Kevin O’Leary, star di “Shark Tank”, lancia l’allarme: la Cina, con la sua startup DeepSeek, avrebbe creato un’IA rivoluzionaria, capace di rivaleggiare con i colossi americani spendendo una frazione del budget. Apriti cielo! Wall Street trema, i titoli tech americani crollano e Marc Andreessen evoca lo spettro dello “Sputnik dell’IA”.
DeepSeek, con una mossa da “David contro Golia”, avrebbe addestrato la sua IA con chip “obsoleti” (a causa delle sanzioni USA, ça va sans dire), eppure sarebbe riuscita a superare le performance dei modelli americani. Un miracolo? Un colpo di genio? O forse… una bufala?
O’Leary stesso, infatti, ammette che ci sono dubbi sull’accuratezza delle affermazioni di DeepSeek. Qualcuno sospetta che la startup cinese abbia aggirato le sanzioni, utilizzando chip più avanzati di quanto dichiarato. Insomma, la solita “furbizia” cinese?
E poi, diciamocelo, questo panico da “invasione gialla” ricorda tanto le paure (infondate) di qualche decennio fa. Siamo sicuri che DeepSeek sia davvero una minaccia per la sicurezza nazionale americana? O non sarà piuttosto una mossa per attirare l’attenzione (e investimenti) sulla startup cinese?
In fondo, la competizione nel settore dell’IA è appena iniziata e, come sempre, la verità sta nel mezzo. Forse DeepSeek è davvero un’azienda promettente, ma forse è anche troppo presto per gridare al “game over” per gli USA.
Quel che è certo è che questa storia ci insegna una cosa: nel mondo dell’IA, come nella vita, è sempre bene prendere le notizie con un pizzico di sale (e un po’ di scetticismo).
Redazione
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