Tra le tasse che sono cresciute maggiormente, negli ultimi 15 anni, ci sono anche quelle universitarie. E a Bologna, a questi aumenti, si sono sommate le difficoltà, per gli studenti “fuori sede” che hanno scelto e scelgono l’Alma mater come luogo di formazione superiore, di reperire un alloggio dove vivere, negli anni di durata del corso.
Eppure, al pari delle Asp e dell’Acer, anche l’Università non brilla certamente per oculatezza, nella gestione del proprio patrimonio immobiliare. Anzi.
Quella che si vede nella foto, è un’intera palazzina, ubicata in via Val D’Aposa 7. Non è un edificio qualunque, come attesta il cartiglio affisso a fianco del portone: è la Casa Tortorelli, risalente alla fine del XVI secolo, realizzata probabilmente da Francesco Morandi, il figlio di quell’Antonio divenuto celebre col nome di Terribilia.
Al pian terreno, le tre serrande, ormai chiuse da un paio di decenni, nascondono uno dei luoghi-cult delle notte bolognesi: il Caffè Biavati. Sopra il quale, secondo chi conosce l’edificio, insisterebbe uno splendido e ampio salone, con architravi lignee e affreschi bellissimi. Per altro, l’intero isolato, che si prolunga in via de’ Griffoni e prosegue lungo una piccola parallela di via Val D’Aposa – non transitabile e privata, trasformata in parcheggio – conterebbe non meno di 10-1 appartamenti, come testimonia la plafoniera dei campanelli, da tanto tempo muti.
Insomma, un vero e proprio gioiello architettonico destinato alla malora e che avrebbe – data anche la possibilità di ricovero delle auto, un valore aggiunto rilevantissimo, dato che ci si trova a due passi da piazza Maggiore – un altissima appetibilità per gli investitori immobiliari. Invece, resta lì, sempre più vuoto – pare che dentro al palazzo viva un solo inquilino, ma i negozianti del civico precedente non ne sono sicuri – e avviato verso il degrado. Perché?
Nessuno lo capisce, sembra che l’Università abbia chissà quale progetto di recupero che, però, non prende mai l’avvio. Certamente, non è stato inserito in uno dei progetti che avrebbe pure potuto avvantaggiarsi dei fondi del Pnrr.
Genitori e studenti faticano a pagare le tasse universitarie e sudano sette camicie – spendendo cifre folli – per un buco dove far dormire i ragazzi, mentre l’istituzione lascia deserti e improduttivi patrimoni ingenti. Come detto, qui si parla di svariate unità immobiliare e di un’attività commerciale di notevoli dimensioni. Anche questa è Bologna.