De mortuis nihil nisi bonum, “Di chi è morto non dire nulla se non il bene”.
Si tratta di un antico detto greco, τὸν τεθνηκóτα μὴ κακολογεῖν, attribuito a Chitone da Diogene Laerzio nel suo “Vita e opinioni di filosofi eminenti” e tradotto in latino nel 1432 dal teologo Ambrogio Traversari. Esprime il sentimento della pietas verso chi non c’è più e non può difendersi.
Il rispetto che si deve ai defunti è uno dei capisaldi della nostra civiltà, minato, forse irreparabilmente, dalla spirale nichilista di quest’epoca decadente. Noi invece aderiamo convintamente a questa antica regola. Finché c’è stato, non abbiamo certo risparmiato critiche, anche aspre, al pontificato di Bergoglio. Ma ora l’uomo Jorge Maria si trova innanzi al Giudice Supremo, a cui non osiamo pensare di poterci sostituire.
Riconosciamo i meriti
Tantomeno intendiamo sostituirci al diavolo, esultando, come fanno troppi farisei che si reputano cattolici, di fronte alla supposta dannazione di un’anima. Riconosciamo quindi i meriti dell’argentino. Gli va dato atto di essersi speso molto per la pace, anche resistendo alle intimidazioni israeliane e all’ostilità delle diverse comunità ebraiche, non astenendosi dal pronunciare coraggiosamente la parola “genocidio” riguardo a Gaza. Non è un caso che Netanyahu sia stato uno dei pochissimi governanti a non comunicare il proprio cordoglio il lunedì dell’Angelo.
A Bergoglio va inoltre riconosciuta la forza di essere stato, a differenza del suo predecessore, al suo posto fino alla fine, nonostante la salute gravemente compromessa. E poi la sua grande coerenza. Molti giornali di oggi parlano di Francesco come di un papa che ha rivoluzionato la Chiesa. Non è così.
Il Concilio Vaticano II
È stato il Concilio Vaticano II a rivoluzionare la Chiesa, attraverso un processo nemmeno troppo lento, messo in pratica dai diversi papi conciliari. Bergoglio ha semplicemente impresso a questo processo un’accelerazione vertiginosa. La coerenza di Bergoglio è stata soprattutto nella volontà di applicare lo spirito del Concilio e di cambiare la Chiesa, con posizioni e iniziative che spesso hanno spiazzato anche i modernisti più esasperati.
Ecco quindi che il più grande merito di Bergoglio è quello di aver fatto chiarezza, recidendo i residui legami con la Chiesa dei primi 260 pontefici e lanciando apertamente una nuova realtà, la Chiesa sinodale, già presente in nuce nelle prospettive del Concilio.
Concilio che il gesuita da pastorale ha trasformato in dogmatico a fine gennaio 2021, quando ha affermato:” se tu non segui il Concilio o tu l’interpreti al tuo modo, alla tua voglia, tu non stai con la Chiesa.” La lotta al cattolicesimo tradizionale, l’insistenza su temi ultra ecologisti e immigrazionisti, le commistioni con le altre religioni, dal protestantesimo fino a Pachamama, sono tutti elementi di coerenza e di chiarezza, che hanno spinto e stanno spingendo tantissimi credenti, soprattutto giovani, a guardare alla tradizione cattolica quale rifugio dalle intemperie moderniste.
Per questo siamo sinceramente grati a Bergoglio e preghiamo per la sua anima.
Raffaele Amato
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Benissimo. Ora mi attendo l’esercizio della pietas anche per Mussolini, Stalin, Hitler, Mao e altri… vasta casisitica. Dubbio, senz’altro senza carità e contra pietatem: magari, talora, non è che pietas si legga, che so, sepolcri imbiancati ? In soldoni: piaggeria.
gv
Si. il rispetto dei morti è un segno di massima civiltà (non a caso i partigiani lo hanno sistematicamente violato, ma questo è un altro discorso) però le critiche al suo operato gridano forti dal suo sarcofago: la posizione neutrale nei confronti dei LGBTQA+, l’accoglienza indiscriminata di qualsiasi “migrante” ovvero clandestino, l’attenzione ai carcerati e non alle loro vittime. Non dimentichiamo che se sono in galera, qualche colpa, anche grossa l’hanno commessa e ci sono vittime che chiedono giustizia. Ha praticato solo una delle tre virtù teologali: la Carità, mettendo in un angolino la Fede e la Speranza. Quanto ai Gay e compagnia cantante, la sodomia é uno dei quattro peccati che gridano … al cospetto di Dio.