Dunque, saremmo alle solite. Carlo Terrosi, patron della cooperativa “Le macchine celibi”, attiva nel mondo dell’organizzazione culturale, ha presentato un ricorso contro la recente assegnazione a “Labàs” dell’immobile di vicolo Bolognetti. Sotto le Due Torri, è storia nota. “Labàs” è uno dei così detti “centri sociali” più attivi in città, protagonista di occupazioni abusive, di scontri con la Polizia, di manifestazioni che hanno spesso devastato la città. E’ anche il “centro sociale” più coccolato dall’amministrazione comunale, di cui, di fatto, è parte integrante, per tramite del gruppo “Coalizione civica”, guidato in consiglio da Deton Begaj, ma specialmente del vicesindaco, Emily Clancy. Vicolo Bolognetti è l’ex-sede del Quartiere San Vitale, che fu assegnata, anche in spregio alle normative vigenti, a “Labàs” dopo l’inevitabile cacciata di questo gruppo dall’ex-caserma “Masini” di via Orfeo, occupata per anni senza titolo.
Dopo la (fintamente) dura reprimenda del Tar su quell’assegnazione, il Comune ha fatto un nuovo bando, a cui ha partecipato anche “Le macchine celibi”, alla testa di 13 organizzazioni legali e benemerite in città, risultando, però, perdente: l’amministrazione, infatti, ha nuovamente valutato l’offerta di “Labàs” migliore delle altre.
Questi, in sintesi, i precedenti della storia. Ora, però, si scopre, accedendo agli atti, che “Labàs” avrebbe prevalso sugli altri aspiranti gestori di vicolo Bolognetti, in quanto non avrebbe “appesantito” la propria offerta economica, come sono stati costretti a fare i concorrenti, coi costi per la sicurezza sul lavoro; per la gestione delle emergenze; per i permessi necessari a svolgere in sicurezza le attività di spettacolo e somministrazione di cibi e bevande; per i contributi Inps e Inail.
I responsabili di “Labàs”, i quali sosterranno certamente che tutte le attività sono volontarie, per giustificare queste omissioni, non hanno nemmeno indicato la spese per la pur (quasi) risibile assicurazione per i volontari.
Ora, che “Nata per sciogliersi” – questa è la denominazione che Labàs ha assunto per rapportarsi col Comune – pretenda di operare e agire fuori dalle regole che valgono per tutti gli altri, fatti loro. Quel che non è accettabile, è che una siffatta organizzazione delle cose venga ritenuta migliore e preferita a quella di coloro che, di contro, quando operano con l’utenza pubblica, adottano tutte le procedure e si assumono pienamente la responsabilità della sicurezza e della salvaguardia degli utenti stessi.
Ancor meno accettabile, è che questa disinvoltura sulle regole che dovrebbero tutelare lavoratori e utenti caratterizzi un’amministrazione di sinistra, di quella Sinistra che, non più tardi di 5 giorni or sono, ha imposto a tutto il Paese di votare un inutile referendum proprio sui contratti di lavoro e sulla sicurezza occupazionale. Oppure, per quanto inaccettabile, è è pienamente comprensibile: la Sinistra, specialmente quella di Bologna, interpreta la legge come un’opportunità di ostacolare le realtà meno simpatiche a tutto vantaggio di quelle amiche, vicine o comunque più gradite.
Un brutto sospetto che potrà essere sciolto, in un modo o nell’altro, dalla magistratura amministrativa, sollecitata appunto col ricorso depositato da Terrosi? Non è detto, visto come sono andate le cose, in precedenza. In primo luogo, a causa dei tempi biblici della Giustizia italiana. La precedente assegnazione di vicolo Bolognetti a “Labàs”, infatti, fu severamente dai magistrati, però, quando arrivarono le sentenze, di fatto, erano già scaduti i termini della convenzione. Tanto più che il Comune, dimostrando quanto poco temesse i giudici, concesse pure un proroga a “Labàs”, permettendogli di restare in vicolo Bolognetti, in attesa del muovo bando.
Adesso, si vedrà come andrà a finire questa nuova “puntata” del tormentone di vicolo Bolognetti, anche se è chiaro che una tale situazione di disparità tra i cittadini, nel rapporto con Palazzo d’Accursio, potrà essere risolta radicalmente e definitivamente solo con le elezioni.