Visco 2023: Non possiamo aiutarvi – L’insediamento delle nuove camere e un quadro internazionale sempre più oscuro, hanno creato in questi giorni il clima favorevole per una ventata di quella stucchevole retorica partigiana, che in questo Paese trova sempre un pretesto per ritornare, sempre meno richiesta e ogni volta più patetica.
Così, per esempio, ci siamo sentiti ricordare dallo scranno più alto del Senato, peraltro da due presidenti diversi, che in questa drammatica congiuntura non dobbiamo dimenticare e difendere i valori della Resistenza, primo fra tutti, la libertà.
Prima di capire come si difende, bisognerebbe innanzitutto capire cosa sia, il che non affatto scontato, soprattutto se pensiamo a come sono iniziati gli anni ’20 di questo 21esimo secolo.
2023 Crescita zero
Leggendo le parole di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, si può serenamente affermare, che non sono le parole di un governatore di una banca centrale di un paese libero.
Commentando il fatto che il 2023 sarà un anno a crescita zero, il messaggio che il governatore lancia alle fasce più deboli e alle migliaia di aziende che forse riusciranno a malapena a sopravvivere all’inverno è uno e uno solo: “Non possiamo aiutarvi”.
Non possiamo aiutarvi perché il nostro debito pubblico (che non avete certo creato voi ma che voi dovete pagare) non ci consente di “avere una politica di bilancio ad altro spettro”, non possiamo certo avere una politica monetaria “fortissima e aggressiva” (leggasi “efficace”) anche perché non è sotto il nostro controllo, ma possiamo soltanto ripetere il “mantra del Fondo Monetario Internazionale”, ovvero che gli interventi devono essere “attenti e prudenti” (leggasi “totalmente inadeguati”).
L’utilità dell’Unione Europea
Anziché spiegarci un giorno sì e l’altro pure di come saremmo spacciati senza l’UE, sarebbe opportuno che qualche pezzo da 90, senza troppi giri di parole, ogni tanto ne ammettesse i limiti.
Qualcosa tipo: “Non possiamo aiutarvi perché non siamo liberi di farlo, i trattati con i quali abbiamo fondato e vi abbiamo legato all’UE non ce lo consentono”.
Sarebbero parole vere, che sarebbero ben accolte in un Paese libero, ma che nel nostro restano impronunciabili.
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