Fedez, fuoco a Cuore Nero? È già tanto se sa accendere un fiammifero.
Il simbolo della superficialità dei nostri giorni, fatto di “influencer” seguiti da “follower” completamente svuotati di personalità, al punto quasi da vivere la vita dei loro beniamini a colpi di cuori sui social network, torna a far parlare di sé, questa volta ricordando come, stando ai suoi racconti, avesse impedito l’apertura di una sede che raccoglieva alcune delle maggiori sigle dell’epoca della destra radicale milanese.
Tolta l’apologia ai metodi mafiosi tipici dell’antifascismo, che con la mafia ha storicamente un rapporto particolare, ci chiediamo se è lo stesso Fedez che dopo aver fatto il gradasso col vicino di casa si era beccato due schiaffoni piagnucolando sui suoi profili social, se è lo stesso che mette lo smalto e i tacchi, o che scoppiò in lacrime dopo uno scherzo del suo amico, o di altri episodi che ci fanno dubitare che sia uno di quei personaggi cresciuti in strada lottando per sopravvivere.
E invece il nostro cuor di leone sostiene che serve più violenza per propagandare le proprie idee, rispondendo ad un attivista ambientalista che ne criticava lo stile di vita a suo dire inquinante (e in quel caso forse il rapper poteva anche avere ragione).
Ma consigliamo il noto “cantante” di non chiamare violenza perché non abbiamo voglia di sentire l’ennesimo piagnisteo vittimista.
Lorenzo Gentile
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