La Fondazione Cecchettin, con indiscutibili nobili intenti, è riuscita a far entrare l’educazione al rispetto nelle scuole italiane col fine di farne argomento che travalichi anche le mura scolastiche.
Di rispetto, in questa società, manchiamo gravemente.
Anche nella famiglia Cecchettin, ci fosse stata una maggiore sensibilità in tal senso, si sarebbe forse evitato che una nonna, cadavere ancora caldo della povera Giulia, andasse, truccata di tutto punto e sorriso in volto, a promuovere il proprio libro; sarebbero, presumibilmente, riusciti persino a scongiurare lo spettacolo inquietante di una sorella che, alla terribile notizia, si presenta ai giornalisti indossando simboli satanici; forse una educazione adeguata avrebbe fatto intendere ad un padre, ovviamente addolorato ma figlio di questa società, che una curatrice di immagine e l’immancabile libro non si conciliano affatto col rispetto che si deve ad una figlia da poco assassinata.
Cos’è il rispetto?
Per queste e per tante altre ragioni condivido pienamente la decisione del ministro Valditara, ma mi chiedo su quali basi la scuola italiana educherà i suoi studenti a quella qualità magnifica e negletta che si chiama rispetto!
Il rispetto cos’è se non ciò che scaturisce dal considerare sacra la vita e la persona, intoccabile il patto sociale, inviolabile la dignità del malato, dell’handicappato, del vecchio e del bambino?
E come può essere insegnato tutto ciò in una società che aborre il sacro e la vita, martorizza i bimbi non nati, glorifica l’eutanasia? Sarebbe sacra la vita del proprio compagno di scuola, ma non quella del figlio che hai concepito in una serata folle in discoteca?
Davvero si pensa di poter insegnare questo e rimanere credibili?
Il rispetto degli altri…e si acconsente che ad un bambino o ad un adolescente si blocchi lo sviluppo perché possano decidere, di lì a poco, di farsi amputare i genitali!
Di quale rispetto si sta parlando? Quello che si è annullato devastando l’autorità genitoriale?
Incoraggeranno il rispetto per la donna, promettono, ispirati dal signor Cecchettin!
Benissimo…ma con quale credibilità, dato che sono decenni che insegnano ai ragazzi che la donna può essere “usata” per una sera senza che nessun padre o fratello – sia maledetto il patriarcato! – debba in alcun modo intervenire?
E alle ragazze cosa intendono raccontare? Diranno loro di rispettare se stesse? Compito non facilissimo se fino ad un minuto prima le hai istruite a libero sesso in libera (e frequentatissima!) vagina…o mi sbaglio?
E chi avrà titolo di maestro di rispetto?
Il rispetto non è anche decenza, limite, pudore, sensibilità, eleganza, misura?
Lasciamo che diventino maestre di rispetto donne che vanno al mare svestite di filo interdentale?
A costoro, che non hanno riguardo neppure del figlio adolescente col quale si accompagnano in spiaggia, affidiamo, come insegnanti, madri, amiche, professioniste, l’educazione ad una qualità essenziale in una società civile?
E quali uomini saranno in grado di parlare di rispetto se così poco ne usano verso se stessi da accettare che le loro mogli d’estate coprano a malapena le pudenda e d’inverno vadano in palestra abbigliate di tutine intravaginali?
Uomini che, almeno in Italia, a milioni contribuiscono al grande business della prostituzione di trans e affini…sono loro che inculcheranno il rispetto per gli altri a ragazzini di quindici anni?
Se nelle loro famiglie il nonno finisce all’ospizio ed il cane è trattato come un principe, di quale rispetto andranno cianciando gli educatori?
Il limite
Il rispetto impone un limite alla propria volontà, suggerisce una rivalutazione dei propri doveri, obbliga ad una considerazione profonda della personalità e della esistenza degli altri…ma hanno insegnato ad essere ciò che si vuole, a fare ciò che si desidera, ad anteporre i desideri ai doveri e a considerare che nulla esiste se non l’ego, bocca affamata e voracissima.
Il rispetto a cui chiama Valditara implica un cambiamento difficile ed epocale…perché farlo?
Per Dio…ma non hanno voluto una società di atei o, almeno, di agnostici?
Per la società? Ma ne hanno fatto una congrega di individualisti!
Per la famiglia? Impongono di chiamare tale qualsiasi unione immaginabile!
Insegnare il rispetto sarebbe bellissimo, ma bisognerebbe essere credibili…in Italia quasi nessuno lo è e certo non la scuola complice di una disfatta sociale e culturale senza precedenti!
Per rispettare davvero la memoria di Giulia Cecchettin noi bigotti cattolici andiamo per vie brevi e sicure: le dedichiamo una preghiera, certi che il rispetto per l’uomo inizi dall’amare Dio!
di Irma Trombetta
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