Quel che mi sembra emergere dalla carta geografica delle ingerenze dei grandi (ma io non sono uno stratega e nemmeno un esperto di geopolitica) è una sorta di “statement” (passatemi l’inglesismo ma la strategia non parla più latino bensì inglese) che USA e Russia hanno raggiunto riposizionandosi in maniera tale da non pestarsi reciprocamente i piedi.
È evidente quindi che, alla faccia di una Europa sempre più insipiente e ridicola, Trump e Putin hanno stabilito «agreement» sottobanco alla faccia dei papaveroni della UE i quali, avendo già dato ampia prova della bassezza della loro onestà intellettuale, han dimostrato una volta di più l’esiguo spessore del loro quoziente intellettivo, infatti, per parafrasare una affermazione che volendo essere spiritosa ha solo evidenziato la pochezza di colei che l’ha pronunciata («anche stavolta non ci hanno visti arrivare»): sì, non hanno visto arrivare una situazione di riposizionamento geostrategico, impegnati come erano con la storiella idiota di chi è l’aggressore e chi l’aggredito, con le mene lgbt, con la rava del Green, con il pericolo che i cosacchi arrivino fino a Lisbona e altre idiozie per le quali paghiamo fior di stipendi a un branco di idioti e impegniamo parti del nostro PIL per progetti demenziali.
Io che non sono uno stratega, ma mi picco di sforzarmi di essere intellettualmente onesto e, al fine di onorare un minimo di pragmatismo, mi attengo alla regola del rasoio di Okkam, ad oggi rilevo che:
- Trump, andando lui a bombardare i siti nucleari iraniani ha tolto la palla a Israele e ridotto ai minimi termini la credibilità di Netanyahu. I bombardamenti americani, ormai lo sappiamo da tempo, sono chirurgici (vabbeh vah! ) e generalmente esenti da danni collaterali, infatti, guarda caso, sui siti nucleari colpiti non si è sviluppato nemmeno un briciolo di radioattività e la reazione iraniana a quel bombardamento che più chirurgico non si può, è stata quella di un lieve rimprovero seguito da una fiacca risposta con tiro di missili su basi americane nella regione della quale Trump ha perfino ringraziato gli Ayatollah per essere stato avvisato
- di Ucraina non se ne parla più o piuttosto, gli americani hanno di fatto dimostrato di fregarsene altamente tant’è che si sono sostanzialmente sganciati senza che quei mentecatti di europei (absit iniuria verbis ma solo volendo evidenziare le costrizioni della loro mente in discussioni vanesie) se ne siano resi conto anche stavolta, della serie: «non ci hanno visto arrivare»
- è evidente che alla faccia di una UE sempre più abborracciata, USA e Russia avevano stabilito accordi dei quali è stato edotto anche l’Iran in ottemperanza a un equilibrio mediorientale in cui l’Iran è riconosciuto come potenza regionale.
Quel che possiamo immaginare sulla base di quei pochi indizi che la stampa occidentale è ben lungi dal rilevare, presa com’è da un europeismo da barzelletta e da una crassa ignoranza circa il mondo arabo-islamico, è che:
- in ucraina la UE rimane con il cerino in mano e manco potrà contare sull’appoggio della NATO, pertanto lascerà Zelensky con il ricordo dei sorrisini ebeti e dei ridicoli abbracci dei leader UE (che non avevano capito e ancora non capiscono una cippa)
- il Medioriente sarà ridisegnato da accordi diretti, molto probabilmente preventivamente vergati tra Trump (padrino del mondo arabo islamico Sunnita) e Putin che, oltre ad avere libertà d’azione in Ucraina, avrà nella regione mediorientale un potente alleato, l’Iran (Islamico sci’ita).
Sì, bravo Trump per come ha saputo prendere per il naso noi europei e per come ha saputo gestire un alleato scomodo, petulante e rabbioso come Netanyahu.
Bravo Putin per la calma del forte con la quale dal 2022 ha retto il gioco contro il mondo «che conta».
Bravi entrambi per aver saputo riconoscere all’Iran islamico sci’ita (non arabo), un primato in seno alla regione medio e cis orientale e in seno al mondo arabo islamico a maggioranza araba e sunnita
Quanto alla UE … solo una lapidaria affermazione: veniamocene via al più presto.
Corrado Corradi
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