L’assessore Roberta Li Calzi è stata perentoria: “L’indiscrezione del 2 di Picche sul murales da realizzare a San Luca è priva di fondamento, al momento, infatti, non c’è un progetto definito”. I due consiglieri, i quali, raccogliendo lo stimolo offerto dal servizio qui pubblicato l’altro giorno – e che vanno citati e ringraziati, per questo: la capogruppo di Fratelli d’Italia, Francesca Scarano, e il capogruppo della Lega, Matteo Di Benedetto -, hanno sollevato la questione a Palazzo d’Accursio restano impassibili. Perchè?
Perché qui l’asino fa la sua prima cascata: chi ha mai scritto che esistesse già un progetto definito e finalizzato a deturpare l’area del Santuario?
Infatti, la Li Calzi ha aggiunto: “E non è detto che si faccia alcun murale in quel luogo o in altri luoghi, è stato un semplice sopralluogo preliminare… qualche sondaggio informale… Invece, confermo il reale interesse a valorizzare il forte legame che il grande ciclismo ha con la nostra città…”
E qui l’asino casca, anzi, rovina per la seconda volta.
Non si è scritto, infatti, che era stata contattata la proprietà del muro preso in considerazione e prospiciente la basilica – preliminarmente o meno, che differenza fa? -, al fine di verificarne la disponibilità a far eseguire un murale sui mattoni di sua proprietà, dedicato – guarda caso?!? – al rapporto Bologna-Ciclismo?
Sicuramente – ma lo si è fatto intendere chiaramente anche nell’articolo – non erano stati già prodotti atti amministrativi specifici e impegni di spesa, dal momento che la proprietà non aveva affatto aderito subitaneamente all’idea, chiedendo lumi sugli eventuali consensi della Sovrintendenza e dei residenti di quella parte di Bologna.
Consenso, quest’ultimo dei residenti in colline e questo sì informalmente, è stato negato decisamente, data la diffusione dell’articolo che ha denunciato l’intenzione dell’amministrazione e le centinaia e centinaia di proteste e pareri negativi che vi sono stati espressi a commento su molteplici siti web.
Oggi si scrive intenzione dell’amministrazione e non di Matteo Santori, in quanto l’assessore – pur stimolata a tal proposito da Di Benedetto – non ha voluto ammettere che l’idea balzana fosse stata dell’ex-Sardina capo, condividendo a nome di tutta la giunta la stupidaggine di questo progetto. E questa “solidarietà nella balzaneria”, da parte del Pd bolognese, è stato l’unico momento apprezzabile dell’odierno “question time”.
Finito l’imbarazzante intervento, Francesca Scarano ha avuto le sue belle difficoltà, nel reprimere l’ilarità evidente sul suo volto e la risata insopprimibile, dovendo dichiarare la sua soddisfazione, nell’aver ascoltato una smentita che, però… conferma pienamente quanto era stato scritto sulla nostra testata. Dopo di che, la consigliera di Fd’I ha auspicato che, in futuro, certe ipotesi vengano valutate e prese in considerazione, rispettando la natura dei luoghi della città e usando la testa. Poi, però, deve essersi ricordata di parlare con la Li Calzi e, per interposta persona, appunto, a Santori e, quindi, ha tagliato corto e si è seduta con uno sguardo ironico e beffardo.
Ancor più caustico Di Benedetto, il quale, dopo aver ironizzato sull’omertà del Comune circa l’identità del membro della giunta che avrebbe avuto l’idea di dipingere biciclette sul Santuario, ha ringraziato la nostra testata, per aver disvelato in anticipo un piano che, diversamente, se fosse stato portato all’attenzione pubblica in un momento successivo, sarebbe stato difficile da ostacolare. Dopo questa polemica, invece, ha concluso il leghista – rendendo onore alla Li Calzi, come sempre scelta dalla giunta per andare in aula a togliere le castagne dal fuoco ai colleghi maggiormente sprovveduti – San Luca non verrà deturpata e la città non subirà un danno in termini di immagine e di rispetto per le sue tradizione religiose più care.
Tutto è bene quel che finisce bene, insomma. Per di più, l’amministrazione adesso può programmare – non a San Luca, ovviamente – la realizzazione di un nuovo murales, per celebrare se stessa: una gigantesca riproduzione di Pinocchio. Magari sulla facciata della Torre Unipol, per farlo grande almeno 70-80 metri, grosso modo solo un po’ più piccolo della somma dei nasi di Matteo Lepore, Santori e della Li Calzi. In alternativa, un ritratto di Esopo, arricchito con le immagini della volpe e dell’uva.