Nel 2024 il cacao ha superato il bitcoin in rivalutazione, mentre l’acciaio resta essenziale. Ma nel 2025 i conti non tornano più.
Nel biennio 2024/25 il cacao ha vissuto un’impennata senza precedenti, raggiungendo un +170% e toccando gli 11.241 dollari a tonnellata.
A far lievitare i prezzi sono stati gli eventi climatici estremi che hanno colpito i maggiori produttori mondiali, Costa d’Avorio e Ghana, distruggendo i raccolti. Piogge fuori stagione, venti forti e malattie come il rigonfiamento dei germogli hanno fatto crollare le rese del 25-30%, con una diminuzione globale della produzione del 13,1% e delle scorte del 26,8%.
Ma nel 2025 è arrivata la correzione: il prezzo è sceso a 9.157 dollari/tonnellata, segnando un –23,5% rispetto ai massimi. Il paradosso però è evidente: mentre le borse correggono, i consumatori pagano di più.
I prezzi al dettaglio sono saliti del 16,2%, trainati da speculazioni, dinamiche distributive opache e un sistema che lascia i coltivatori sempre più ai margini.
Sul fronte bitcoin, la regina delle criptovalute ha continuato la sua corsa. Dopo un +120% nel 2024, anche il 2025 ha confermato la tendenza bullish, con valori che hanno superato i 97.000 dollari e proiezioni fino a 98.000 euro entro fine anno.
Secondo CoinShares, già nel terzo trimestre 2024 il costo di produzione per i miner statunitensi era salito a 55.950 dollari, superando i 106.000 se si considerano le spese totali. Nonostante margini più ridotti, il settore resta redditizio grazie a un contesto macroeconomico
favorevole e alla crescente domanda legata a ETF e strumenti finanziari digitali.
E l’acciaio? È l’asset meno spettacolare, ma continua a reggere le infrastrutture del mondo.
Nel 2025 il prezzo si è mantenuto stabile sui 3.075 yuan/tonnellata
(circa 425 dollari), con una flessione contenuta dello 0,82%.
In Europa si intravedono segnali di ripresa, ma l’Italia resta indietro. Mancano strategie
industriali, i dati su produzione e costi restano lacunosi e il dibattito pubblico sembra dimenticare chi costruisce davvero il Paese.
Alla fine, tra rimbalzi, crolli e rincorse speculative, il 2025 ci lascia un messaggio chiaro: il valore è relativo, ma i costi — economici, sociali, ambientali — li paghiamo tutti.
E spesso il vero prezzo è proprio quello che non si vede.

