L’influencer di provincia, annuncia in una nota, la perdita di 5,7 milioni per le sue società.
Dopo il pandoro-gate non si è più ripresa
Chiara Ferragni è al capolinea le sue aziende sono oramai di fatto fallite, dopo gli scandali del pandoro e delle uova di Pasqua, la venditrice di fumo milanese non si è più ripresa.
In quindici anni ha tirato su, anche grazie alla notorietà della sua allora metà, Federico Lucia, un impero incredibile.
Le società Tbs Crew e Fenice, collegate a Chiara Ferragni, nel 2024 hanno segnato un risultato negativo, rispettivamente Tbs Crew di 2,3 milioni e Fenice di 3,4 milioni, Questo perché trascinate dai vari scandali (Pandoro Balocco, Uova pasquali Giochi Preziosi), della sua con conseguenti cancellazioni di milionarie collaborazioni della sua dalla sua proprietaria ovvero Chiara Ferragni.
La Holding di Chiara
La Ferragni possiede la Sisterhood, una holding, ossia un’azienda che ha partecipazioni e quote in altre società, che sono dunque sotto il suo controllo. Di fatto sotto la Sisterhood ce ne sono tre, sempre di proprietà di Ferragni, che si occupano delle varie attività dell’influencer.
La prima azienda è la TBS Crew Srl, posseduta al 100 per cento dalla holding. È la società editrice del blog “The Blonde Salad” con cui Ferragni divenne famosa, ed è anche l’agenzia che cura l’immagine e le collaborazioni della stessa influencer; collaborazioni che, prima del tracollo, vedevano coinvolte aziende come Lancôme, Pantene, Christian Dior, Louis Vuitton, Nespresso per citarne solo alcune
La seconda azienda del gruppo è la Fenice Srl, il cui business si basa soprattutto sull’essere proprietaria del marchio Chiara Ferragni, macinando ricavi dalle vendite dei prodotti su cui è apposto il brand come linee di abbigliamento per donne e bambini, scarpe, borse, gioielli, occhiali, biancheria intima, costumi, trucchi e anche oggetti di cartoleria.
La società è posseduta dalla holding di Ferragni per il 32,5 per cento, la restante percentuale è divisa tra altre tre diverse società come la società di investimento Alchimia Spa, la società Esuriens, e da N1 Srl..
La terza azienda posseduta dalla holding Sisterhood è la Ferragni Enterprise, posseduta quasi interamente da Ferragni, con l’eccezione di una piccola quota dello 0,1 per cento intestata alla madre. A questa società fanno capo le proprietà immobiliari di Ferragni
Complessivamente le tre società avevano, prima degli scandali e delle indagini che hanno portato a salate multe ed una perdita di immagine della Ferragni stessa, valore stimato intorno ai 100/120 milioni di euro.
Valore crollato
Ora, difficile stimare il suo valore ma pare quasi dimezzato. Per capire poi la situazione in cui versano le aziende della Ferragni, La Fenice srl lo scorso ottobre ha visto il passaggio di mani come amministratore unico dalla Chiara a Claudio Calabi, manager esperto di ristrutturazioni aziendali, il quale ha snellito le società della Ferragni, facendo pulizia al suo interno, razionalizzato le risorse tentando di trovare la “quadra” per mettere in ordine i conti, alla ricerca di immediato rilancio per il prossimo futuro, che l’influencer sintetizza così in un gioco di parole:
“La nuova direzione sarà più Chiara, più essenziale e più fedele alla personalità imprenditoriale di Chiara Ferragni”.
Questa insomma è la fotografia dello stato attuale del gruppo, chissà sarà il destino di queste società venditrici di sogni e di molto fumo; Infine, chissà se tutto questo basterà a non far morire di fame l’influencer cremonese trapiantata a Milano.
Sarebbe bello vedere la Chiara tra una manciata d’anni, alle 6 del mattino, scendere da un Ape Piaggio della nettezza urbana della società Amsa S,p.A. (società deputata per bando alla gestione dei servizi di igiene urbana su tutto il territorio pubblico cittadino milanese), e cominciare il suo giro di “ramazza” per tener pulita Milano che, lei, con i suoi atteggiamenti e i suoi falsi insegnamenti propinati a centinaia di migliaia di sciocchi beoti che la seguivano come una semidea, ha contribuito a sporcare non certo imbrattando le strade cittadine di cartacce, ma lasciando una immagine di Milano, come una città senza cuore, subdola, arrivista e legata solo allo “sporco” profitto .
PaoloOrnaghi
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: