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LA GRANDE TRANSIZIONE III

Roberto Pecchioli di Roberto Pecchioli
13/03/2025
in Società
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La grande transizione3
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CAPITOLO II

Artificiale contro naturale, virtuale versus reale 

La sostituzione e la negazione della natura è più inquietante dell’avanzata dell’Intelligenza Artificiale ( Marcello Veneziani) 

§1 L’attacco ai fondamenti

Le varie transizioni antropologiche che stiamo sperimentando senza averle richieste, volute o approvate si trasformeranno probabilmente in cambi ontologici, ossia modifiche dell’essenza della natura umana e del suo posto nel mondo. In Occidente tutto questo è reso possibile dal trionfo del mito del progresso, dalla convinzione che ogni novità sia di per sé positiva. E’ il portato dell’illuminismo e della definizione di Immanuel Kant: l’uscita dell’uomo dalla stato di minorità e il raggiungimento dell’età adulta 1, il nuovo cammino, che un modesto poeta italiano, Terenzio Mamiani chiamò “le magnifiche sorti e progressive” in un verso giunto a noi perché citato sarcasticamente da Giacomo Leopardi nella sua poesia estrema, quasi reazionaria, La ginestra o il fiore del deserto. 

Nell’ultimo mezzo secolo, quella mentalità è diventata ideologia- il progressismo- basata su una strana concezione dell’uomo e dei popoli. Si reclama uguaglianza, progresso, rispetto, ma in astratto, giacché la persona in carne ed ossa, i popoli con i loro problemi e la loro quotidianità, fanno orrore a un pensiero nel quale l’uomo reale è sostituito dall’uomo immaginato, sublimato nella rivoluzione e nel cambiamento radicale. Qualunque cosa pensi chi vive e veste panni, è un soggetto- individuale e collettivo- da rieducare, ri-costruire in quanto imperfetto, prigioniero di pregiudizi, incapace di comprendere il mondo. “Le storie e la storia sono sostituite da un’idea di storia, sempre astratta e per questo perfetta. Il progresso vive spesso di moralismo normativo, che, quando è portato all’estremo, diventa censorio e normativo”. 2

Non ci troveremmo dinanzi a un tornante della storia e dell’intera vicenda dell’homo sapiens sapiens se un lungo lavorio, diventato marcia inesorabile nell’ultimo mezzo secolo, non avesse cambiato radicalmente il vissuto (erlebnis), la visione generale della vita di molti, in particolare della minoranza intellettuale di supporto ai ceti dominanti. Accettiamo l’inaccettabile, prendiamo per vere le narrative del potere ( che, proprio perché sono tali, sono il contrario della verità) e marciamo indifferenti- se non stolidamente entusiasti- al nuovo passo dell’oca del Dominio. Transizione, infine, significa passaggio, tappa. E il punto d’arrivo? Non contano più la partenza, la direzione, tanto meno il traguardo, solo il tragitto, che- lo assicura la mitologia del progresso- è una corsa in avanti, qualsiasi cosa significhi davvero l’avverbio.  

La supremazia dell’artificiale sul naturale ha assunto caratteri inquietanti. La natura è diventata il nemico da abbattere o oltrepassare. Tutto ciò che essa ha stabilito- derubricato a biologia, ovvero la scienza umana della natura- va modificato da parte dell’uomo-ri-creatore. Prometeo si libera dalle catene naturali senza conoscere quale sarà l’esito del suo folle volo. Così all’universo si sostituisce il metaverso, la realtà virtuale ( cioè irreale) da osservare e vivere connessi con speciali lenti tridimensionali . Un obiettivo di Mark Zuckerberg, il creatore di Facebook, ora Meta, protagonista, sulla sua rete sociale, della prima censura algoritmica e privatizzata della storia umana. Artificiosa è la medicalizzazione chimico farmaceutica dell’umanità, rimpinzata dall’infanzia di prodotti chimici, trasformata in sciame (Byung Chul Han) di sani immaginari. Pensiamo al paradigma della sorveglianza con mezzi tecnologici posseduti e controllati da una minoranza tesa all’onnipotenza. Alla omologazione planetaria perseguita non per amore d’uguaglianza, ma in quanto interesse dell’economia di scala globalista. Il personaggio che più di ogni altro incarna il passaggio storico delle transizioni dal naturale all’artificiale è Bill Gates. Il miliardario, un genio dell’informatica che ha fondato Microsoft rivoluzionando il mondo, attraverso la Fondazione che porta il suo nome e tutta una serie di iniziative economiche, è uno dei massimi sostenitori del vaccinismo di massa; soltanto in Italia la sua fondazione e le entità da essa create o finanziate hanno investito oltre cinque miliardi di euro in un decennio nella ricerca sanitaria e vaccinale, donazioni a Università, aziende, all’Istituto Superiore di Sanità. 3 

Gates finanzia iniziative orientate al cambiamento climatico, sino alla proposta di oscurare il sole con speciali tecnologie per contrastare il cambio climatico . Come George Soros e Larry Fink,  CEO di Black Rock, il più grande fondo finanziario del pianeta, sostiene anche l’agenda malthusiana per la diminuzione della popolazione umana, la transizione sessuale, le ideologie gender, LGBT, e l’immigrazione tesa alla sostituzione etnica. E’ il concorrente diretto di Elon Musk (Starlink contro Neuralink del tycoon transumanista di origine sudafricana) nel mondo delle nanotecnologie, dei microchip da inserire nel corpo umano, nel settore dell’automazione e della robotica. E’ inoltre il massimo banditore , finanziatore e patrono della transizione alimentare. Sue sono le aziende che lavorano alla carne artificiale. Una sorta di summa delle transizioni realizzate è il primo ristorante McDonald’s automatizzato aperto in Texas. È completamente controllato dalle macchine e non c’è bisogno di interagire con le persone presenti nella struttura. Guarda caso, la Fondazione Bill Gates ha acquistato 334.900 azioni McDonald’s per un valore di 97,08 milioni di dollari alla fine del 2024 . 4 In futuro avremo carne prodotta in laboratorio come menù base del McMondo? Mc Donald è uno dei simboli dell’omologazione mondialista: identici dovunque i locali, le uniformi degli addetti, i menù, i sapori, gli odori, le confezioni in cui il cibo viene servito. Andy Warhol, icona pop americana, disse una volta ( ironia pungente o follia?) : “ La cosa più bella a Tokyo è Mc Donald. La più bella cosa a Stoccolma è Mc Donald’s. La più bella cosa a Firenze è McDonald’s. A Pechino e a Mosca non c’è ancora niente di bello. “ 5 Agghiacciante omologazione e riduzione dell’umano alla forma merce unificata.   

§2 L’uomo startup

Un’altra transizione in corso è ideologico-comportamentale. Il liberismo globalista , separando ogni uomo dalle sue appartenenze- familiari, comunitarie, spirituali, professionali- disegna un atomo solitario impegnato nella competizione ( la divinizzata concorrenza!) con tutti gli altri atomi umani. E’ un’ideologia rivoluzionaria, sedicente emancipativa. Il suo idealtipo è l’imprenditore. Di se stesso. Pronto a una vita zingara, eternamente in transito con bagaglio leggero. Oggi qui domani là. L’uomo start-up 6,  un’impresa individuale costantemente in lotta con altri schiavi inconsapevoli per le briciole lasciate dal Signore, vive a nolo e alla giornata. Nessun progetto definitivo, scrasa propensione a formare una famiglia e mettere al mondo figli. Affitti brevi, come nella nuova moda turistico immobiliare. Ma anche noleggio degli abiti, dell’auto (rigorosamente elettrica, green) della vita intera. Non avrai nulla e sarai felice, gli hanno prescritto a Davos i dominanti. L’uomo start up ha un unico compito: correre a perdifiato per competere. La vita come transito. 

Ogni essere umano ha un imprenditore nell’anima, urlano i cantori del neoliberismo. Non è più la “mano invisibile” 7 del liberalismo classico, piuttosto un volontarismo e un costruttivismo imposto, spacciato per legge di natura, l’unica rimasta. Ingegneria sociale per plasmare adattare l’uomo startup agli schemi neoliberisti, il cui obiettivo è estendere in modo illimitato un modello di competitività al quale i soggetti devono adattarsi funzionando come imprese, cioè come unità di capitalizzazione privata. In questa situazione, il mercato non è più un fatto o un ambiente naturale, ma piuttosto uno spazio normativo che una politica economica e legislativa permette di far sorgere, mantenere, correggere ed estendere. l trans- uomo neoliberista è costretto a reinventarsi,  ottimizzarsi, adattarsi alle dinamiche del mercato, se vuole accedere al paradiso delle opportunità. La precarietà generalizzata assume un carattere liberatorio. Questo richiede una condizione preliminare: abolire tutti gli ostacoli che si frappongono a relazioni tra gli individui puramente strumentali, commerciali, compresi gli ambiti finora governati da valori etici, religiosi, nazionali o culturali, ridefiniti arcaismi. Non esistono più persone, nazioni, culture, religioni e sessi. Risorgono  tutt’al più come kit identitari per il consumo privato, realtà fluide e malleabili, come simulazione, vintage. La start up individuale in transito verso il nulla che pensa in modo globale e si identifica con i marchi dei prodotti ( il feticismo della merce scoperto da Marx reso progetto esistenziale) è l’attualizzazione dell’ Ultimo Uomo ( Letzemensch) descritto da Nietzsche nel proemio di Zarathustra. “Che cos’è l’amore? Che cos’è la creazione? Che cos’è il desiderio? Che cos’è la stella? — così domanda l’ultimo uomo e ammicca. La terra sarà allora diventata piccola, e su essa saltellerà l’ultimo uomo, che farà tutto piccolo. La sua razza è inestirpabile, come la pulce di terra; l’ultimo uomo è quello che ha la vita più lunga. Abbiamo inventato la felicità — dicono gli ultimi uomini e ammiccano. “ 8

Nonostante ogni contraria apparenza, il pensatore simbolo dell’uomo- trans liquido è Michel Foucault. 9 Ai suoi occhi l’idea di limite è fondamentalmente insensata, poiché contraddice la facoltà di immergersi senza rete nell’ inesauribile molteplicità delle esperienze. Da qui il suo interesse per l’anormale, il suo costante impegno per rimuovere i pazzi, i prigionieri e gli omosessuali da ogni forma di clausura e di categorizzazione univoca.  Il Soggetto: questo è il nemico, in quanto è attorno all’idea di Soggetto che la tradizione occidentale ha sviluppato il concetto di identità. Quell’identità che àncora saldamente la persona a un insieme di determinazioni collettive (nazione, razza, sesso, religione, famiglia, classe) . L’intero sforzo di Foucault – della Teoria francese 10 e dei cosiddetti studi postmoderni – è stato decostruire queste identità per sostituirle con surrogati fluttuanti, mutevoli, transitori, indeterminati. Foucault è il filosofo dei tempi liquidi, non Zygmunt Bauman,11 impietoso fotografo dell’esistente . All’umanità liquida, in transito tra nonluoghi e non cose, si attaglia un disgustoso brano di propaganda celata nel testo di un manuale di lingua inglese per le scuole superiori in uso in Italia. “Ci sposeremo e avremo figli nel 2050? Certo, ma vivremo molto più a lungo e potremmo non voler stare con la stessa persona per tutta la vita. Quindi, ci saranno contratti di matrimonio brevi. Alla fine del contratto, puoi rinnovare o meno, il che è un po’ triste. Dove vivremo? Be’, sarà molto costoso affittare un appartamento o comprare una casa, quindi molti di noi non lasceranno casa e tre o quattro generazioni potrebbero vivere insieme. Le persone che se ne andranno di casa probabilmente vivranno in ostelli o in micro-case più economiche. -Andremo ancora a scuola o all’università? Sì, lo faremo, ma solo per imparare le abilità di vita. Studieremo materie a casa con un tutor online e un robot cucinerà il nostro pranzo. Il 65% di noi troverà un lavoro che non esiste ancora e lavoreremo fino a 80 o 90 anni.” (fonte: https://t.me/stop5GLASPEZIA)

Fantastiche prospettive. Vale la pena rammentare le transizioni prescritte dalle organizzazioni del Dominio. L’Agenda 2030 , il pacchetto obbligatorio all inclusive offerto dal WEF (Forum Economico Mondiale), diventato programma dell’ONU per l’umanità unificata è una trasformazione/transizione globale basata su tecnologie come intelligenza artificiale, digitalizzazione, blockchain, biotecnologie e sorveglianza. Ecco i punti principali:  Intelligenza artificiale, destituzione dell’uomo con l’ uso di supercomputer e analisi predittiva. Digitalizzazione e blockchain: il sistema blockchain 12 autentica l’ identità digitale e registra transazioni, dati medici, biometrici e qualsiasi altro elemento. La  vita denudata, a disposizione del potere. Sorveglianza, cioè tecnologie per monitorare il corpo umano, attraverso impianti e raccolta dati. Altre tecnologie e uso della comunicazione a velocità 5G: Internet delle cose (IOT), 13 automobili senza guidatore, neuro tecnologie, militarizzazione dello spazio per mezzo di satelliti . Biotecnologia e medicalizzazione totale dell’esistenza. Generalizzazione della smart dust, (polvere intelligente) costituita da microscopici sistemi elettromeccanici (MEMS) messi in comunicazione mediante un sistema senza fili, capaci di rilevare ogni genere di dati (suoni, umidità, accelerazione, stress, pressione eccetera attraverso sensori; conservare quei dati in memoria; trasmetterli ad altre Smart Dust . Smart Cities: città dotate di sensori e apparati di I.A. per la sorveglianza, in cui veicoli e droni autonomi saranno la norma. Automazione totale, con la sostituzione progressiva dell’uomo in un numero potenzialmente illimitato di attività, funzioni, lavori.  Economia delle piattaforme, con ulteriore concentrazione verso l’alto, in pochissime mani, delle risorse, dei mezzi di produzione. Proletarizzazione/schiavizzazione della stragrande maggioranza dell’umanità. 

Disse Albert Einstein : temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità. Il mondo sarà allora popolato da una generazione di idioti. 14 Transito alla regressione zoologica. La nostra civiltà, osserva Ettore Gotti Tedeschi, banchiere umanista e cattolico, “ ha sostituito il reale con utopie, definendole fondate su sapere scientifico. Si è ispirata al pensiero utopistico –scientista di Ruggero Bacone, che lasciava intendere che è il progresso scientifico, gestito da pochi uomini padroni del mondo a modellare la realtà umana.” 15

§3 La gabbia d’ acciaio dell’ Homo digitalis.

Gran parte di noi evita di riflettere sulla realtà, tanto più in un tempo in cui l’accelerazione dei cambiamenti rende tutto così difficile da comprendere. Ci lasciamo vivere sino ad essere del tutto determinati dalla megamacchina, dietro la quale dimentichiamo che ci sono altri uomini, i nostri carcerieri. Non crediamo di esagerare. Citiamo un processo in corso a tappe forzate il cui cammino è ancora più rapido in quelle parti del mondo in cui sono più forti povertà, tradizioni ancestrali, divisioni interne. L’esperimento , la transizione inizia sempre in corpore vili, tra coloro a cui è più difficile difendersi. In India – lo Stato più popoloso del mondo, destinato a un ruolo crescente nei decenni a venire- è stato elaborato e reso operativo un sistema di identificazione digitale unificato che traccia le attività finanziarie, i rapporti istituzionali e i passaporti vaccinali dei residenti. Si chiama DPI ( Digital Public Infrastructure) 16 e viene proposto come esempio da seguire in tutto il mondo. Il magazzino digitale (digilocker) custodisce in un solo “armadietto”  tutti i sistemi di pagamento, le credenziali individuali, tutti i dati estratti e processati, condivisi e scambiati immediatamente con i soggetti collegati. La gabbia digitale.

Grazie a DigiLocker, sono già stati verificati digitalmente oltre cinque miliardi di documenti relativi a centocinquanta milioni di persone: carte d’identità elettroniche, registri scolastici, certificati di vaccinazione, questi ultimi definiti “estremamente importanti”.Collegare la propria identità digitale alle autorità fiscali “ha consentito al governo di monitorare meglio le attività finanziarie dei singoli individui”, ammettono i creatori del Digi Locker. Dunque il governo , i titolari della tecnologia e coloro che hanno la possibilità di accedervi, sanno tutto sulle nostre abitudini, propensioni, preferenze, idiosincrasie. In India – come in Europa con l’euro- è in arrivo la rupia digitale, che permetterà di tassare i cittadini prelevando denaro direttamente dal portafoglio digitale. Con l’intelligenza artificiale “generativa” anche un analfabeta può interloquire con un’ “interfaccia conversazionale”, dichiara trionfante il  patron del progetto Srikanth Nadhumani indiani. 17 Di conseguenza, non serve più combattere l’ignoranza, che va anzi estesa. Basterà dotare a caro prezzo anche gli illetterati di un chatbot di Intelligenza Artificiale. Potranno così interagire con le banche, conclude. Perfetta realizzazione del piano esposto dal WEF , l’era intelligente degli uomini stupidi. La regina consorte Maxima dei Paesi Bassi, intervenendo al World Economic Forum del 2024, è stata chiarissima: “l’identificazione digitale è necessaria non solo per i servizi finanziari, ma anche per determinare chi è stato vaccinato, per l’iscrizione a scuola e per i benefici governativi”. 18 

Diversi anni fa, un esponente della dinastia industriale e finanziaria Rockefeller dichiarò che non servono uomini che pensano, ma generazioni che lavorano. Idee del passato: gran parte dell’umanità non “serve “ più a lorsignori. Diventati inutili, l’obiettivo è la rottamazione umana. Le piattaforme basate sull’intelligenza artificiale stanno già iniziando a mediare gran parte delle nostre comunicazioni attraverso algoritmi sulle reti sociali che decidono per noi a quali contenuti accedere, a quali valori aderire, tramite gli “assistenti” virtuali che gestiscono le nostre vite, gusti, interazioni sociali. I tecnocrati impongono che tutti debbano avere una carta d’identità digitale, uno smartphone e un conto bancario, i tre pilastri del controllo, occhi ed orecchie del Grande Fratello. Impressiona la capacità di persuasione del nuovo potere, almeno in Occidente. Spersonalizza, fa credere menzogne a cui nessuna generazione precedente avrebbe prestato fede, fa accettare, anzi invocare le transizioni antiumane come se fossero decisioni autonome. Individualismo gregario. Cadiamo nella distorsione cognitiva per cui soggetti poco o nulla competenti ( spesso “esperti” in un ambito piccolissimo del sapere) tendono a sovrastimare la propria preparazione.  Si chiama- ed è un alleato formidabile del potere- dell’effetto Dunning-Kruger, dal nome dei suoi enunciatori. Crediamo sinceramente di essere colti, intelligenti, riflessivi, capaci di pensiero autonomo, ma ci comportiamo esattamente come vuole il potere. Qualcuno disse che le pecore vivono nella costante paura del lupo, ma è il pastore che le conduce al mattatoio. Si ha purtroppo certezza statistica del calo dell’ intelligenza da oltre vent’anni, mentre l’affidamento agli apparati artificiali modifica strutturalmente il cervello, determinando la perdita progressiva di capacità naturali. Si va perdendo- incompreso come una lingua morta- il ragionamento complesso o metafisico. Triste transizione verso il cretino universale fiero della propria ignoranza.   

Il presente è un vorticoso, tumultuoso transito dall’umano al postumano. Resta insuperata la metafora della gabbia d’acciaio introdotta da Max Weber 19 all’alba del XX secolo. Il legame tra razionalizzazione tecnocratica, etica utilitaristica,  conformismo sociale e culturale, mistica del progresso che fa considerare benefico in nome della novità ogni sproposito, menzogna o cambiamento, dilaga nella crescente strumentalizzazione del fenomeno dell’intelligenza artificiale, nell’ascesa del politicamente corretto e nella trasformazione delle democrazie occidentali in regimi con inquietanti tratti di neo-totalitarismo. La narrativa sostituisce la verità: non si spiega altrimenti la sciocca credulità con cui accogliamo le transizioni che ci impongono nell’intimità personale e nelle pulsioni sessuali, nell’accoglienza dell’intrusione tecnocratica fattasi biocrazia- potere sulla vita- nella superstizione climatica e nell’alimentazione. L’ Intelligenza Artificiale è il lato razionale della gabbia d’acciaio, l’apogeo della razionalizzazione teorizzata dal pensatore tedesco. Essenzialmente è una tecnologia che offre efficienza e ottimizzazione, al prezzo di una alienazione e spersonalizzazione che raggiunge l’intera sfera umana. L’individuo è invitato, indotto ad affidarsi in tutto alla macchina, rinunciando al libero arbitrio, al giudizio personale, allo stesso pensiero. Lo ha detto la scienza ! è il ritornello,  una nuova divinità dentro un apparato, o nella chatbox  20 di I.A. acquistata online. Le decisioni automatizzate, basate su algoritmi, riducono la capacità umana – e innanzitutto la volontà- di influenzare i processi sociali. Il senso comune diventa la narrativa dei dominanti espressa per mezzo della falsissima neutralità della macchina. L’utilizzo degli  algoritmi rafforza una struttura tecno burocratica che si autoalimenta, producendo l’invisibile gabbia digitale, che svuota di significato ogni valore umano in una logica strumentale, utilitaria, spingendo verso un controllo delle società e degli individui sempre più marcato, invasivo, disumanizzante. Capitalismo fattosi impero, che è insieme del desiderio ( Michel Clouscard), della sorveglianza ( Shoshana Zuboff) e della trasformazione antropologica. Transizione all’adattamento, chiamata virtuosamente resilienza. L’accesso alle tecnologie più avanzate è riservato a pochi attori globali, mentre le persone comuni diventano fungibili ingranaggi di un dispositivo che non riescono a comprendere. La promessa di libertà, chiave del discorso neoliberista, si trasforma in schiavitù algoritmica. 

La correttezza politica, ossia il transito da un linguaggio ( dunque da un pensiero) che osserva, analizza e giudica la realtà a una serie di cautele e passaggi interiori che impongono una lingua finta, neutralizzata, imposta dall’alto, alla quale viene posto il marchio del progresso di civiltà, è un sintomo concreto dell’affermazione di uno Stato etico occidentale. Attraverso il rigido controllo del linguaggio e delle opinioni, conforma la società a un insieme di valori spacciati per universali, che riflettono invece l’ideologia delle classi dominanti e giustificano le transizioni che guidano. Questo fenomeno, lungi dall’essere una forma di emancipazione, è  un insidioso strumento di omologazione culturale. L’imposizione del politicamente corretto non solo limita la libertà di espressione, ma tradisce un’eterogenesi dei fini delle democrazie liberali, nate per proteggere il pluralismo e la diversità, che finiscono per adottare pratiche totalizzanti tese a eliminare il dissenso. Si realizza una forma inedita di totalitarismo morbido, in cui il consenso si costruisce attraverso la pressione sociale e l’isolamento dei devianti, forme sofisticate di gogna mediatica, l’attribuzione ai dissidenti di relazioni e comportamenti presentati come imbarazzanti, socialmente riprovevoli, malvagi, suscettibili di essere sanzionati per legge. L’eterogenesi dei fini – il principio per cui azioni progettate e intraprese per uno scopo specifico portano a risultati impensabilmente opposti – è evidente nella pratica del potere contemporaneo. Le democrazie, come le conosciamo dalle rivoluzioni americana e francese, nate ( anche) per tutelare l’individuo dall’arbitrio,  si sono trasformate nel giro di pochi decenni in sistemi di controllo sulla vita dei cittadini. Meccanismi di sorveglianza, censura ( implicita e non), manipolazione dell’informazione, comportamenti obbligati, ricatti,  indiscutibilità pratica delle idee, della volontà, delle azioni dei dominanti sino allo stravolgimento della condizione umana. La strumentalizzazione dell’intelligenza artificiale, il politicamente corretto e la dinamica dell’eterogeneisi dei fini: il green a copertura di un’immensa riconversione produttiva, i nuovi “diritti” sessuali introdotti per rendere sterile la società anche in senso biologico, la tecnologia in sostituzione della natura e dell’agire umano, l’attacco all’agricoltura, all’allevamento, al cibo naturale , sono i sintomi della traiettoria di un sistema autoreferenziale. Solo riformulando i rapporti tra tecnologia, etica e politica in nome della realtà sarà forse possibile fermare la logica impersonale della gabbia d’acciaio per restituire centralità alla dignità umana. Il sistema marcia diviso per colpire unito: tanto il globalismo progressista di Soros e Gates quanto l’anarcoliberismo conservatore di Musk e Trump sono articolazioni interne di una visione del mondo basata su tre linee-guida: estinzione della sovranità popolare in favore d’una forma-stato gestita dalla cupola aziendal- globalista alla cui volontà tutti devono subordinarsi; assoggettamento della società alle esigenze del mercato; sottomissione degli esseri umani al comando della tecnologia. E’ illuminante una frase del romanzo Il montaggio dello scrittore franco-russo Vladimir Volkoff: “non lo dimentichi, Alexandr, a differenza delle rivoluzioni del tempo passato, le rivoluzioni moderne si fanno contro la maggioranza e non contro una minoranza. “ 21. 

§4 Nonluoghi, non persone, non cose. 

Metropolitane, aeroporti, fast food, centri commerciali, svincoli autostradali, grandi stazioni ferroviarie, sono ambienti che mancano di identità, di storia, rendendo impossibili relazioni umane significative: spazi che non hanno una propria essenza e non generano legame sociale. Sono territori di transito pensati per un’umanità transumante. La loro definizione è nonluoghi, introdotta dall’antropologo francese Marc Augé 22, analista dello spazio nella modernità globalizzante- da lui definita surmodernità- in cui un’umanità vagante trascorre una quantità crescente di tempo. Sono ambienti funzionali alla circolazione frettolosa, dove il movimento è verso qualcos’altro, spesso un altro nonluogo. Spazi anonimi attraverso i quali gli individui si muovono interpretando ruoli impersonali: passeggeri, clienti, turisti, consumatori. I nonluoghi, universali e senz’anima, generalmente brutti, replicati in modo simile o identico in diverse parti del mondo, generano una relazione meramente strumentale. Le persone li utilizzano per uno scopo momentaneo (viaggiare, fare la spesa, attendere), senza alcun senso di appartenenza. In questi spazi, anche se affollati, ciascuno permane isolato nella propria attività- il semplice transito –  senza generare comunità o relazione. Inducono senso di solitudine, un isolamento co-occupato e aggressivamente custodito. Abituano al brutto e all’uniforme. E’ ammesso solo il funzionale, immediatamente riconoscibile: ciò che serve. A entrare in autostrada, a raggiungere il cancello d’imbarco del volo, a ingurgitare in fretta cibo senza qualità e senza condivisione con altri umani. Nessuno sa immaginare la differenza tra un aeroporto americano, europeo o asiatico. Supermercati e fast foodriproducono la stessa struttura di corridoi e scaffali, addirittura i medesimi colori, con i camminamenti predisposti verso i luoghi di uscita e pagamento in cui predominano l’automatico e il fai da te. Spesso, nemmeno un cassiere per scambiare frasi standardizzate. I nonluoghi abituano a diventare non-persone, il grande traguardo a cui il Dominio ci avvia su binari di ferro. I nonluoghi si moltiplicano a ritmi vertiginosi, colonizzando luoghi e ambiti antichi, sino a occupare intere città. Strade e piazze non sono più punti di incontro, cammino e conversazione, ma semplici figure geometriche in cui muoversi il più velocemente possibile verso la destinazione, normalmente insignificante quanto il transito. 

Le persone restano isolate, non si riconoscono, vivono nel reciproco fastidio e sospetto, diventato timore ostile dopo l’esperimento pandemico. Moltissimi sono separati anche da caschi, cuffie, auricolari, mentre l’immagine più comune è l’individuo curvo, assorto sullo schermo dello smartphone. Si chiudono i vecchi spazi della naturale socialità umana, che da Aristotele in poi ritenevamo la caratteristica fondamentale della specie. I nonluoghi si espandono fino a diventare non-città e queste trasformano chi le abita in non-persone in transito. Sciame umano immerso in un presente continuo, individui anonimi che si muovono come insetti.  Le caratteristiche dei non-luoghi sono l’anonimato, la ricerca di interessi esclusivamente individuali in un ambiente iper-regolato, in cui la convivenza spazio-temporale è casuale coincidenza in assenza di interesse per gli altri. Nel  consumo compulsivo di esperienze, Internet e Ikea hanno trasformato le nostre case in nonluoghi e noi stessi in non-persone. E’ vitale avere la nostra stanza e il dispositivo mobile collegati in rete per evitare la catastrofe di dover trascorrere del tempo in compagnia, nel dialogo, nell’armonia o nel conflitto. Diventa indispensabile riempire gli individui di esperienze che soddisfino i desideri ( capricci?) anche nelle residue relazioni familiari, per evitare la creazione di momenti e luoghi di forte identità, senso, significato. Spazi che nel mondo di ieri erano legati alle persone con cui li condividevamo . Il mondo cessa di essere un luogo di appartenenza per trasformarsi ( cambiare forma ed essenza, il verbo preferito della Grande Transizione) in location funzionale di un’anonima esperienza umana che una volta si chiamava biografia. 

Oggi il modello preferito è il cliente che pretende, convinto di avere diritto a tutto nel lavoro, nella morale, nella sessualità, nel consumo. Esseri che si negano aggressivamente alla condizione di anime in cerca di senso, di bene, di verità e di bellezza, di riconoscimento nel volto degli altri, vagano tra  nonluoghi nelle non-città della non-civiltà, dove sono a loro agio coloro che accettano di trasformarsi in non-persone. I nonluoghi producono non-cose. Un’altra stazione della Grande Transizione. Le cose reali  scompaiono senza che ce ne accorgiamo. Il dominio del virtuale, dei dati e delle informazioni si spaccia per libertà. Le non-persone vivono nell’ordine digitale che de- realizza  il mondo informatizzandolo. Non abitiamo più la terra né contempliamo il cielo, ci bastano Google Earth 23 e il cloud.24 L’esistenza si trasforma in infosfera, il contenitore dei dati. Guidata dagli algoritmi, la non-persona perde volontà, autonomia, potere di agire. Assistiamo impotenti alla smaterializzazione della realtà. Scrive Buyng Chul Han ne Le non cose: “il dito è l’organo della scelta. L’uomo senza mani del futuro ricorre solo alle dita. Sceglie invece di agire. Schiaccia dei tasti per soddisfare i propri bisogni. Non vuole nemmeno possedere nulla, solo esperire e divertirsi”. 25 E’ questo un sorprendente elemento caratteristico della non-persona in costruzione. Non vogliamo più avere qualcosa di nostro da custodire, amare, trasmettere. Lo spiega con chiarezza lo slogan di Klaus Schwab, dominus del Forum di Davos : non possiederai nulla e sarai felice. Perfino i ricordi perdono valore. Bisogna correre, vietato indugiare. In fondo, è la logica del transito. Le cose, come le persone, sono legami. Banditi perché diminuiscono la possibilità di fare esperienze, slegate da ogni giudizio di merito o di valore morale. 

Perde importanza il concetto di proprietà, sostituito dall’accesso, cioè la capacità di vivere esperienze. Le generazioni future percepiranno in forme diverse dalle nostre la stessa natura umana. Il possesso genera una certa intimità, una relazione con le cose impensabile laddove il reale è soppiantato dal virtuale e il naturale perde la sfida con l’artificiale. La storia degli oggetti che ci circondano e sentiamo nostri conferisce loro un’ anima, travolta dal flusso continuo del virtuale. Ma solo ciò che è “discreto” , ovvero costituito da elementi isolati, localizzati , può starci a cuore. Il possesso toglie alle cose il loro carattere di merce; il collezionista interessato alla storia degli oggetti  che raccoglie è l’opposto del consumatore. Persona contro non persona, cose versus non cose. Perfino i libri non sfuggono al medesimo destino. Il libro elettronico ( e-book) non è un oggetto. Non lo si possiede, vi si accede. Manca il rapporto personale con la  “mia” copia, su cui agisce la mano che sfoglia e personalizza, creando una relazione. Nonluoghi e non-cose sono caratterizzate dall’assenza di legami. Ma l’uomo in transizione, il viaggiatore senza bagaglio privo di una meta precisa, è una persona? La sua comunità d’elezione è la community virtuale delle piattaforme digitali. Revocabile, fluttuante, virtuale, scandita dal linguaggio binario dell’informatica:  mi piace, non mi piace. 

Vivere tra non-cose priva del senso del tatto. Vince l’immagine, è la vista il senso decisivo. Nella comunicazione digitale l’Altro è sempre meno presente. L’oggetto culto della non-persona che abita nonluoghi è lo smartphone. E’ già riuscito a trasformare tutto in immagini; il passo successivo consisterà nel ri-creare il mondo partendo dalle immagini. Derealizza rendendo superflue molte cose, ridotte a informazioni. L’orologio da polso o da taschino, la sveglia, la pendola, non scandiscono solo il tempo, sono ornamenti, cose reali, oggetti personali. L’icona dell’ora esatta sullo smartphone è una non-cosa virtuale che fornisce un’informazione.  Lo smartphone non deve essere bello: basta che funzioni, liscio e lineare, scabro, uguale a ogni altro, facile da usare con il sistema touchscreen. Ed è smart, furbo, poiché svolge una quantità infinita di funzioni in tempo reale. Il surrogato in miniatura del mondo, la moderna cornucopia, la non-cosa per eccellenza, simbolo di un potere benevolo che mette tutto a disposizione secondo piano tariffario. Sono cambiati anche i messaggi che inviamo attraverso il magico apparato: perdiamo la voce, ci limitiamo a digitare parole elementari sulle piattaforme dedicate, pronte a suggerirci i termini, le domande e le risposte. Se un apparato pensa al mio posto, sceglie le parole per me, divento una non-persona. La messaggeria Snapchat cancella immediatamente i contenuti: coglie l’attimo dell’accesso e ne fa subito tabula rasa. Transito nel nulla. L’era delle non-persone che si aggirano veloci tra nonluoghi rende estranei alle cose. La Grande Transizione resetta, riconfigura, omogeneizza, prende il sopravvento sulla realtà, sui fatti, sulla natura. Siamo sicuri di andare “avanti”? 

Fine

Roberto Pecchioli

NOTE AL CAPITOLO II

1 I. Kant Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo? Op. cit. 

  2.Stefano Davide Bettera, Secondo natura. Critica dell’ideologia liberal progressista. Solferino, 2025. Pag. 15.

3. Fonte: quotidiano La Verità, 22 febbraio 2025, pagina 11.

4https://www.facebook.com/login/?next=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Fstory.php%3Fstory_fbid%3D1234287031905558%26id%3D100059728183979%26post_id%3D100059728183979_1234287031905558

5.https://le-citazioni.it/frasi/313880-andy-warhol-la-cosa-piu-bella-di-tokyo-e-mcdonalds-la-cosa-p/

6. Start Up ( inglese, fase iniziale). E’ detto di un’azienda di piccole dimensioni che avvia lì attività nel settore informatico o nella new economy .

7.Mano invisibile è un’ espressione di Adam Smith ne La ricchezza delle nazioni (1776). Indica la capacità del mercato di trovare quasi magicamente la migliore allocazione delle risorse.

8.F.Nietzsche , Così parlò Zarathustra. Adelphi, 1986. Op.cit. 

9.Michel Foucault (1926-1984) filosofo e sociologo francese strutturalista, tra i più influenti della seconda metà del Novecento. Sorvegliare e punire (1975). L’archeologia del sapere (1969) .

10. Teoria Francese ( French Theory)  si riferisce a un corpo di teorie filosofiche, letterarie e sociali postmoderne, nato negli anni Sessanta del XX secolo in Francia e transitata negli Usa, dove ha contribuito all'emergere degli studi culturali di genere, razziali e postcoloniali. La French Theory ha avuto una forte influenza anche nel mondo delle arti e dell’attivismo radicale.
 
11.Zygmunt Bauman ( 1925-2017) sociologo polacco naturalizzato britannico. Ha coniato la fortunata espressione modernità “liquida”, per descrivere un tempo in cui sfumano valori, credenze , principi forti.
 
12. Blockchain ( ing. catena di blocchi) è una tecnologia che permette la condivisione di informazioni all’interno di una rete archiviando i dati in blocchi indipendenti collegati tra loro in una catena 
 
13.Internet delle Cose (IOT) è un’espressione utilizzata nel mondo dell'  informatica , che si riferisce  all'estensione di Internet al mondo degli oggetti, che acquisiscono un’ identità digitale in modo da poter comunicare in rete con altri oggetti .

14. https://t.me/lanuovanormalita, citato da Sa Defenza Blog

15.E.Gotti Tedeschi, quotidiano La verità, 25 febbraio 2015, pag. 8. 

16.https://www.medias-presse.info/le-systeme-didentification-numerique-de-linde-permettra-de-suivre-les-activites-financieres-et-le-passeport-vaccinal-de-ses-habitants/201038/)

17.Idem

18.https://www.renovatio21.com/la-regina-dolanda-a-davos-chiede-id-digitali-biometriche-e-tracciamento-vaccinale-per-tutti/

19.Max Weber ( 1854-1920) sociologo tedesco. L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1905). Economia e società ( postumo, 1922). 

Tags: ArtificialeNaturaleOccidentesocietàstartuptransizione
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