E i cittadini ?
A Bologna si discute
Sui social, nei gruppi cittadini, nei commenti alle pagine politiche.
Ci si indigna, si argomenta, si critica.
Ma mentre il dibattito diventa sterile e dispersivo, il Comune
pota, installa telecamere,
introduce limiti a 30 km/h, stacca multe, e – soprattutto –incassa.
Perché lo fa? Perché può.
Ma anche perché deve.
Molte di queste azioni rientrano nei piani europei
per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e di mobilità sostenibile. Obiettivi che, se centrati, comportano incentivi economici diretti ai Comuni
Tradotto: più zone 30, più controlli, più rotonde, più telecamere, più fondi.
Quanti soldi muove questo sistema?
Nel 2023, il Comune di Bologna ha incassato oltre 43 milioni di euro solo dalle multe stradali.
È quarta in Italia per introiti da sanzioni. Soldi che vanno in parte reinvestiti per la sicurezza stradale, certo, ma chi controlla davvero dove vanno a finire?
L’Osservatorio sulle multe, previsto per legge, non è mai stato attivato. Il Codacons ha denunciato questa grave mancanza.
E intanto i cittadini pagano.
Poi c’è la Tari. Ufficialmente non è aumentata nel 2025, ma è comparso un supplemento di 6 euro da destinare al fondo di solidarietà per i bisognosi. Gesto, nobile. Ma chi lo ha deciso? E quando? Perché il cittadino lo scopre solo a posteriori, nella bolletta?
Nel frattempo, fioccano i fondi europei:
Con il Pon Metro e ReactEU, Bologna ha ricevuto finanziamenti per mobilità elettrica, piste ciclabili, bike e car sharing.
Incentivi fino a 500 euro per
e-bike e 1.000 euro per cargo-bike.
Oltre 5 milioni investiti in mezzi sostenibili, segnaletica e servizi tecnologici.
Obiettivi raggiunti uguale a nuovi premi economici.
Ma allora, domanda lecita:
Se i cittadini fanno la loro parte (pedalano, rallentano, pagano), perché le tasse non calano mai?
Il buco nel sistema è la trasparenza
In un’epoca in cui ogni cittadino ha lo SPID, un’email obbligatoria e uno smartphone, è inaccettabile che le informazioni sul bilancio comunale siano ancora nascoste nei PDF da 180 pagine
pubblicati una volta l’anno.
Bologna potrebbe – e dovrebbe – fornire una piattaforma digitale trasparente che permetta a ogni cittadino di:
monitorare entrate e uscite comunali
sapere da dove arrivano gli incentivi europei
verificare a cosa servono i soldi delle multe
capire perché certe tasse aumentano, e chi lo ha deciso
Non servono appalti milionari.
Serve volontà politica e coraggio amministrativo. Serve che 700.000 bolognesi dicano
basta con il dopo: vogliamo sapere prima
Perché se un albero viene tagliato prima della discussione pubblica, è troppo tardi per salvarlo.
E se ogni scelta impattante – dalle rotonde alla raccolta rifiuti – viene comunicata dopo, allora non è partecipazione: è gestione autoritaria sotto copertura democratica.
In conclusione quanti cittadini di comuni italiani vivono così la città europeista?