Via Ugo Bassi, questo pomeriggio, 9 maggio, alle 15.45. Nulla di particolare: operai al lavoro sul manto stradale. O meglio, quasi nulla di particolare. Lunga un duecento metri, dall’incrocio con via Marconi a piazza del Nettuno, questa strada è stata pomposamente inaugurata pochi giorni or sono.
Un tratto tutto sommato trascurabile, degli oltre 16 chilometri di percorso della nuova tramvia. Eppure, dopo una manciata di giorni, ecco nuovamente le maestranze all’opera. A fare cosa? Sicuramente, nulla che abbia a che vedere coi binari. Guardando attentamente la foto, si vede come gli uomini siano impegnati a fare qualcosa nello spazio che divide le due rotaie.
Quindi, non si tratta di un intervento funzionale alla sicurezza. Anche perché, non ostante già tre incidenti, l’assessore Michele Campaniello ha chiarito come non esistano interventi che possano impedire in via assoluta che qualcuno inciampi o scivoli sui binari. Il Comune ha messo i cartelli, spetterà ai cittadini fare attenzione.
In verità, il segnale che si è avuto in questi primi giorni, è inquietante. Se, come vuole la stessa amministrazione, in futuro i ciclisti aumenteranno, crescerà proporzionalmente il rischio che qualcuno cada. E fin tanto che qualcuno cade quando la strada è libera, amen! Si può sperare in un impatto non troppo devastante sul terreno. Ma quando dietro ai ciclisti arriverà il tram? Qual è lo spazio di frenata del nuovo mezzo? Senza essere troppo precisi, non meno di 15-20 metri. Una distanza agghiacciante, immaginando la scena di un ciclista che scivola, trovandosi una decina di metri avanzato rispetto alla motrice.
Tornado ai lavori, però, a cosa mettevano riparo, quegli operai, in via Ugo Bassi? A qualcosa nel sottosuolo, per rendere più stabile la pavimentazione, oppure a un sottoservizio. Insomma, una manutenzione che, a fronte del fatto che il tram ancora non ha iniziato a girare, fa pensare male. La mente del bolognese vola, infatti, al People mover, sempre più spesso fermo per lavori.
Scene analoghe, per altro, si vedono spesso anche in altre strade che sono state modificate per farci passare il tram e anche già “inaugurate” da Matteo Lepore. Dunque, cosa pensare? Che si mascherino dietro il continuo taglio di nastri i ritardi nell’esecuzione dell’opera? Che si proceda coi lavori troppo speditamente, per non perdere i finanziamenti del Pnrr, a scapito della qualità dei lavori stessi?
Nessuno tifa contro la città, ma lo scenario di un tram che parte nei tempi previsti – anche in vista delle scadenze elettorali – per essere, poi, subito fermato per riparazioni e aggiustamenti, francamente, Bologna non se lo merita.
Eppure, ogni giorno, si moltiplicano i segnali inquietanti. Sintomi o di una città costretta a pagare un conto salatissimo, per un’opera ben poco amata e apprezzata dalla gente, per i ritardi nell’esecuzione; oppure di un’infrastruttura che, per non mancare l’appuntamento coi finanziamenti europei, risulti di scadente fattura o di bassa funzionalità.
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