“La Cina è vicina” è il titolo di un film del 1967 con la regia di Marco Bellocchio, diventato poi anche lo slogan di chi paventava il pericolo dell’avanzata del comunismo cinese, sull’onda dei tanti movimenti maoisti che agitarono la stagione sessantottina.
Mao Tse Doung nel frattempo è morto, la Cina è cambiata e ha visto la trasformazione da regime comunista ortodosso a “socialismo con caratteristiche cinesi”. Con questa definizione Deng Xiaoping, nel corso del XII congresso nazionale del Partito Comunista Cinese (PCC) del 1982, indicò una forma mista di economia, che prevedeva oltre ai settori statali anche alcuni privati.
Secondo quanto teorizzato, la Cina avrebbe adottato questo tipo di economia quale strumento transitorio per arrivare alla società comunista descritta da Marx, tenendo conto delle caratteristiche della Cina odierna. Il tutto sotto la guida del PCC.
Rispetto ad altri regimi comunisti, troviamo altre anomalie, quali, ad esempio, la sanità che, pur erogata dallo Stato, è a pagamento, e la carica senza limiti di tempo della Presidenza della repubblica popolare, innovazione fatta introdurre nella Costituzione nel 2018 da Xi Jinping.
Sostanzialmente una monarchia, anche se per ora non dinastica come quella della Corea del Nord. In pratica, in Cina vige quella che è stata definita, una “via comunista al capitalismo”, per via delle forti differenze di reddito esistenti nel paese, con una presenza di magnati tra i più ricchi nel mondo, e dell’adesione al WTO e alle sue regole.
Costruisci i tuoi sogni
Gli effetti della svolta si possono osservare nell’enorme sviluppo dell’economia e dell’industria in particolare, con l’affermazione di giganti tecnologici che l’Occidente non riesce più a contrastare sui mercati.
Uno di questi è la BYD*, acronimo di Build Your Dreams – costruisci i tuoi sogni – , casa automobilistica o, come la definisce la presidente Stella Li, “azienda tecnologica” che detiene il 23% dell’attuale mercato mondiale delle auto elettriche ed è in rapidissima ascesa. Basti pensare che, negli ultimi mesi del 2024, ha assunto circa 200 mila addetti, che si vanno a sommare agli oltre 700 mila già presenti. Di questi, circa 100 mila, tra cui oltre 10 mila ingegneri, sono quelli destinati alla sola ricerca e sviluppo, reparto che produce, tra le altre cose, la bellezza di una media di 32 brevetti per ogni giornata lavorativa.
Uno spiegamento di forze che non eguali al mondo. Con colossi di questa levatura, la Cina sta letteralmente divorando il mercato dell’auto, acquisendo anche importanti marchi occidentali come la Volvo, la MG, la Saab, la Fisker e una grossa fetta delle azioni Peugeot.
La qualità dei prodotti cinesi sta migliorando rapidamente mentre i prezzi rimangono imbattibili, sia per il pesante intervento dello Stato, sia per i bassissimi costi della manodopera, dell’energia – in grandissima parte di origine fossile, con forti investimenti in nuove centrali a carbone-, oltre che per il monopolio di alcune materie prime strategiche.
Comunismo 2.0 vs Liberal capitalismo occidentale
Insomma, zitto zitto il comunismo cinese 2.0 sta annichilendo l’Occidente liberal capitalista, usando a proprio vantaggio le regole del libero mercato. Priva dei ridicoli lacci a lacciuoli con cui Bruxelles sta castrando l’economia europea, la Cina corre spedita, infischiandosene allegramente dei limiti sulle emissioni di CO2, del milione di ettari da “restituire alla biodiversità”, delle case green e di altre trovate demenziali della UE e dell’Agenda 2030.
Ora, in questo scenario, appare chiaro come sia vitale pensare in tempi rapidi a nuovi modelli di economia, prima che il Dragone faccia un sol boccone non solo del automotive, ma dell’intero sistema produttivo occidentale, lasciandoci la prospettiva di diventare tutti, in un futuro drammaticamente vicino, dei meri esecutori delle direttive di Pechino.
Raffaele Amato
BYD*: 700 mila dipendenti! Più di VW, quasi il doppio di Toyota
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