Dalla Germania arriva un grido d’allarme che squarcia l’idilliaca immagine delle estati europee: le piscine pubbliche, un tempo simbolo di spensieratezza, stanno diventando zone franche per molestie e aggressioni sessuali.

La denuncia, forte e chiara, arriva dalla storica rivista femminista tedesca “EMMA Magazine”, con un articolo di Annika Ross che dipinge un quadro inquietante.
Ragazze e donne molestate in piscina, con episodi eclatanti che a fatica arrivano alle cronache locali per l’autocensura dei media e delle autorità. Il sindaco di Gelnhausen ha avuto la brillante idea di giustificare le aggressioni a sfondo sessuale con l’afa. Sì, avete capito bene: non è colpa degli aggressori, ma del termometro impazzito.
La fuga dalle piscine
Dal 2015, le aggressioni sono diventate una triste costante, “prevalentemente da parte di uomini con un background migratorio”, che evidentemente interpretano un costume da bagno come un invito. I numeri parlano chiaro: 74 casi di violenza sessuale nelle piscine dell’Assia solo nel 2024, 78 nel 2023. E questi sono solo i casi denunciati, ovvero una minima parte. La dinamica è spesso la stessa: palpeggiamenti sott’acqua, bikini strappati, donne filmate o insultate.
La risposta? Un silenzioso ritiro delle donne dagli spazi pubblici. Vendite di piscine da giardino alle stelle: il lusso di fare il bagno senza il rischio di un trauma.
E così, pezzo dopo pezzo, la libertà collettiva si sgretola. Non si prendono più i tram la sera, si evitano i bar per paura delle droghe da stupro nei bicchieri. Manuel Ostermann, un rappresentante sindacale della Polizia Federale, afferma: “La perdita collettiva di libertà è una realtà.” Ma a quanto pare, identificare i colpevoli è un compito gravoso, soprattutto se temiamo accuse di razzismo. Meglio la cecità, forse.
La follia, però, non si ferma ai confini tedeschi. Anche la Francia ha avuto il suo “antipasto” di punture di aghi alla “Fête de la Musique”, un evento che ha visto donne aggredite con siringhe, risse di massa e saccheggi. Un appello online per molestare e intimidire le donne? Ci ricorda un po’ il Capodanno di Colonia 2015. Ma tranquilli, la copertura mediatica è stata scarsa. Meglio non disturbare la quiete pubblica con dettagli scomodi.
Il messaggio scomodo dell’islamismo radicale
Ma il punto più scottante dell’articolo di “EMMA” è il messaggio che sembra emergere da questa situazione: “Fuori dagli spazi pubblici! Il tuo posto è in casa!”. Un messaggio che non è solo una conseguenza implicita della paura, ma che trova anche sponde esplicite… e l’apartheid di genere si fa, perfino, “ufficiale”: l’Università di Kiel ha ospitato una “Settimana dell’Islam”, con esponenti salafiti, dove uomini e donne sedevano separati, con ingressi diversi. E l’influencer islamista Issam Bayan, con mezzo milione di follower, promuove la segregazione di genere nelle piscine all’aperto. Come dire: se non riescono a cacciarti con le molestie, ci penserà la Sharia a fare il resto.
Cosa accadrà in Italia se questo è l’antipasto tedesco?
Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che le tendenze sociali raramente rimangono confinate ai loro luoghi d’origine. Se la Germania sta affrontando una progressiva erosione degli spazi pubblici sicuri per le donne, mascherata da un politicamente corretto paralizzante e da una retorica giustificatoria che sfiora il ridicolo, l’Italia non può permettersi di guardare con superficialità.
Il “ritiro silenzioso” delle donne dalle piscine, dai tram e dai luoghi di socialità è un campanello d’allarme assordante. Se in Germania si preferisce minimizzare per paura di etichette come “razzismo”, in Italia il rischio è che si cada nello stesso tranello, complice una certa cultura dell’auto-censura e della difficoltà ad affrontare temi scomodi.
Assistiamo già ad un aumento degli episodi di molestie non denunciate, a una giustificazione implicita dei comportamenti aggressivi e a una crescente auto-limitazione della libertà femminile. La “segregazione di genere” in spazi pubblici potrebbe insinuarsi silenziosamente, attraverso la paura e la pressione sociale.
L’antipasto tedesco, con la sua miscela di violenza tollerata e la perdita progressiva di libertà, suggerisce che l’Italia si troverà presto di fronte a una scelta: o affrontare la questione con pragmatismo e senza paure ideologiche, o rischiare che anche qui, a poco a poco, il messaggio “Fuori dagli spazi pubblici! Il tuo posto è in casa!” diventi una cruda realtà, non per imposizione, ma per disperazione. E la piscina, da luogo di svago, potrebbe trasformarsi in un simbolo della libertà perduta.
Redazione
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