Un protagonista assoluto della vita pubblica di Francia e dell’Europa.
Qualcuno, in queste ore, a Parigi e altrove, lo afferma a denti stretti, magari, ma è costretto ad affermarlo, parlando di Jean-Marie Le Pen.
Un soldato e un uomo politico da sempre al servizio del suo Paese, con instancabile energia, con lungimiranza e intelligenza, con una passione che ha fatto impallidire i suoi stessi avversari, spesso mossi più dell’interesse personale, che da quello pubblico.
Un gigante politico
A livello mediatico, l’unico politico transalpino capace di tenere testa a Francois Mitterand, col quale giocò di sponda, agli inizi degli anni ’80. A livello europeo, uno dei primi a manifestare riconoscimento e importanza al Movimento sociale italiano-Destra nazionale, da cui si fece donare niente meno che il simbolo. E non è un giorno triste, questo, per la Destra europea se, a fronte di una dipartita serena, a 96 anni, di un “vecchio leone” in Francia, in Austria il capo dello Stato è costretto dagli eventi a infrangere la “conventio ad excludendum” contro Herbert Kickl, affidando al leader del Fpo il mandato esplorativo per la formazione del nuovo governo.
Le Pen, insieme a Giorgio Almirante e a Pino Romualdi, tracciarono un solco, nel 1979, l’Eurodestra, che tutto il mondo politico e istituzionale circostante avrebbe voluto isterilire immediatamente.
Al contrario, nonostante i tentativi innumerevoli di inquinare quel campo, i semi hanno dato i loro frutti e i “sovranisti” – come si usa definirli oggi – sono egemoni nel gioco elettorale di tutta Europa, costringendo gli avversari – conservatori e socialisti – a formare improvvisate “coppie di fatto” che ne accelerano solo la decadenza politica, amplificandone ed evidenziandone anche quella morale.
Alla fine aveva ragione lui
Mai, come in questo caso, la scomparsa di un interprete tanto straordinario e particolare del parlamento e della società della sua nazione, più che comprensibile e inevitabile tristezza nelle sue famiglie umana e politica, suscita orgoglio, specialmente in chi ne ha condiviso le alterne fortune, nella convinzione – rivelatasi esatta – della giustezza delle sue intuizioni.
Oggi tutto il Vecchio continente è costretto a misurarsi coi problemi – dall’immigrazione ai rapporti Est-Ovest e alla necessità di una nuova Indipendenza europea – che Jean-Marie Le Pen aveva affrontato e imposta all’agenda politica di Parigi e Bruxelles già 40 anni addietro.
E si moltiplica il numero dei politici – in ogni schieramento e in ogni paese – che, pur non avendo il coraggio di ammetterlo, adottano, però, soluzioni simili se non identiche a quelle da lui avanzate nel corso di una lunga carriera.
Adesso la palla passa alla figlia e alla nipote
Ed è difficile immaginare che la sua serena dipartita sia stata anche solo minimamente turbata dal dissidio tattico con la figlia Marine, la quale, credente, da oggi avrà la certezza di godere – dopo aver avuto la possibilità di crescere all’ombra di un così importante esempio – anche di un sostegno ultraterreno.