All in all it’s just another Brics in the wall…
La nuova entità geopolitica mondiale che risponde al nome di Brics aumenta il numero dei suoi aderenti.
A Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica si sono uniti Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti. Il colosso economico macina consensi, richieste, adesioni.
Nonostante la stampa di sistema si affretti a definirlo un gigante dalle molte contraddizioni, minato da tensioni politiche e divisioni ideologiche, formato da democrazie imperfette ai piedi di Russia e Cina, il progetto avanza spedito.
L’espansione voluta al summit di Johannesburg ad agosto 2023 sta prendendo forma. I Brics si presentano come una partnership paritaria, basata sul consenso di paesi che guardano al vantaggio globale senza tralasciare gli obbiettivi interni.
Una pioggia di candidature
Il Presidentissimo russo Putin ha dato il via alle danze, ospitando il primo vertice dei Brics+ a Kazan dal 22 al 24 ottobre 2024, a cui parteciperanno ben trentaquattro paesi che hanno già espresso interesse ad aderire. Algeria, Azerbaijan, Bahrain, Bangladesh, Bielorussia, Bolivia, Cuba, Kazakistan, Myanmar, Nigeria, Pakistan, Senegal, Thailandia, Venezuela, Vietnam e perfino la Turchia, si sono fatti avanti.
In buona sostanza quei paesi che, fino ad ora, agli occhi della Nato non contavano niente o erano solo terre o popoli da sfruttare, ora hanno l’occasione di trovare un posto al sole. L’Occidente e la Nato sono malati incurabili, i Brics crescono in numero e potenza e godono di ottima salute.
In barba alle scellerate decisioni pro Ucraina prese da Usa e Inghilterra, per conto e a danno dell’Europa e dell’Italia – la Russia sta dialogando – non imponendo – sulla costruzione di un nuovo modello multipolare che miete successi e raccoglie consensi, nonostante qualche parruccone nostrano si ostini a ripetere che… All in all it’s just another Brics in the wall…
Cristian Borghetti
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