mentre Luxuria rivede da par suo il catechismo della Chiesa di Roma. Di Maio parla con Lavrov!

L’incompetenza spudorata e ciarliera è conditio sine qua non per una fortunata carriera da conduttore, da opinion leader, da ministro, da sindaco, da assessore e da capo di governo.

Se tutti possono dir tutto ne consegue che tutti possono far tutto: Sartori diventa interlocutore politico, Maria Rosaria Rossi senatrice, Carfagna ministro. In due anni di pandemia le lingue ipercinetiche hanno conosciuto la paralisi e chi avrebbe dovuto parlare, medici, costituzionalisti e giudici, ha vigliaccamente taciuto.

Pitagora chiedeva ai suoi studenti cinque anni di silenzio, ma era per accedere ad eroica sapienza non a privilegiata vanagloria. Il maestro, però, era Pitagora, non Funari!