Sembra incredibile ma è tutto vero: il Canada, per bocca di uno dei maggiori comici nazionali, lancia il guanto di sfida ai dazi approvati dall’amministrazione Trump proponendo (per ora solo come provocazione) la censura per i cittadini statunitensi sui video della piattaforma Pornhub che ha sede legale in Canada. Gli Stati Uniti d’America vogliono limitare il commercio delle eccellenze canadesi? I canadesi rispondono colpendo i pipparoli a stelle e strisce. Se guardiamo i numeri reali ci rendiamo subito conto che una simile provocazione, se messa in pratica, colpirebbe una platea ben più vasta di quella riguardante l’ordine esecutivo di Donald Trump: gli accessi alla principale piattaforma pornografica sono in cima ad ogni classifica di utenti a livello mondiale, generando flussi di introiti commerciali e pubblicitari milionari.
Questo scontro mezzo stampa e web tra Usa e Canada pone in evidenza una questione che più volte abbiamo evidenziato come tra le sfide decisive di questo tempo: mettere al bando i siti pornografici per i minorenni e dare un taglio sostanziale al mercato della pornografia mondiale. Se una nazione come il Canada immagina di poter mettere in crisi la superpotenza americana attraverso una piattaforma per “segaioli” di ogni età significa che l’accesso a questo materiale è un’affare che muove tanti quattrini e molti interessi economici.
Emergenza porno
Per noi le emergenze che si sviluppano attorno a queste piattaforme sono chiare da tempo: sfruttamento dello prostituzione (anche minorenne), turbativa psicologica sui giovani che vengono dis-educati sessualmenre parlando e milioni di euro fuori dai mercati ufficiali che non generano alcun beneficio per la collettività (dato che questi siti non pagano alcuna tassa negli stati in cui sono visibili sul web).
Per questo la provocazione del comico canadese Matthew Puzhitsky ha stimolato il nostro interesse e ci ha spinto a rilanciare l’appello a Trump ed anche a Meloni: se volete governare per garantire la salute mentale dei nostri ragazzi e porre un argine alle violenze sessuali ingenerate troppo spesso da una sessualità deformata realizzate un vero e proprio ban al porno sul web. Oltre ad essere una scelta etica a tutela dei più fragili e dei più giovani è anche una decisione che può far emergere milioni di euro o dollari che ora sono fuori dalla tracciabilità pubblica e non generano alcuna contribuzione fiscale.
Salviamo le menti di tanti giovani e portiamo molti più quattrini a sostenere l’economia reale dei nostri paesi e non quella sommersa, spegniamo pornhub (e piattaforme similari) senza esitazioni.
di Mirko De Carli
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