Matteo Lepore ha deciso che i bolognesi che non sono riusciti ad assicurarsi un biglietto per la finalissima di Coppa Italia – in programma il prossimo 14 maggio – non potranno assistere allo storico match, tutti insieme, in piazza Maggiore.
L’amministrazione comunale, insomma, non monterà alcun maxi-schermo, nel salotto cittadino, costringendo tutti gli appassionati che non potranno raggiungere la Capitale a restarsene in quello di casa propria o, tutt’al più, ad assieparsi nei bar e nei locali pubblici che si attrezzeranno per l’occasione.
Motivo? Il sindaco lo spiega con un post: “Se interessa posso aggiungere anche le motivazioni. I costi e le regole per un maxi schermo sono le stesse di un concerto con palco. Dopo la morte di due persone in piazza San Carlo a Torino nel 2017 per un evento simile tutto è cambiato“.
Dunque, il Comune alza le mani, ma non tanto per i costi, bensì perché non si sente in grado di garantire la sicurezza della manifestazione, Infatti, in materia di costi, non dovrebbero certamente essere più alti di quelli dell’iniziativa per l’Europa – fortemente voluta e sponsorizzata da Palazzo d’Accursio – e che ha visto il Partito democratico radunare in piazza 2-3 mila persone nell’adiacente piazza Nettuno, anche per assistere, grazie a un maxi schermo, all’intervento dell’assente Romano Prodi.
Per altro, trattandosi di una partita “in chiaro”, anche in tema di diritti di trasmissione pubblica, si parla di poco più di qualche spiccio. Quindi, a preoccupare Lepore non possono che essere gli aspetti legati all’ordine pubblico che, trattandosi del Bologna F.c. 1909 che si batterà per riportare dopo mezzo secolo un trofeo sotto le Due Torri, certamente sarebbero più complessi della “rimpatriata di democratici” a sostegno della Ue. Complessità, però, che a Bologna, le forze dell’ordine sarebbero in grado di gestire perfettamente, se non fosse per la antipatica abitudine di alcuni membri della giunta di proteggere e tutelare proprio i “professionisti del degrado e delle violenza” pubblici .
Infatti, non c’è nemmeno il pericolo che si possa scatenare, il 14 maggio, chissà quale bagarre da parte degli ultras rossoblù che, quella stessa sera, saranno tutti presenti, a ranghi completi, in Curva nord. Insomma, ormai preda di baby-gang, criminali dei “centri sociali” e balordi d’ogni genere, tipo e nazionalità, agli sportivi bolognesi sarà proibiti vivere comunitariamente un evento sportivo unico.
Per quanto riguarda Bologna-Milan, insomma, la partita inizia con un’espulsione: quella di tutta la squadra da piazza Maggiore.