Da molte ore, nelle agenzie e in alcuni organi di stampa on line, campeggia una dichiarazione di Matteo Lepore, fatta durante la seduta aperta del Quartiere San Donato, ieri sera. Eccola: “L’attuale governo di centrodestra ha finanziato il tram di Bologna, anzi, ci ha pure aggiunto i soldi per l’aumento dei costi. Quindi qui non si tratta di destra o sinistra, perché tutti ci hanno finanziato il tram, ci hanno dato il Pnrr per farlo e quindi noi lo dobbiamo realizzare”.
In tutto questo tempo, nessun esponente di Fratelli d’Italia, di Forza Italia e della Lega si è sentito in dovere di smentire il sindaco di Bologna. Quindi?
Quindi, al di là degli innumerevoli banchetti; delle tante iniziative targate “Meloni”, “Berlusconi” o “Salvini”; delle innumerevoli interrogazioni e dei ripetutissimi interventi in consiglio comunale, erano e sono tutti d’accordo, nella realizzazione di questa inutile infrastruttura – perché si rivelerà inutile, ci si può scommettere -, alla modica cifra di euro 900 milioni.
Come i ladri di Pisa, a Bologna si sarebbe fatto finta di litigare, per marciare insieme verso la stessa direzione. Una direzione dove si spendono e si spandono quasi due mila miliardi delle vecchie lire. E quando i politici fanno finta di litigare, in mezzo a una montagna di quattrini, non c’è neanche bisogno di trarre le conclusioni del ragionamento. Si traggono da sole.
D’altro canto, che qualcosa di strano accada, intorno a quei cantieri, lo dimostrano i fatti degli ultimi giorni.
Sempre ieri e sempre a San Donato, il sindaco ha mentito spudoratamente, quando ha dichiarato che il cantiere “sta rispettando la tabella di marcia”. Se così fosse, infatti, il Comune non avrebbe avuto bisogno di chiedere ai realizzatori – approvando anche una delibera di deroga alle comuni regole che sovrintendono questi lavori – di lavorare 24 ore al giorno, anche di notte, su tre turni di lavoro. Una decisione che necessariamente aumenterà i costi complessivi dell’opera.
Nessuna voce dell’opposizione, però, si è levata nella misura attesa – e legittimamente attendibile – per denunciare un’amministrazione che, per rispettare i tempi di esecuzione e non dover restituire centinaia e centinaia di milioni all’Unione europea, aumenta i costi e i rischi dell’appalto, dimostrando tutta la sua incapacità, già nel solo immaginare di poter far partire le carrozze in così breve tempo. Certo, come dice Lepore, forse adesso è interesse di tutti non veder Bologna fallire come una società di “peracottari”, ma una cornice che veda le istituzioni mettere alla berlina chi oggi chiede agli operai uno sforzo titanico che, in questo Paese, non viene profuso nemmeno per riparare alle catastrofi naturali.
Quanti sono i luoghi ancora feriti – solo per restare a Bologna e in Emilia – dalle recenti alluvioni? E quante volte si è ascoltato il sindaco, qualche assessore, oppure alcuni tecnici chiedere pazienza ai cittadini, perché per i lavori di ripristino servono i soldi, ci vuole tempo, occorre fare le cose con calma e via dicendo?
Solo per le fantasie faraoniche dell’amministrazione si può e si deve lavorare come gli schiavi delle piramidi egizie?
Stiano attenti, allora, i bolognesi, nel 2027. La giunta e i partiti che che la sostengono hanno dimostrato la loro indecenza, rispetto alle aspettative e ai problemi della città. Anche le opposizioni istituzionali, però, non hanno brillato, anzi, c’è il sospetto che abbiano interpretato proprio il ruolo di “opposizioni del re”. Dunque, se i cittadini non fossero rassegnati al ruolo di spettatori impotenti, a fronte di questa manifestazione di sfacciato e illimitato affarismo, è bene che si allaccino le scarpe e pensino di organizzarsi autonomamente per dare una scossa a questa situazione intollerabile.
Astenersi, per manifestare il proprio schifo, infatti, non servirà a niente. O meglio, servirà ai soliti noti, da una parte o dall’altra di Palazzo d’Accursio, a fare della città quello che vogliono. E non certo nell’interesse di tutti.