Quattro quesiti per rilanciare i diritti sul lavoro
Il mondo del lavoro italiano, in particolare quello operaio e dei dipendenti, si trova oggi a un bivio.
Con il referendum previsto tra il 25 maggio e l’8 giugno, i cittadini avranno l’opportunità di esprimere la loro volontà sulla riforma del lavoro che ha cambiato il volto delle tutele nel nostro Paese: il Jobs Act, introdotto nel 2015 durante il governo Renzi.
Il Jobs Act, fortemente voluto dall’ex Premier Renzi, ha segnato una svolta radicale nel sistema delle tutele e dei diritti dei lavoratori, ma ha anche sollevato critiche per aver ridotto la protezione dei dipendenti, in particolare in caso di licenziamento e per quanto riguarda i contratti precari.
I quattro quesiti promossi dalla CGIL, che mettono nel mirino il Jobs Act, sono un’occasione per riconsiderare l’assetto normativo sul lavoro e dare una risposta chiara a chi ancora crede che sia necessario proteggere i diritti dei lavoratori.
Con il primo quesito si intende reintrodurre il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, in modo da restituire ai lavoratori la tutela che è stata ridotta dal Jobs Act. Con il secondo, invece, si punta a limitare l’abuso dei contratti a termine e della somministrazione, favorendo contratti stabili e garantiti. Il terzo quesito riguarda gli appalti e la sicurezza sul lavoro, con l’intenzione di rendere corresponsabili le aziende committenti per eventuali violazioni infortuni delle imprese appaltatrici. Infine, il quarto quesito vuole abrogare le causali nei contratti a termine, tornando a un sistema che obbliga i datori di lavoro a motivare le assunzioni a tempo determinato.
Se vincesse il Sì, si tornerebbe a un sistema di tutele più solido, che proteggerebbe i lavoratori, le loro condizioni e la loro dignità. Ma, allo stesso tempo, il referendum rappresenta anche una sfida politica: il governo Meloni e il centrodestra temono che la vittoria del Sì possa frenare le assunzioni e mettere in difficoltà le imprese.
I numeri della precarietà in Italia, nel 2025, sono sconfortanti: oltre 3 milioni di contratti a termine attivi, 700.000 giovani in condizioni di lavoro precario e più di 1 milione di lavoratori interinali.
Non è solo un problema economico, ma un problema sociale che chiede risposte urgenti.
La scelta che i cittadini saranno chiamati a fare è complessa. Perché il voto non riguarda solo il lavoro, ma anche il futuro dell’Italia
È tempo di decidere tra stabilità o flessibilità, tra diritti o precarietà. E ora la parola passa agli elettori: i lavoratori possono scegliere di credere nei propri diritti, o lasciare che la precarietà e l’incertezza continuino a dominare il mondo del lavoro.