Sono sempre stato molto critico e preoccupato nei confronti dell’attivismo islamista predicante, che ho sempre sostenuto essere suscettibile di sfociare nel jihad.
Sempre ho denunciato quel corto circuito per cui noi europei, al traino del binomio USA-NATO, siamo pappa e ciccia con quei paesi del mondo arabo-islamico che foraggiano la militanza islamista attraverso la “da’wa” (predicazione operosa – per usare un aggettivo eufemistico) e non disdegnano di soffiare sulla brace del jihad.
Mi riferisco ai paesi del golfo in cui si conculca il peggio dell’islam e alla consorteria della fratellanza musulmana che briga per esportarlo sia in Europa, sia negli altri paesi del mondo arabo-musulmano dove viene applicato l’Islam tollerante (e da noi negletti).
Sempre ho lanciato l’allarme sul pericolo del jihad specificando che, per quell tipo di Islam, il jihad è armato e ha lo scopo di tenere sulla graticola una popolazione di mammolette come la nostra.
Un cane sciolto?
Pertanto, non mi si può accusare di essere uno che minimizza la minaccia se dico che la strage di Magdeburgo non ha nulla a che vedere con il jihad ma solo con un arabo-musulmano in preda ad allucinazioni da uso di sostanze stupefacenti.
Chissà quante risate si sono fatti gli avventori delle tante moschee incistate da noi, dove si predica il peggio dell’Islam (quello dei nostri compari in affari) di fronte alla nostra reazione isterica dettata da timor panico che conferma la loro convinzione che siamo ormai solo delle mammolette.
Stiamo attenti perché è adesso che dobbiamo temere un altro colpo di coda di qualche jihadista, in quanto abbiamo ricordato a quei cani sciolti quanto siamo vulnerabili sul piano psicologico e che forse è ritornato il momento per rimetterci sulla graticola.
di Corrado Corradi
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