Radici comuni, l’aspirazione ad voler incidere ancora sullo scacchiere internazionale, l’indipendenza dai blocchi Orientale e Occidentale: questo era il significato dell’assunto “L’Europa o va a Destra o non si fa!”, firmato Giorgio Almirante.
Tradotto, affinché sia chiaro a tutti: o i Paesi europei si uniscono facendo fronte comune o finiranno schiacciati tra l’incudine e il martello.
La questione dazi doganali, cavallo di battaglia del neo eletto Presidente americano, non può prescindere da quanto scritto sopra. In buona sostanza solo la tanto agognata e mai realizzata “Europa dei popoli” avrebbe potuto salvare l’Europa dalla spada di Damocle che aleggia sulle nostre teste, certamente non l’attuale Unione Europea.
A far paura alla Ue sono i dazi doganali 2.0, non quelli imposti a Canada, Messico e Cina che sono una garanzia politica più che economica interna agli USA, ma quelli che seguiranno e serviranno per riequilibrare la bilancia commerciale americana.
Allora sì, saranno dolori, non bastasse la posizione di sudditanza attuale che costa al cittadino europeo e, soprattutto italiano, lacrime e sangue. Giustamente, Donald Trump farà gli interessi USA e di nessun altro, esattamente come Vladimir Putin fa gli interessi della Federazione Russa, non come – sfortunatamente – i Primi Ministri o Presidenti del Consiglio europei, incapaci di fare quadrato e svincolarsi dalle dipendenze estere che da ottant’anni rilegano i Paesi europei al ruolo di colonia o utile pedina da sacrificare.
Leggere e rileggere – nel caso dell’assunto di Almirante – è sempre cosa buona e giusta e scomodando Alexandre Dumas la speranza è quel “Tutti per uno, uno per tutti!” che sarebbe bene riportare a conoscenza dei parrucconi europei.
Cristian Borghetti
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