La soddisfazione di un cittadino, di via del Tuscolano, Luigi Nataloni, apre un inquietante interrogativo, sul futuro prossimo della città.
Come si ricorderà, si tratta dell’uomo che ha lanciato un appello per i gravi disagi che lui e tutti gli abitanti di quella strada e altre limitrofe hanno a soffrire a causa del cantiere-deposito del tram. Un breve filmato che, rilanciato da diversi siti web – tra cui il nostro giornale -, ha avuto tantissime visualizzazioni, al punto da spingere almeno l’Arpae a interessarsi del caso.
Dopo mesi e mesi di proteste inascoltate – potenza di internet! – Nataloni ha ricevuto la visita dei tecnici che si devono prendere cura della salute ambientale del territorio, ottenendo, a beneficio di chi vie in quella zona, alcune attenzioni: dalla riparazione di alcuni danni causati dai mezzi pesanti – con particolare attenzione per delle crepe apertesi nei palazzi – all’obbligo di tenere umido il terreno del cantiere, per limitare l’invasività delle polveri nei palazzi e nelle case.
Fin qui tutto bene, ma un aspetto di quell’incontro solleva un dubbio che interessa non tanto via del Tuscolano, bensì tutta la città. Mentre i tecnici dell’Arpae assicuravano a Nataloni che si sarebbero presi i provvedimenti necessari a rendere meno gravosa la presenza del cantiere, i geometri responsabili dello stesso hanno fatto sapere a Nataloni e, tramite lui, a tutti i cittadini di quel pezzo di territorio, come tutto quell'”ambaradan” lo dovranno sopportare per circa tre anni. Tre anni dal momento del loro incontro, di qualche giorno or sono.
Tema: il 31 dicembre 2026 – cioè, tra 18 mesi e non tra 36! – non dovrebbero essere terminati tutti i lavori del tram, pena la perdita dei finanziamenti Pnrr? A cosa dovrebbe mai servire, tenere aperto per un ulteriore anno e mezzo il cantiere-deposito materiali del tram, se i lavori finissero nei tempi prestabiliti?
La sensazione e la preoccupazione – che in quel quartiere sono nutrite e spunto di particolare impegno da parte di diversi comitati e da Moreno Masotti, infaticabile esponente del Centrodestra locale – è che l’amministrazione comunale, in realtà, sia già da tempo consapevole di non essere in grado di poter rispettare quei pazzeschi limiti, nella realizzazione di un’opera non solo tanto discutibile e discussa, ma ancor più complessa e densa di imprevisti.
Non è sfuggito a nessuno, pere esempio, come ieri e l’altro ieri, in zona San Felice, laddove si è detto che i lavorio di posa dei binari erano già terminati da tempo, gli operai sono dovuti intervenire per rifare diversi metri di tracciato, evidentemente realizzato in modo non adeguato. Rifacimenti che, forse, non produrranno ritardi, nella tabella di marcia complessiva delle impese appaltatrici, ma che certamente avranno un riflesso quanto meno nei costi.
Quel che è certo, è che, se si tenterà di ovviare al problema con una forzatura ulteriore dei tempi di realizzazione del tracciato – avvalendosi anche dell’inedita e inaudita delibera che consentirebbe al cantiere di operare 24 ore su 24, anche di notte -, i rischi di errori e di una più scarsa qualità del prodotto finito s’innalzano vertiginosamente. E il precedente del People mover aumenta di non poco le perplessità, in chi ha a cuore veramente l’interesse pubblico.
Non sarebbe il caso, quindi, di prendere il toro per le corna e aprire immediatamente un’analisi-dibattito su questo tema, sull’eventuale impossibilità di rispettare i tempi nella realizzazione del tram e sulle conseguenze – sia per i cittadini sia per le casse comunali – di un’eventualità del genere? O si preferisce attendere che sia l’orologio a imporre – con lo stesso cinismo implacabile di Brenno – le linee delle future amministrazioni, al di là del loro stesso colore politico?
Contrariamente a quanto detto provocatoriamente dal sindaco, un Comune, in quanto articolazione dello Stato, non può fallire. Non è una srl qualsiasi, grazie a Dio. Però, appunto, sarebbe il caso di smetterla di gestirlo come se lo fosse, con maggior rispetto per i soldi e la pazienza dei cittadini. Pazienza di oggi e dei prossimi mesi. Soldi dei prossimi decenni, semmai dovessero saltare i finanziamenti europei.