Oggi sulla terra di roma si sfidano da numeri uno, ma il viaggio per arrivarci dice molto più dei trofei in bacheca
Non basta essere nati nel nuovo millennio per spiegare la rivalità più intrigante del tennis contemporaneo: serve guardare quando e come sono diventati grandi
Nel tennis, come in tanti sport individuali, la data di nascita è il primo spartiacque: sei under 12, under 14, under 16, e così via. Ma poi succede che qualcuno brucia le tappe.
Carlos Alcaraz, classe 2003, ha giocato il suo primo torneo ITF senior a 15 anni, ha vinto il primo Challenger a 17 e uno Slam prima dei 20. È esploso come un razzo, costruito sulla potenza, sul coraggio, sull’istinto latino da guerriero in campo.
Jannik Sinner, classe 2001, ha fatto un altro percorso: sci, tennis, tanto lavoro. Ha scelto il professionismo tardi, a 17 anni si allenava con Riccardo Piatti e solo nel 2019 ha vinto il primo Challenger, quando Alcaraz già scalpitava nei Futures. La vera crescita di Sinner arriva con la pianificazione, con lo studio, con una disciplina che sembra nordica anche nel suo tennis.
E oggi si ritrovano sullo stesso campo, da numeri uno, ma con identità e motori molto diversi: uno è l’esplosione, l’altro l’evoluzione. Uno è il bambino prodigio cresciuto con l’etichetta del nuovo Nadal, l’altro è il ragazzo del Sud Tirolo che ha trasformato i silenzi e i dubbi in forza mentale e colpi chirurgici.
E anche se in classifica è Sinner oggi il numero uno, sulla terra rossa il bilancio premia Alcaraz: più a suo agio negli scambi lunghi, più confidente nei recuperi impossibili, più abituato al ritmo da arena. Ma attenzione: l’ultima vittoria tra i due, sul rosso, è firmata Jannik. E c’è anche una storia familiare che racconta tutto: Alcaraz cresce in una famiglia tennistica, il padre gestisce un club, i fratelli giocano, il campo ce l’ha sotto casa. Sinner invece ha i genitori che lavorano in un rifugio in montagna, niente tennis in salotto, solo neve, pazienza e fatica. Eppure oggi si ritrovano a Roma, centro del mondo, per una partita che è anche una lezione di biografia.
Alcaraz Sinner dimostrano che non serve una ricetta perfetta per diventare numero uno, ma la capacità di saper rompere gli schemi.
Uno arriva sparato come un razzo, l’altro costruisce ogni passo come un ingegnere del tennis.
In campo si sfidano, fuori raccontano due modi diversi di dominare lo sport moderno. Punto