Le manifestazioni di protesta contro lo sgombero del centro sociale Leoncavallo hanno mostrato come l’antifascismo, ormai indissolubilmente connesso con il progressismo più bieco, nasconda senza troppo sforzo il desiderio di ottenere ciò che si vuole senza pagare.
Il caso di questo centro sociale, come degli altri sparsi in tutta Italia, è palese: si pretende uno spazio, in questo caso privato che appartiene a uno sventurato proprietario, senza pagarne l’affitto né le spese, in nome di un astratto significato culturale e di aggregazione che il centro sociale si prefigge di dare. Se è vero che tali luoghi in generale potevano avere un senso, l’adozione della “religione antifascista” ne ha snaturato e ridicolizzato gli obiettivi, veicolando gli avventori verso proteste inutili e atti di vandalismo.
Ma questa arte di pretendere senza pagare, in nome appunto dell’antifascismo, non è nuova. Ricordiamo quando i comunisti di allora pretendevano di entrare gratis ai concerti, pensiamo alle femministe che vogliono trovare gli assorbenti gratuiti nei bagni quando a volte manca persino la carta igienica, come non citare le occupazioni di appartamenti sfitti, privati, di cui è quasi impossibile rientrare in possesso (pagando comunque tasse e spese). E poi gli sconti pretesi non solo sui mezzi pubblici, ma anche su musica e beni non di prima necessità, che sono stati il mantra degli antifascisti negli anni 2000.
E IO PAGO
È un po’ come certi partigiani che giravano per le cascine e requisivano il cibo agli sfollati, che dovevano cedere senza fiatare in nome della lotta antifascista. E non saremmo stupiti se, qualora le droghe leggere fossero completamente legalizzate, gli antifascisti pretendessero di averle gratuitamente, adducendo a qualche strampalato collegamento con la Costituzione e con il significato culturale che le droghe possono dare.
Tutto questo accade mentre le richieste reali, come ad esempio la riduzione dei costi sui beni di prima necessità che riguardano tutti, dal cibo ai medicinali, sono confinate nel contenitore del populismo, arma usata dal sistema per trasformare la giustizia sociale in un nemico.
Ma almeno potremo dare ai progressisti, in nome dell’antifascismo, ciò che vogliono per un mondo migliore, assecondando i loro “costituzionali” capricci. E come diceva Totò, “E io pago”.
Lorenzo Gentile
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