La seconda parte del denso lavoro degli amici del canale Il megafono cattolico. La prima parte per chi se la fosse persa è qua.
Gli aspetti positivi
Come ripromessomi all’inizio di questo articolo, cercherò di essere obiettivo, anche nel mio lavoro di critica al Regime Comunardo.
Poiché alcuni provvedimenti presi dalla Giunta Rossa furono indubbiamente positivi: l’amnistia data ai prigionieri politici, la sospensione delle vendite di oggetti al Monte di Pietà, le proroghe sugli affitti e persino i divieti di sfratto per le famiglie più povere, ma soprattutto l’erogazione dell’istruzione gratuita accessibile a tutti.
Si avanzò anche l’idea di parificare i salari maschili e quelli femminili, ma essa non trovò mai il tempo di essere applicata.
Infine vi furono delle proposte troppo idealistiche come il dare a un deputato lo stesso stipendio di un operaio.
I provvedimenti positivi e i buoni progetti vi furono.
Nessuno intende negarlo.
Ma la “mitologia da Foulard Rosso” è proprio questo: far credere che la Comune sia stata solo progresso e tolleranza.
Torniamo, o forse è meglio dire, scopriamo i lati oscuri del Socialismo Libertario Parigino.
Democrazia monca e mancanza di libertà di stampa
Tra dimessi, morti in guerra o impossibilitati vari, la Giunta Comunale ha ben 31 seggi vacanti.
Si va quindi a nuove elezioni per il 16 di Aprile 1871.
Dopo neanche un mese di regime rosso, le elezioni scoprono già i profondi segni di disaffezione e sfiducia del popolo parigino verso la Comune: l’astensionismo (già oltre la metà nelle precedenti tornate) sale al 73%.
Un processo democratico abbastanza monco…mancando il popolo.
I Comunardi parlano allo specchio e si acclamano da soli.
Dal 19 Marzo poi, nonostante sia in vigore la libertà di stampa, il regime socialista inizia a reprimere diverse testate, principalmente conservatrici e cattoliche che, dai quartieri borghesi, si scagliano contro il governo cittadino: vengono chiusi e vietati 4 giornali Anti-comunardi (tra cui il celebre “Le Figaro”).
Questo atto segna la prima vera repressione rossa del periodo della Comune.
Anti-cattolicesimo giacobino
La Giunta adotta come simbolo dello Stato la Bandiera Rossa e ripristina il calendario Rivoluzionario, ricco di riferimenti Anti-Clericali e Blasfemi.
Vengono operate durissime repressioni Anti-Clericali, a discapito della maggioranza della popolazione che resta di fede Cattolica: laicità assoluta dello stato, soppressione delle donazioni e dei fondi per il culto, confisca delle proprietà e dei beni della Chiesa, rimozione dei Crocifissi e di tutti i simboli cristiani dalle scuole e laicizzazione forzata anche degli istituti religiosi.
Delle 69 chiese della città, 12 vengono chiuse e altre, pur restando aperte al culto di giorno, vengono invase e dissacrate dai Comunardi che, di sera, le usano come magazzini, laboratori e luoghi di asemblee politiche.
Molti conventi vengono razziati o perquisiti con la forza, i religiosi di Picpus e Dame Blanche sono arrestati e persino l’Arcivescovo, Monsignor Darboy, viene incarcerato.
La strage degli “Amici dell’ordine”
Nei quartieri del Centro e di Parigi Ovest, i più Anti-Rossi della Capitale, si forma un gruppo di contestazione chiamato “Gli Amici dell’Ordine” che, riunendo tutte le varie forze politiche di opposizione, vogliono protestare contro i sopprusi e i sacrilegi della Giunta.
Il 22 Marzo marciano attraverso Rue de La Fayette e le Boulevard des Italiens, fino ad arrivare in Place Vendôme, dove vengono fermati dalla Guardia Nazionale in armi.
Le iniziali tensioni tra le due parti, sfociano in un parapiglia e le Guardie fanno fuoco:
15 morti e 10 feriti tra gli oppositori alla Comune e 2 morti e 7 feriti tra i Rossi.
I Socialisti “Libertari” dimostrano di non aver nulla da invidiare alla violenza sanguinaria dei “Reazionari”.
Terrorizzati da quel massacro, molti abitanti dei quartieri borghesi e più Anti-Rossi, lasciano Parigi dando ancora più potere alla Giunta Comunale.
La guerre de la comune: un folle e tragico disastro militare
Nel mentre, il legittimo Governo di Versailles, ha richiamato le sue truppe e ha inviato ben 120.000 regolari in marcia verso Parigi per schiacciare nel sangue la Rivoluzione Anarchica.
L’11 Aprile perciò, la Comune istituisce il Consiglio di Guerra e mobilita la Guardia Nazionale, il solo esercito rimasto alla Giunta dopo che i rossi hanno preferito disarmare i regolari, sospettati di essere fedeli al Presidente Thiers.
Si rivelerà una scelta strategicamente drammatica: la Guardia non è un corpo professionistico, è invece composto da semplici cittadini addestrati saltuariamente e armati alla meglio.
Già alla mobilitazione, solo 215 dei 242 battaglioni disponibili corrono in difesa della bandiera rossa, gli altri 27 disertano.
Inoltre, come riportatato dallo storico Robert Tombs:”Alcuni soldati sono esperti e determinati, altri sono tiepidi e poco convinti dall’ideologia rivoluzionaria.
L’Esercito Comunardo soffriva di indisciplina e di spettacolari casi di ubriachezza.
I battaglioni mentivano sul loro reale numero per ricevere razioni ed equipaggiamenti in più, da usare o da rivendere.”
Tra il 2 Aprile e il 9 Maggio, le truppe della Comune si scontrano in diverse battaglie (Courbevoie, Rueil, Issy e Meudon) contro i “Versaillens” ed esse si risolvono tutte in un disastro per i Rossi.
La Campagna Militare dell’Esercito Anarchico si concluderà con 4.000 morti e decine di migliaia di prigionieri arresisi alla prima raffica o alla prima cannonata.
E bisogna dire che le truppe regolari, accese di sentimento Anti-Rosso e incattivite dalla tremenda sconfitta patita nella guerra con la Germania, si comportano con tremenda ferocia verso i prigionieri rossi: le fucilazioni sommarie sono continue e molti altri prigionieri sono finiti a colpi di baionetta o di sciabola.
La crudeltà dei Governativi sarà tale da spingere anche Monsignor Darboy, ancora prigioniero nelle carceri parigine, a scrivere al presidente Thiers perché fermasse i massacri dei prigionieri comunardi.
“AFFOGANDO NEL SANGUE E NEL FUOCO”
Il 5 Maggio, poiché a Parigi i giornali Anti-Comunardi stanno informando il popolo sugli esiti disastrosi della guerra contro Versailles semimando il disfattismo, la Comune sopprime ben 7 giornali dissidenti e approva la decisione di distruggere la bellissima Chapelle Expiatoire (fatta erigere dai Parigini per espiare i crimini del Giacobinismo).
Per fortuna la Giunta non farà in tempo a demolirla.
Il 10 Maggio viene eletto come nuovo delegato di guerra un vecchio fanatico giacobino, Charles Delescluze, il quale infiamma la platea con un discorso patriottico terminando con queste parole:”Se è destino che si debba perire contro la Reazione…meglio farlo annegando nel sangue e nel fuoco!”
Sarà, purtroppo, una atroce profezia per il suo popolo e per tutta la città.
La censura della stampa e la repressione Anti-Cattolica martellano spietate nelle ultime settimane del Regime Anarchico: tra l’11 e il 18 Maggio vengono chiusi ben 15 giornali dissidenti, mentre il 19 i Domenicani di Arcueil sono arrestati per sospetta “fratellanza con il governo reazionario”.
Poi, il 21 Maggio, le truppe di Versailles entrano a Parigi: è l’inizio dei roghi e della tremenda “Semaine Sanglante”, la Settimana di sangue.
Le violenze
La battaglia infuria feroce per le strade e ovunque passano i soldati governativi uccidono, catturano e fucilano con una crudeltà oculata.
Ma i Comunardi di Delescluze ottemperano alla promessa del loro leader: vengono appiccati incendi in tutta Parigi e danni irreparabili vengono fatti.
Bruciano palazzi storici come il Palais de Les Tuileries, il Palais Royal, la Biblioteca del Louvres coi suoi 100.000 volumi, la Biblioteca dell’Hôtel de Ville coi suoi 150.000 volumi, la Manifacture des Gobelins con i suoi 75 arazzi dal XV° al XVIII° Secolo.
Furono incendiate e distrutte, ovviamente, anche case private.
Anche i Comunardi si macchiano di stragi tremende, negli ultimi istanti del loro Regime: il 24 fucilano Monsignor Darboy con altri 5 ostaggi, il 25 giustiziano i 14 Domenicani di Arcueil e infine il 26, in Rue Haxo, fanno strage di ben 50 prigionieri (11 religiosi e 39 laici).
La caduta della Comune
Il 29 cade Fort Vincennes, l’ultima roccaforte rossa e la Comune cade.
Delescluzes muore, crivellato di colpi su una barricata.
Il bilancio della “Semaine Sanglante” operata dal Governo di Versailles sarà di ben 10.000 morti (di cui solo 4.000 in combattimento).
Fu una carneficina ingiustificabile, senza dubbio, ma non incomprensibile.
L’esercito regolare era composto per la stragrande maggior parte da contadini, ferventi Cattolici e Anti-Comunardi, che incattiviti dalle atrocità della sconfitta patita contro i Prussiani e memori della posizioni Pro-Guerra avute da Parigi, si lasciarono andare alla più sanguinosa vendetta contro l’odiatissima Capitale “Rossa e Atea”.
Ad ogni modo, pur riconoscendo le atrocità operate dal Governo di Versailles, la Comune fu tutt’altro che il paradiso utopico di rivoluzione sociale, tolleranza umana e partecipazione popolare.
Fu invece un regime torbido, controverso fin dai suoi primi vagiti che, appena ottenuto il potere si impegnò in repressioni, censure, sopprusi e massacri tanto quanto i precendenti regimi reazionari che aveva tanto giustamente criticato.
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