Si può essere accoglienti, ma mendaci? Si può amare nella menzogna? Può un sacerdote cattolico rinnegare le verità della religione che professa perché questa aderisca alle presunte necessità della comunità LGBTQplus, per la quale è attivista? Può un sacerdote cattolico far parte di una comunità il cui stile di vita contraddice le verità di fede e di retta ragione?
Occhiali clowneschi, abbigliamento da signora bon ton con sprazzi di eccentricità, don Malù (nome d’arte…ahime!) confessa e concede la Comunione secondo canoni da lui personalmente stabiliti: permette alle persone queer che non desiderano cambiare la propria vita, di comunicarsi ed insegna che l’omosessualità è un aspetto normale della sessualità, una natura autentica della quale coloro che così sarebbero stati creati da Dio, non possono e non debbono disfarsi.
Malgrado le intenzioni benevole, le azioni e le dichiarazioni del prete dei gay pride sono pericolose, insidiose e temibili a dimostrazione che non è sufficiente voler far del bene per farlo realmente e non è sufficiente credere di amare per amare davvero!
La presunzione
C’è in Don Malù una inaudita presunzione stranamente ignorata da coloro che lo seguono: quella di sostituire la sapienza della Chiesa con le sue personali opinioni, quella di credere di poter far meglio dei santi e forse persino di Cristo che non accoglie il peccatore se non per indirizzarlo al pentimento, al bene e cioè alla salvezza eterna.
Don Malù distrugge il matrimonio cattolico (se non è peccato il rapporto omosessuale perché dovrebbe esserlo quello etero fuori dal matrimonio? E se il rapporto sessuale è sempre lecito, qual è la funzione del matrimonio?), fa a pezzi la dottrina (se la verità della Chiesa romana è ridotta ad opinione, non esiste verità e dunque non esiste necessità della Chiesa che della Verità è custode),
Devasta il cattolicesimo introducendo la mentalità del protestante che interpreta personalmente il Vangelo, rende inutili i sacramenti (che senso ha la confessione se alcuni peccati possono essere omessi secondo il gusto del sacerdote…e perché non secondo la sensibilità del fedele? Perché comunicarsi quando non si vuole seguire la strada indicata da Cristo? E la Cresima con la quale acquisisco la Fortezza per testimoniare la mia fede? Sarò testimone di Uno al Quale credo, ma parzialmente?!), contraddice la logica quando afferma che la Chiesa deve essere al passo con i tempi come se la Verità dovesse cambiare col cambiamento dei costumi (ma che Verità è quella valida nel 1800 ed inefficace un secolo dopo?).
Accoglienza ingannevole
L’accoglienza di Don Malù è ingannevole e deleteria: per se stesso perché distorce la verità per giustificare le proprie mancanze; per gli omosessuali che a lui si affidano cui fa credere che la loro tendenza a compiere quel certo peccato mortale le identifica come persone (sostenere che l’omosessualità è l’essenza di un individuo è come dire che l’inclinazione a rubare lo sia!) invitandole persino a comunicarsi dopo una confessione inutile e blasfema nella quale i loro atti sono stati da lui personalmente, non si sa con quale autorità, depennati dalla lista delle azioni peccaminose; per tutti coloro che lo ascoltano e che possono facilmente esser tratti in inganno.
L’intimo sentire di moltissimi peccatori è insidioso e mistificatorio per la facile assuefazione al male della coscienza che sovente inganna se stessa, fino a non riconoscerlo e a non sentirlo più come tale.
La Chiesa di Roma accoglie tutti i peccatori come Cristo fece e col fine che don Malù non comprende o finge di non comprendere: redimerli affinché si salvino e non perché si sentano capiti, accettati, compresi, abbracciati.
Comprensione delle motivazioni e accettazione della persona sono gli atti iniziali di un cammino che conduca al pentimento e non alla perseveranza nel male.
Padre Pio
Padre Pio, santo, mistico, stigmatizzato, ha assolto tutti, assassini, prostitute, massoni, omosessuali, donnaioli: ad uno di questi si rivolse con l’appellativo di “porco” e fece assaggiare le fiamme dell’inferno che, per un attimo, permise lambissero le sue gambe.
Quel “porco” fu un atto d’amore e quel dolore procurato dalle fiamme, un tentativo (riuscito!) di salvare chi sarebbe stato inghiottito nel fuoco eterno.
Perché quell’anima si risvegliasse e si salvasse Padre Pio arrivò all’insulto; don Malù è, al contrario, sorridente, “benevolo”, mieloso… afferma che tante anime si accostano a lui perché è “più semplice”…ha perfettamente ragione!
Solo una onesta ricerca della Verità fa preferire Padre Pio a Don Malù, ma la maggior parte dell’umanità preferisce vedere il proprio peccato derubricato ad atto lecito piuttosto che essere richiamata alla disciplina e alla signoria sui propri istinti… soprattutto se è coinvolta la sessualità il cui “uso” improprio è spesso deliziosamente piacevole per tutti gli esseri umani, di qualsiasi orientamento.
Le parole “inclusive”, comprensive, accoglienti di don Malù sono un atto di guerra contro le anime, gli insulti di Padre Pio una poesia d’amore.
“Chi ti vuol bene ti fa piangere” si dice in Grecia. Rammentiamolo anche in Italia!
di Irma Trombetta
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: