Marocchinate, intervista a Emiliano Ciotti

Marocchinate, intervista a Emiliano Ciotti

 

Marocchinate, intervista a Emiliano Ciotti – Dopo aver parlato di colonialismo italiano in una precedente intervista oggi parleremo di “Marocchinate” con Emiliano Ciotti, ricercatore indipendente, autore di libri tematici oltre che presidente dell’ANVM (Associazione Nazionale Vittime delle Marocchinate).

Emiliano quanto la tematica è sentita e conosciuta in Italia?

Poco e se oggi se ne parla è solo grazie a 30 anni di ricerca, impegno e divulgazione dell’ANVM.”

Perché fa paura il tema?

Per vari aspetti ma principalmente per questi tre: Storicamente e politicamente cadrebbe il fantasioso castello della “liberazione” intesa come passaggio da una situazione dittatoriale senza tutele e diritti che viene imputata al solito fascismo, ad una in cui la presunta democrazia arriverebbe per mezzo degli alleati.

La violenza degli alleati nell’Italia occupata non è minimamente paragonabile per brutalità alla presenza in Italia delle truppe naziste; il contingente alleato si è macchiato di una serie di barbarie che si chiamano “CRIMINI DI GUERRA” e che sono rimasti del tutto impuniti soltanto perché si trattava del contingente militare dei vari eserciti alleati; nel caso del mio argomento di ricerche del contingente coloniale francese.

Poi verrebbe anche a galla che non si trattasse di “liberazione”, ma di “OCCUPAZIONE”.

Se poi ci aggiungiamo anche il terzo aspetto, quello religioso, allora il quadro diventa completo e l’argomento troppo scottante per non essere censurato.

Il Contingente coloniale francese (CEF) era composto in gran parte da soldati mussulmani, ed i comandanti francesi sfruttando alcune “sūre” del Corano, concessero vergognosamente come bottino di guerra non solo denaro, oggetti di valore, alimenti ed animali di vario genere; ma purtroppo autorizzarono percosse, stupri ed omicidi di massa ai danni della popolazione civile (quindi non solo donne o ragazzine, ma anche bambini, disabili, anziani ed addirittura uomini di svariate e diverse età anagrafiche).

Parlare di Marocchinate oggi è importante?

Certo, anche perché gli argomenti trattati oggi sono attualissimi, basti pensare alla violenza sulle donne o alla pedofilia o comunque all’attualità della violenza dei cittadini stranieri ai danni della gente comune.

In futuro ci sarà un riconoscimento ufficiale?

Dal 1944 ad oggi in materia di stupro non è praticamente mai cambiato niente, e la politica del tempo così come quella di oggi non s’interessano davvero dell’argomento, specie se i responsabili sono stranieri.

Far luce sulle Marocchinate può aiutare sulle relazioni internazionali degli anni 20 del nostro secolo?

Sicuramente in primis ridarebbe dignità al popolo italiano mettendolo in condizione di rivendicare i crimini di guerra che ha subito, specie da parte francese.

Sicuramente metterebbe in condizione i francesi di non poterci elargire nè lezioni di vita nè lezioni di stile, davanti alla nostra storia sarebbero semplicemente costretti a scuse ufficiali poi tacere per la vergogna e l’infamia di come per loro si conducano le guerre.

Il tema è un tabù che nel tempo ancora resiste nonostante ormai tanta gente lo conosca.

Noi siamo stati sicuramente moralmente superiori oltre che diversi dagli eserciti dei presunti liberatori, non esistono infatti ad esempio cronache di piccoli comuni o grandi città austro-ungariche indifese prese letteralmente d’assalto dai nostri ascari liberi di razziare, stuprare ed uccidere.

Nulla di tutto questo nemmeno nella stessa Francia occupata dalle nostre truppe poco prima delle tragiche vicende del CEF nel centro sud.

C’è letteralmente bisogno di continuare a riscoprirci come popolo, e capire che un sistema che tenta di coprire cialtronate e mascalzonate varie non meriti di esistere e di rappresentarci, figuriamoci per stupri ed omicidi indiscriminati di donne, bambini, disabili ed anziani.

Abbiamo ancora tanta strada da fare nel solco tracciato dalle ricerche del Professor Casula anche per riappropriarci della dignità che meritiamo.

Gianluca Cocco

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