Nordio, che succede?
Dal governo che cerca di tenere il piede non in due scarpe, ma in un’intera scarpiera, per non offendere questa o quella categoria, per non sembrare troppo legato a un certo passato ma facendo finta di strizzare l’occhio, ecco che arriva una voce un po’ troppo fuori dal coro.
È il caso del ministro Nordio che sostiene che certe etnie non hanno la nostra sensibilità verso le donne. Apriti cielo, ecco che viene evocato il manifesto della razza, i tempi bui, l’odio.
Ma cosa avrebbe detto il ministro di sbagliato? È vero che certe culture (più che etnie, forse è questo l’unico errore di carattere puramente lessicale, ma il senso è chiaro) non rispettano le donne come noi occidentali, oppure hanno una diversa concezione del rispetto.
Ovviamente anche noi “evoluti” abbiamo i nostri limiti, paradossalmente imposti dal neofemminismo che vuole la donna snaturata dal suo sacro ruolo, divenuta oggetto di mercificazione o bandiera progressista da strumentalizzare. Al netto di ciò, in molte culture, che ci ostiniamo a importare, la donna vive una condizione di sottomissione reale e formale, che è accentuata maggiormente dove il fanatismo religioso la fa da padrone, casualmente nei Paesi che vanno a genio proprio a noi occidentali.
È un dato di fatto, Nordio non ha detto nulla di sbagliato, negarlo significa ancora una volta non avere il contatto con la realtà ma essere accecati dal furore ideologico progressista, che nasconde sotto il tappeto tutte le sue contraddizioni e le sue incoerenze, andando a tirare fuori dall’armadio gli anni 40 del 900 per giustificarsi.
Inutile voler integrare le culture diverse vedendone solo i pregi (quali?) senza fare i conti anche col rovescio della medaglia, ci sarà sempre conflitto a meno che le diverse realtà che popolano il mondo non vivano entro confini ben definiti, cosa che comunque non preclude il rispetto e la conoscenza reciproci, nonché possibili e fruttuose collaborazioni e amicizie.
Perché anche l’antirazzismo uccide.
Lorenzo Gentile
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