Torino Vs Roma, il bipolarismo antifascista colpisce ancora.
“E poi una sera di gennaio, resta fisso nei pensieri troppo sangue, sparso sopra i marciapiedi”, così recitava quella canzone di Francesco Mancinelli*, così carica di calma rabbia, per ricordare i tre Camerati Caduti in via Acca Larentia a Roma, Franco, Francesco e Stefano, uccisi vigliaccamente dall’odio antifascista e da quello Stato nato proprio dall’antifascismo.
Come ogni anno, le comunità militanti si uniscono nel ricordo e nel desiderio di giustizia, con il consueto rito del Presente davanti a quella sede che è molto più di un locale circondato da mura, ma è un monumento alla memoria patria.
Come ogni anno, invece di condannare quei tre orribili omicidi di ragazzi giovani, di italiani per bene, di figli, si punta il dito sul saluto romano, ormai unico reato previsto dal codice penale secondo la visione paranoica dell’antifascismo militante, un reato per il quale deve essere concesso di sospendere lo stato di diritto e dare carta bianca ai teppisti di centri sociali e collettivi per frenare il pericolo nero, una sorta di volante rossa con rasta e spinelli.
Spreco di denaro
Al contempo viene invocato lo stato di polizia contro quel bosco di braccia tese, si chiede l’ergastolo o la pena di morte, anche se la Cassazione ha stabilito che il fatto non viola la già di per sé ridicola legge Scelba; le indagini e gli eventuali processi porteranno solo all’ennesimo spreco di denaro pubblico e all’intasamento delle aule giudiziarie.
Mentre a Roma va in scena questo patetico teatrino, a Torino si cambia casacca e gli antifascisti diventano Acab, assaltando i commissariati a seguito di ciò che è accaduto a Milano, dove un ragazzo di origini straniere ha perso la vita mentre era in sella ad un motorino guidato da un amico che ben pensò di fuggire al posto di blocco.
Un’azione sconsiderata che denotava la mala fede e che metteva in pericolo gli altri e che purtroppo si è conclusa con la morte del passeggero. Nonostante le indagini siano in corso (e fortunatamente l’opinione pubblica ha già espresso la sua solidarietà al carabiniere), i collettivi antifascisti hanno messo a soqquadro la città, vandalizzando proprietà pubbliche e private, chiedendo la loro giustizia per chi, se avesse rispettato la legge, sarebbe ancora vivo.
Ecco la natura ambivalente dell’antifascismo, pronto a perdonare o giustificare qualsiasi criminale, piccolo o grande che sia, ma a chiedere la galera per chi, a causa dell’antifascismo, ci ha rimesso la vita in quei tristi anni 70.
Una Nazione civile e progredita quale la nostra non può fondare la sua essenza su tale pseudo-dottrina.
Lorenzo Gentile
*Generazione ’78 (Pagina Facebook)
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