“Il bosco e l’aratro” contro la deriva ecologista

Il bosco e l'aratro contro la deriva ecologista“Il bosco e l’aratro” contro la deriva ecologista – Mentre il mondo mainstream ci propina notizie estremamente manipolate su ogni genere di argomento, c’è ancora chi è in grado, anche a 90 anni di distanza, di rimanere più autorevole dei cosiddetti “professionisti dell’informazione”.

È di poche settimane fa l’uscita del nuovo libro “Il Bosco e l’aratro. Raccolta di scritti di carattere forestale e agrario” edito da Cinabro Edizioni e curato dalla Comunità Militante Coscienza e Dovere.

Il testo è a tutti gli effetti il lascito politico e spirituale di Arnaldo Mussolini, nel campo agrario e nella difesa ambientale. Per chi è sempre vigile verso le nuove parodie del mondo moderno, infatti, leggendo queste ordinate riflessioni sulla natura non potrà fare a meno di paragonare il calibro umano dell’autore ai caotici rigurgiti dell’ecologismo firmato Greta Thunberg.

La coltivazione della terra e degli spiriti

Gli sforzi di Arnaldo Mussolini sul campo della difesa ambientale, infatti, vennero insigniti della laurea honoris causa dal Regio Istituto Agrario di Milano, divenendo così a tutti gli effetti “dottore” in scienze agrarie. Composto da 34 articoli – prevalentemente apparsi su “Il popolo d’Italia” –  e da 4 discorsi databili fra il 1925 e il 1931, emerge pienamente la grande forza culturale e spirituale che l’autore impegnava nella battaglia per una “coltivazione della terra e degli spiriti”, per dirla con parole sue: un’opera che riflette la potenza visionaria di un Uomo al servizio non di multinazionali o interessi personali bensì di un principio superiore, che si esprime nella poliedricità della questione, dal rapporto della natura con l’uomo alla centralità dell’agricoltura fino all’economia popolare.

Una ricerca durata anni

Dalla prefazione alla prima edizione, si può persino scoprire che il libro torna alla luce – oltre che dopo anni di ricerche da parte del gruppo abruzzese Coscienza e Dovere – dal duro lavoro di un allievo di Arnaldo, che risponde al nome di Diego Giorgi. Egli ha impiegato quella che, nella stessa prefazione, viene definita “tempra fascista”, con riferimento al duro lavoro che impiegò per raccogliere gli articoli del suo mentore, spesso non firmati per non scomodare l’interesse dei lettori, solo scaturito dal fascino del cognome che il destino gli aveva affidato e che lo rendeva fratello minore di Benito Mussolini.

Il fascismo verde

Il libro ci apre davanti agli occhi un mondo di novità sulle dinamiche sociali ed economiche (ma non solo) che all’epoca il Fascismo dovette affrontare, e grazie a ciò possiamo ancor più attentamente renderci conto di quanto sia stata profonda l’opera di rinascita rurale, ambientale e sociale attuata all’epoca e distrutta sin dai primi giorni di governo post 25 Aprile del 1945.

Guardando all’attualità, contiamo sempre più frequentemente catastrofi ambientali dallo stesso copione, dove fatalità, corruzione e menefreghismo si incontrano e non lasciano scampo: nient’altro che sintomi del grande male in seno alla (mala) politica italiana, orientata precisamente all’esatto opposto di quello che è stato il lavoro portato avanti da uomini come Arnaldo Mussolini.

Una tematica attuale

Ed è proprio la sua figura che questa testimonianza permette con piacere di iniziare a riscoprire, diventando più chiara e tangibile a chiunque si interesserà al testo in questione, che a tutti gli effetti si attesta essere un unicum per l’editoria identitaria. In conclusione, “Il bosco e l’aratro” è un testo che non possiamo far altro che consigliare vivamente a tre categorie di lettori:

1) a tutti gli appassionati della cultura ambientale;

2) a tutti gli interessati alla ricerca storica e alla comprensione delle dinamiche socio-economiche di un’epoca di cui tantissimo si è detto, ma ben poco di affidabile si è davvero prodotto;

3) a tutti gli interessati a riscoprire la figura di Arnaldo Mussolini, che indubbiamente può ancora guidare ogni militante nella lotta da dover continuare ad affrontare.

Sergio Saraceni