Mid Term USA: onda repubblicana sì ma non troppo

Mid Term USA: onda repubblicana sì ma non troppo.Mid Term USA: Onda repubblicana sì ma non troppo – Dallo spoglio dei voti delle elezioni USA di Mid Term appare che la vittoria repubblicana preannunciata da tutti i sondaggi sarebbe decisamente più contenuta rispetto alle attese.

I repubblicani denunciano le frodi

I risultati lasciano aperte le speculazioni in merito a nuovi casi di frode, sebbene non eclatanti e generalizzati come alle ultime presidenziali. In America, in molti Stati è possibile votare senza un documento di identità, è generalizzato l’early voting e il mail-in voting, con quindi decine di milioni di schede in circolazione per il paese per settimane senza particolari controlli di sicurezza, dulcis in fundo spessissimo i voti sono contati a mano come da noi, ma con tabulatori automatici (spesso macchine collegate alla rete e facilmente hackerabili). Tutte procedure francamente impensabili in un qualunque paese europeo. Trump nel giorno delle elezioni, ad urne ancora aperte, non ha mancato di sottolineare i casi sospetti di frode. Uno su tutti quelli di Maricopa County, in Arizona (già uno degli epicentri delle polemiche del 2020), con numerosi casi di video sui social di elettori repubblicani che denunciano pratiche irregolari ai seggi.

I seggi in bilico

Comunque, genuini o meno che siano, gli esiti principali sembrano delineare un Senato in sostanziale pareggio e la Camera dei Rappresentanti che dovrebbe andare ai repubblicani per uno strettissimo margine. Al Senato erano 5 i seggi in bilico: Arizona, Nevada, Wisconsin, Pennsylvania, Georgia. Di questi Pennsylvania e Arizona andrebbero ai democratici, i repubblicani hanno invece ristretti margini ma sono avanti in Nevada e Wisconsin. La Georgia, che per la legge locale ammette il ballottaggio e non l’elezione a maggioranza secca, dovrebbe avere un nuovo voto il prossimo 6 dicembre (al momento sarebbe un 49% per il candidato democratico e 48% per quello repubblicano).

Gli assetti al senato

Salvo ulteriori sorprese i repubblicani dovrebbero arrivare a 50 seggi su 100 al Senato (contro i sondaggi che davano una forchetta tra 52 e 54 seggi). La Georgia diviene così decisiva, riuscissero a vincerla i democratici avrebbero un Senato perfettamente 50-50, in cui quindi sarebbe decisivo il voto del presidente del Senato, figura negli USA espletata dal vicepresidente ovvero dalla democratica Harris.

Margine risicato alla Camera

Alla Camera dei Rappresentanti i sondaggi si aspettavano una maggioranza repubblicana in una forchetta tra i 20 e i 40 seggi. Tuttavia sembra che si vada a soli 220 seggi ai repubblicani e 215 ai democratici. I dati però sono da confermare, su 371 seggi già assegnati su 435 i repubblicani avrebbero un guadagno netto di 4 seggi (rispetto ai 213 di partenza, la maggioranza resta quindi offerta di conferma con gli ultimi spogli).

Nuovi volti repubblicani

Nelle corse per i governatori da segnalare la nettissima affermazione di Ron DeSantis, figura ormai di primo piano nell’area conservatrice, vicino a Trump, molto critica sulla gestione del covid e della “woke culture”, in Florida (DeSantis vince addirittura a Miami-Dade, contea urbana di Miami tradizionale roccaforte democratica). Nel caso in cui Trump non si candidasse, sarebbe sicuramente DeSantis in prima linea per la corsa alla Casa Bianca del 2024, anche se probabilmente sarà in attesa, come tutti, dell’annuncio che Trump farà il 15 novembre.

Trump si ricandida?

Donald Trump riterrà i risultati repubblicani sufficienti per sostenere una sua prossima ricandidatura alla Casa Bianca nel 2024? È quello che al momento si chiedono tutti. Di sicuro c’è da rimarcare che, se gli avanzamenti repubblicani sono di misura, all’interno del partito l’affermazione dei candidati trumpiani è nettissima. Trump nella notte elettorale ha già rivendicato che “dei 330 candidati con mio endorsement 324 hanno vinto”. Per quanto non debordante la presenza repubblicana al Congresso, si può comunque supporre che questa possa essere nettamente più compatta attorno alla figura di Trump e all’agenda che egli rappresenta.

Brutte notizie per l’Ucraina

Ovviamente, avendo il Congresso USA in mano le redini della borsa del bilancio federale, molti osservatori si attendono che in ogni caso ci possa essere una stretta alla spesa, per contenere l’inflazione interna (prima preoccupazione per gli elettori) e la spesa per aiuti militari e non all’Ucraina. La grande partita resta comunque all’orizzonte: Casa Bianca 2024