L’Europa paga la codardia dei suoi stessi leader

L'Europa paga la codardia dei suoi stessi leaderL’Europa paga la codardia dei suoi stessi leader – È il titolo dell’intervista rilasciata ieri al Deutschen Wirtschaftsnachrichten (Notizie economiche tedesche) da Oskar Lafontaine, già presidente del partito socialista tedesco e ministro delle finanze del governo Schröder.

Uscito dall’SPD fu tra i fondatori del partito, di estrazione progressista, DIE LINKE.

Ritiratosi dalla politica per motivi di salute, Lafontaine non si è però risparmiato nel commentare gli ultimi avvenimenti di politica internazionale legati alla guerra in Ucraina, e lo ha fatto con una analisi che la sinistra nostrana si guarda bene dal realizzare.

L’accusa agli USA

La sua prima considerazione è una grave accusa contro gli Stati Uniti, da lui ritenuti responsabili diretti o indiretti del sabotaggio ai gasdotti Nord-Stream – “una dichiarazione di guerra alla Germania (…) sono un assalto al nostro Paese, paralizzano la nostra economia e vanno contro i nostri interessi geostrategici, è stato un atto ostile contro la Repubblica Federale (…) dobbiamo liberarci dalla tutela americana”.

Le opinioni sulla politica tedesca

I suoi strali si dirigono poi verso la dirigenza politica tedesca: “è patetico e codardo che il governo federale voglia nascondere l’incidente sotto il tappeto”, e il cosiddetto Governo “semaforo” (composto da liberali, socialdemocratici e verdi) e il Cancelliere Scholz “in piedi come uno scolaretto accanto al presidente degli Stati Uniti Biden quando ha annunciato che Nord Stream 2 non avrebbe portato a nulla”.

Uno sguardo al passato

Ben altra statura riconosce Lafontaine alle passate cancellerie presiedute da Willy Brandt, Helmut Schmidt, Helmut Kohl e Gerhard Schröder, che avevano in mente gli interessi tedeschi e “non li gettavano a mare in un’obbedienza anticipata”.

Contro la talassocrazia atlantica

Nelle sue osservazioni geopolitiche risuona l’idea della “Heartland” come cuore del continente euroasiatico, nemico delle talassocrazie.

“Per più di 100 anni – osserva Lafontaine, ossia dalla fine della Prima guerra mondiale e a partire dai trattati imposti dall’amministrazione Wilson con conseguenze deleterie sugli assetti europei – è stato l’obiettivo dichiarato della politica degli Stati Uniti impedire a qualsiasi costo che le imprese e la tecnologia tedesche si fondessero con le materie prime russe. Abbiamo a che fare con una guerra per procura degli Stati Uniti contro la Russia che è stata preparata da molto tempo. È imperdonabile che l’SPD in particolare abbia tradito l’eredità di Willy Brandt e la sua politica di distensione e non abbia nemmeno seriamente insistito sul rispetto dell’accordo di Minsk”.

Un monito ai sovranisti nostrani

Che gli Stati Uniti, perlomeno le sue élite economico-finanziarie e le corrispondenti espressioni politiche, temano una saldatura fra l’Heartland e la penisola europea, cioè fra un territorio ricco di materie prime e un’area tecnologicamente forte, è cosa che dovrebbe essere considerata dalle dirigenze dei partiti “patriottici” o “sovranisti” oggi chiamati a governare il nostro paese, attenti come dovrebbero essere ai nostri interessi nazionali.

Ma così pare che non sia.

“Le sanzioni occidentali si stanno rivelando un boomerang, danneggiano gli stati occidentali più della Russia e porteranno alla deindustrializzazione, alla disoccupazione e alla povertà – osserva Lafontaine – I lavoratori in Europa stanno pagando il prezzo delle ambizioni di potere mondiale di una folle élite a Washington e della codardia dei leader europei”.

Si può forse dargli torto?