Nella sua Storia d’Italia, il grande giornalista Indro Montanelli espresse le sue circostanziate e mai banali opinioni in merito alla partitocrazia, cui era particolarmente allergico.
Il suo pensiero è attuale più che mai, oggi, per comprendere determinate dinamiche. Secondo la Costituzione italiana i partiti politici non sono istituzioni, ma associazioni di fatto, strumenti di comunicazione tra classe politica e gente comune, accuditi da volontari. Così erano concepiti dagli uomini del “pre-fascismo”, De Gasperi incluso.
Questa è la semplice concezione che dovrebbe tornare, per diventare uno Stato realmente moderno. La conseguenza, molto pragmatica, di questo modo di intendere il partito, è assai lontana da quello di “istituzione” o di “famiglia politica”. Si tratta di un’esemplificazione secondo la quale nessuno dovrebbe più sentirsi moralmente vincolato se vota a destra nonostante alcune posizioni non possano essere condivise.
La tal associazione privata orientata alla libertà e ai principi “Dio, Patria, Famiglia”, anche con le sue contraddizioni ed annacquamenti, è sempre meno peggiore del campo progressista, totalmente ateo, anti-cristiano, anti-italiano e per la demolizione della Famiglia in una società fluida. Meglio un ordine naturale zoppicante che la sovversione!
Si, ma….
Dunque, perché, nonostante il Fascismo sia finito da 80 anni e il Muro di Berlino sia caduto nel lontano 1989, la mentalità comune rimane dogmatica, piena di “sì, ma…”, di dubbi ed elucubrazioni mentali, sentimentali e radicali?
Sempre Montanelli spiegava che l’unico a non essere un partito era il Partito Comunista perché era “una via di mezzo tra la caserma e la chiesa per entrare nella quale bisognava prendere i voti in un seminario che si chiamava scuola delle Frattocchie ove veniva formata la gente, nella totale dedizione al partito”. Nel dopoguerra facevano, persino, voto di castità – ci racconta sempre il più grande giornalista italiano. Questo apparato si sparse in tutta Italia ed entrò in qualunque Istituzione.
Gli altri, che non avevano mai avuto una struttura simile, che forgiasse la burocrazia del Paese tramite i suoi uomini, oltre e prima del voto, dovettero adeguarsi ed inseguire il PCI, trasformando l’associazionismo volontario in militanza convinta ciecamente dalla gerarchia dominante che il bene assoluto fosse rappresentato dal partito. Fu, dunque, a causa del comunismo che anche in Italia nacquero i partiti, che, però non erano composti esclusivamente da idealisti e sognatori, quanto da persone che approfittavano della vicinanza al potere, per tornaconto personale ed arricchimento.
Antifascismo come religione
Secondo Montanelli, il sistema corruttivo e corrotto nasce qui. Come conseguenza del modello partitico totalizzante comunista, gabbia e chiesa, quindi prigione e religione. L’accettazione di entrambi i vincoli determinava la necessità del lucro per ogni “schiavo”. C’è molta differenza, però, tra uno schiavo, che potrebbe ribellarsi ed uno schiavo ricco, che non ha alcun interesse a reagire o ad alzare la testa perché avrebbe sicuramente paura di perdere privilegi, prebende e bella vita. Naturalmente questo concetto si può declinare anche a chi non fa politica attiva ma accetta tutto passivamente oppure attraverso il brontolio da osteria e social.
“L’Antifascismo, più che una tendenza politica, rappresenta una nuova religione civile, che per fini del tutto strumentali tiene in vita un periodo storico esaurito e archiviato”.
Poiché la matrice e la formazione ideologica comunista sono immutabili nelle radici ma camaleontiche e subdole nella prassi, non a caso definite come intrinsecamente perverse da Papa Pio XI, come ogni religione, esso si fonda su dogmi che nessuno può mettere in discussione (politicamente corretto e pensiero unico).
Ossessione
L’ossessione verso il pericolo del ritorno di un fascismo che non sarebbe mai veramente morto ma, sarebbe sempre latente dietro l’angolo, pronto a rinascere, non solo mantiene in vita Hitler e Mussolini, ma è come un feticcio da gettare addosso a politici ed intellettuali che rappresentano un ostacolo al totalitarismo culturale progressista.
Il secondo dogma è costituito dalla necessità, per quanto superata ed estremamente obsoleta, di dividere gli italiani come i partigiani facevano ottant’anni fa tra buoni antifascisti e cattivi fascisti. Laddove quest’ultimi erano e sono tutti coloro che hanno una concezione della vita diversa da quella da loro imposta. Per cercare di ammodernare almeno il linguaggio, hanno creato una neo-lingua fatta di neologismi per cui se credi in Dio sei un retrogrado medievale, se credi nell’amor Patrio sei un fanatico, se credi nella famiglia naturale sei un omofobo.
I reati d’opinione
La religione antifascista ha, dunque, le sue leggi repressive, ossia i reati di opinione, i suoi sacerdoti e sacerdotesse che sono i politici, i sindacalisti, i media. Ha i suoi giudici riuniti in una o più correnti, che si dichiarano intoccabili e sopra il diritto positivo. Ha i suoi scribi, ovvero taluni giornalisti e molti farisei a codazzo.
Tutto questo serve a garantire il Sistema (gabbia + chiesa) soprattutto nella sua alleanza col Grande Capitale e a demonizzare gli avversari, addirittura togliendo loro l’umanità. Di qui il vecchio slogan anni ’70: “uccidere un fascista non è reato” o “se vedi un punto nero in lontananza, spara a vista, perché o è un prete o è un fascista”.
Questo è odio allo stato puro. Parlano di tolleranza? Solo in nome di un’utopistica adesione di tutti ad una uguaglianza impossibile, al socialismo reale, cioè alla miseria collettiva, al culto del nulla, al materialismo, al consumismo e all’accettazione distopica dell’assurdo.
Scontro continuo
Pur di favorire il conformismo di massa, il “nemico immaginario” etichettato come “fascista” (sintesi di tutte le “eresie” e presunto pericolo pubblico) l’antifascismo crea un clima di scontro continuo, soprattutto quando perde potere, che spesso scaturisce in violenza. La giustizia sociale è solo infiammazione dell’invidia umana, non ricerca dell’armonia fra le diverse classi.
Scrive Alberto Lobosco: “nonostante decenni di antifascismo a reti unificate, moltissimi italiani non vogliono definirsi antifascisti”. La Destra che si riconosce nella Tradizione c’era prima, c’è stata e ci sarà sempre. (“Religione Antifascista, la trappola ideologica della politica moderna”, Idrovolante Edizioni, 2024)
Matteo Castagna
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: