Luigi Nataloni è un bolognese residente in via del Tuscolano. Si tratta di una strada estremamente periferica, a nord delle Due Torri, e che introduce, a seconda delle direzioni, alla frazione di Primo Maggio e a Castel Maggiore. Una frazione di città dove il Comune ha pensato di far aprire il cantiere-base, lo si può definire così, dell’intero ambaradan della costruzione della nuova tramvia.
In quel luogo, quindi, non si smonta la strada e non si posano rotaie, ma si ricoverano mezzi, molto pesanti, e partono e arrivano camion che depositano e portano via materiali. E con una frequenza a dir poco allucinante, anche di venti camion all’ora e per diverse ore della giornata.
Il deposito è stato aperto nel 2024 e rimarrà aperto fino a fine lavori, quanto meno fino alla fine del 2026, producendo rumore, polvere e vibrazioni che hanno già funestato la vita dei residenti e anche creato danni strutturali ad alcuni palazzi della via.
Dunque, cosa c’entra Nataloni? C’entra perché è il protagonista di una vicenda che dimostra come, ormai, la politica serva a ben poco, se non è supportata dai “social”.
Infatti, da molto tempo, l’uomo, legittimamente, si è speso per segnalare i problemi e gli inconvenienti che lui, la sua famiglia e tanti altri residenti stanno patendo per la presenza del cantiere-deposito, ovviamente ai preposti uffici del Quartiere e del Comune. Con quale risultato è presto detto: nessuno, zero, nulla, niente!
Altri, si sarebbero arresi o, come si usa dire qui, “gliela avrebbero data su”. Nataloni, invece, ha insistito, pubblicando su Facebook un video, in cui, mettendoci la faccia, ha raccontato le perizie che stanno vivendo gli abitanti di via del Tuscolano. Anche grazie alla prontezza di Moreno Masotti – un piccolo dirigente di Forza Italia, ma molto attivo e presente nel territorio del suo quartiere -, il quale ha condiviso e fatto condividere il messaggio audio del Nataloni, il “post” ha avuto una diffusione insolitamente vasta. Allaramdno, evidentemente, l’amministrazione.
Infatti, se le lettere aperte e lette nella discrezioni degli uffici erano rimaste lettera morta, preso atto delle tantissime visualizzazioni ottenute dalla sua protesta, almeno qualcuno dell’Arpa – l’Agenzia regionale per la protezione ambientale – si è precipitato a contattare Nataloni, promettendo a brevissimo un sopralluogo.
Cosa accadrà di concreto, nelle prossime settimane, si vedrà, ma lascia una sensazione amara, questa che vede i cittadini comuni costretti a diventare “influencer”, per ottenere quell’attenzione che dovrebbe essere riservata loro, almeno dall’amministrazione comunale, già solo in quanto tali.
Masotti segnala che le opere di mitigazione ambientale, date la dimensione e l’attività del deposito avrebbero dovuto essere ponderate ed eventualmente realizzate in via preventiva, ma sarebbe già molto se il sopralluogo fosse svolto con la dovuta perizia e serietà, restituendo ai residenti un po’ di vivibilità, risarcendo gli eventuali danni. Quel che è certo, è che io bolognesi, come ha fatto capire bene Nataloni, devono sempre evitare di “rassegnarsi”, quando il Comune si riveste di muri gommati, perché un modo, coi “social” o con altro, è sempre possibile trovarlo, per far sentire la propria voce e rivendicare i propri diritti.
Tre protagonisti di questa storia. L’Amministrazione Comunale che procede con “violenza” con il suo progetto invasivo e stravolgente della città; il cittadino sopraffatto e bersagliato dall’impatto attuale e futuro dell’opera; un altro cittadino volenteroso che da “politico di strada” gli porge la mano, lo aiuta ad avere voce e attenzione sui media, e tra i concittadini. Un concerto tra desiderio di essere ascoltati/partecipazione e buona politica che dà i suoi frutti.