Non poteva mancare il co-living per annoiati figli di papà o per stranieri danarosi, gli unici che se lo possono permettere (grazie ai nostri politici che hanno in 50 anni distrutto la 6° potenza economica mondiale). Il tutto in cerca di un prestigio di respiro cosmopolita.
Idee nate da startup che vendono sogni fumosi solo per facoltosi e che tanto piacciono al nostro primo cittadino e che danno quel tocco manageriale di efficienza ed internazionalità alla città, catturando i capitali dei ricchi del pianeta.
Cohabs
Nato in Danimarca, già diffuso negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Francia, ora «Cohabs», azienda belga leader del settore fondata nel 2016, che ha già più di 50 case della stessa tipologia Bruxelles a Milano in zona Dateo ad un tiro di “schioppo” da Città Studi.
Come funziona? Si condivide lo stesso tetto, bollette e pulizie inclusi nel prezzo.
Il 70% degli inquilini che può permetterselo è straniero.
Nello specifico il co-living consiste in una casa con numerosi spazi in comune, non solo un salotto e una cucina. Qui a Milano, ad esempio, la casa è composta da un intero edificio con giardino privato (con barbecue e forno per la pizza), sala tv, lavanderia e persino una piccola palestra.
Le tipologie di camere nella struttura milanese di Dateo 5 vanno dalla più piccola delle dimensioni tra i 9 a 13 mq con bagno condiviso con due, tre membri sino al modulo “lusso” tra gli 11 a 29 mq con bagno privato con costi che spaziano da circa 1.200 a 1.600 euro al mese, includendo le pulizie settimanali, la connessione Wi-Fi a banda larga, le piattaforme di streaming TV, le bollette mensili e le tasse comunali.
Questa nuova tendenza sta già facendo seguaci tra giovani (se consideriamo giovani, persone dai trenta anni in su) professionisti aderenti alla presunta Generazione Affitto, ed i cosiddetti nomadi digitali, figli di papà impegnati nel sociale, pronti ad abbracciare qualsiasi buona causa che gli permetta di avere un alibi per giustificare il loro status sociale, facendogli credere momentaneamente di essere uguali a tutti i poveretti del mondo; ma che tanto, poi, terminato il loro periodo di “Rumspringa” son chiamati a dirigere l’azienda del papi o a ricoprire incarichi con stipendi a quattro zeri mensili in qualche consiglio di amministrazione di aziende pubbliche o private.
Per finire
Mentre studenti e lavoratori e persino residenti di lungo corso non riescono più a trovare soluzioni abitative in affitto a lungo temine a prezzi umani, perché la tendenza è oramai quella di affitti brevi tramite condivisioni. Milano, quindi attrae migliaia di persone essendo un polo attrattivo sia per l’eccellenza delle università presenti sia a livello lavorativo visto le migliori possibilità rispetto al resto dello stivale; persone però, che come detto tranne per le posizioni manageriali, ad uso dei rampolli di buona famiglia, hanno uno stipendio normale regolato dai vari contrati collettivi nazionali, stipendi che son indietro da anni rispetto all’aumento del costo della vita, tali da non essere più sufficienti da consentire alle persone di vivere in questa città.
Per fare un semplice esempio ATM (Azienda Trasporti Milanese) che nel passato aveva domande cento volte superiori per i propri concorsi, non riesce più a trovare autisti per i propri mezzi, tanto è caro vivere a Milano. La conseguenza la pagano i cittadini visto che ATM stando così le cose ha dovuto tagliare alcune corse e diminuire la qualità del servizio. Questi disservizi non ci sono solo tra i dipendenti dell’azienda del traporti, ma coprono oramai diverse categorie lavorative basti pensare agli infermieri, agli addetti alle vendite e tante altre che a parità di mestiere non scelgono più Milano visto che lo stipendio che andranno a percepire non riesce a coprire le spese ed a condurre una vita dignitosa.
Di questo il nostro sindaco Sala se ne “frega” altamente, a lui basta far arrivare in città i rampolli delle famiglie bene e che i poveri si “fottano”, tante che il capoluogo meneghino, negli ultimi anni, a livello numerico si sta sempre più svuotando.
Paolo Ornaghi
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