Hamas è un’organizzazione terroristica? A una domanda semplice, non si può che rispondere in modo netto: o sì o no.
Se si risponde di sì, qualcuno dovrebbe spiegare per quale ragione Stati uniti e la stessa Israele stiano trattando con quella che altro non sarebbe che un’organizzazione criminale. Coi banditi non si tratta: si combattono e si eliminano. Inoltre, se si trattasse di un’organizzazione terroristica, l’operazione militare israeliana sarebbe, di fatto, un’operazione di polizia e, in questa cornice, il massacro di oltre 200 mila civili diventa un crimine assolutamente inaccettabile e tale da far passare in secondo piano anche la natura banditesca di Hamas.
Cosa si penserebbe, infatti, della nostra Polizia o di quella americana se, per combattere la Mafia, sterminassero alcune centinaia di migliaia di siciliani? Basterebbe denunciare la vasta rete di omertà e complicità, di cui certamente godono le cosche in Trinacria, per giustificare massacri a Palermo, Trapani o Catania?
Ovviamente, siamo al paradosso. I crimini di Tel Aviv non sono più giustificabili in alcun modo.
Così come lo sarebbero ancor meno, le stragi perpetrate dall’esercito di Gerusalemme, se si rispondesse di no, attribuendo ad Hamas la veste di legittima rappresentante politica del popolo palestinese. In quel caso, infatti, il 7 ottobre costituirebbe senza dubbio un atto di guerra – di una guerra, in realtà, scoppiata molti anni or sono, nel silenzio complice dell’Occidente -, caratterizzato dalla consumazione di vasti e gravi crimini ai danni della popolazione civile israeliana. Operazione che avrebbe ampiamente giustificato la reazione di Israele, ma nei limiti imposti dal Diritto internazionale agli stati che entrano in conflitto tra loro.
Sino a che punto la reazione è legittima?
L’aver subito un crimine legittima senza dubbio una controffensiva, ma non la spietata volontà di annullare un intero popolo dalla faccia della terra e nemmeno quello di espellerlo dalla propria patria naturale.
Senza contare che, a essere onesti, Hamas non è più terrorista di Hirgun o della Banda Stern, cioè, di quelle organizzazioni armate sioniste che, alla fine degli anni ’40, proprio con attentati e assassinii rivendicavano il diritto degli ebrei di aver una patria in Palestina. Anzi, Hirgun e Stern – fondatrici di Israele – avevano addirittura obbiettivi peggiori. Infatti, in Palestina, dagli anni ’20, gli ebrei locali avevano una patria, esattamente come gli arabi e i cristiani.
Quello palestinese era un classico popolo multietnico e multireligioso. I terroristi ebrei, però, miravano a far sì che la Palestina, o quanto meno gran parte di essa, diventasse la patria solo degli ebrei, di tutti gli ebrei del mondo, a partire da quelli che, di andare a vivere in Medio oriente, nemmeno ci pensavano. Compresi quelli che erano già pieni cittadini degli stati in cui vivevano, compresi quelli, come gli ebrei americani e inglesi, che certamente non scontavano e non avevano mai scontato persecuzioni razziali.
Un popolo senza una terra?
I palestinesi, invece, al di fuori della Palestina non potrebbero mai – come ha dimostrato la storia – trovare un’altra casa. Semmai, i palestinesi stessi dovrebbero chiedersi se Hamas. dietro gli slogan fatalmente roboanti, faccia veramente gli interessi del suo popolo e non già – come si è detto e scritto già – esattamente quelli del proprio nemico. Ma è questione che va al di là del fatto che Hamas sia o meno un’organizzazione terroristica.
Comunque, terrorismo o non terrorismo, i crimini di Hamas troveranno, anzi, hanno già trovato una durissima sanzione e senza dubbio ne potrà meritare anche di altre e ben peggiori. Ma se si lasceranno impuniti i crimini di Israele, ogni retorica sul Diritto internazionale; sull’integrità territoriale intoccabile degli Stati; sul rispetto della vita umana e del principio di autodeterminazione dei popoli diventeranno solo la maschera terrificante della peggiore e più crudele sopraffazione.
Massimiliano Mazzanti
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