Aristocratica e popolare, lieve e pesantissima, sboccata e raffinata, Napoli è sempre stata tutto: acqua e fuoco, mare e vulcano.
Un equilibrio unico e delicatissimo che ne ha fatto città coltissima, fascinosa, splendida, decadente, solare e spaventosa.
Oggi Napoli rischia di essere travolta dal suo gusto per l’eccesso, dalla sua folle genialità, dalla sua teatralità.
In bilico tra troppo e troppo poco, Napoli ha scelto il troppo e per strada come sul web, s’avvicenda il troppo cafone, il troppo truccato, il troppo esibito.
“Napule è ‘nu paese curioso: è ‘nu teatro antico, sempre apierto. Ce nasce gente ca senza cuncierto, scenne p’ ‘e strate e sape recita’”
Il grande attore partenopeo s’è fatto permaloso commediante di terz’ordine e ovunque recita il ruolo del napoletano becero, il furbo che “te fotte, il tronfio che “se sente”.
Il napoletano sembra il più disattento all’eleganza dei modi e dei contenuti, un’eleganza che, un tempo non lontanissimo, gli apparteneva naturalmente pure se di origini modeste e che oggi rifugge quasi fosse una qualità degradante.
Sorrentino
“Siete poveri, vigliacchi, piagnucolosi, arretrati, rubate e recitate male. E sempre pronti a buttare la croce addosso a qualcun altro, all’invasore di turno, al politico corrotto, al palazzinaro senza scrupoli, ma la disgrazia siete voi, siete un popolo di disgraziati. E vi vantate di esserlo…” fa dire Sorrentino ad una napoletana fuggita al Nord.
Napoli e i napoletani sono stati finora un tabù: quasi impossibile una critica, un appunto, un biasimo…e Sorrentino li attacca frontalmente con quella rabbia che solo un innamorato può permettersi.
Donne mostruosamente rifatte, dialetto imbastardito, teatralità da guitti a disposizione dei social a cui si sacrificano pure i figli, odio per la regola, avversione per l’ordine.
Una certa Napoli non ha capito che l’eccesso di sregolatezza è anarchia che tutto distrugge e l’eccesso di furbizia è la peggiore delle imbecillità; una certa Napoli ha interpretato il consumismo nostrano nella maniera peggiore, ha dato in pasto se stessa al più degradante dei tentativi di rivalsa, ha dimenticato la sua nobiltà (anche quella degli ultimi e dei poveri) e si è rifugiata nella chirurgia estetica più pacchiana, nella festa più cafona, nei social dei balordi, nei piccoli e grandi atti delinquenziali ormai derubricati a “sbagli che tutti hanno da capire”, in una autogiustificazione continua e corale che è una penosa canzone psicologica, sottofondo di ogni intervista, di ogni dichiarazione, di ogni discorso.
Il risveglio di Napoli mi appare, al momento, improbabile e lontano, ma l’intervento di Sorrentino ha ristabilito un principio: talora uno schiaffo è doveroso, forse salutare e lo si rivolge a chi merita la salvezza.
Napoli, città di eccezionale cultura e splendida tradizione, la più bella al mondo dopo Roma, la merita!
di Irma Trombetta
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