Treni in ritardo, e meno male che questo doveva essere un governo “fascista”.
L’Italia ancora paralizzata da guasti e disservizi sulla rete ferroviaria.
L’opinione pubblica a trazione progressista punta il dito contro il ministro dei trasporti Salvini, chiedendone le dimissioni, mentre lui risponde che ciò è dovuto ad anni di mala gestione.
Un misto tra problemi ereditati e mai risolti e nuovi, che mettono in difficoltà il Capitano, forse anche fuori posto dal momento che ha sempre puntato agli Interni.
Tuttavia le Ferrovie cominciano a insospettirsi verso tutte queste anomalie e cominciano a dubitare che si tratti di incidenti, ipotizzando addirittura un sabotaggio. Senza scadere in facili complottismi da bar, bisogna prendere atto di una cosa: l’aumento dei disservizi ferroviari, sia esso reale o percepito, c’è ed è innegabile.
Se non c’è stato un aumento reale apprezzabile, i giornali stanno enfatizzando i disagi dei viaggiatori anche in situazioni, pur sempre esistite ma che prima non conquistavano le pagine, facendo della propaganda mediatica contro il governo e inculcando l’idea di incompetenza del ministro.
Qualora invece i disservizi siano davvero aumentati, quanto sono veramente imputabili all’attuale governo e quanti sono invece un’eredità pregressa? E siamo davvero sicuri che non vi sia qualche mente, almeno in parte, dietro a questi problemi?
A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si azzecca, diceva qualcuno. Chi ride dell’esposto delle Ferrovie contro ignoti, spesso vede complotti fascisti e clericali ovunque, quindi è meglio che taccia.
Ma Salvini, se vuole salvare la faccia, deve darsi una mossa perché ai pendolari non interessa cosa c’è dietro, interessa solo arrivare in orario e il Ministero ha il dovere di provvedere.
Lorenzo Gentile
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