Faccio la eco al camerata Fabio Filomeni (Presidente del Movimento Il Mondo al Contrario) col quale in gioventù abbiamo affrontato i più duri addestramenti che ci preparavano alla guerriglia contro l’Armata Rossa.
Eravamo gli uomini delle Forze Speciali italiane e quindi della NATO.
Di quel nemico conoscevamo tutto: tattiche, armi, mezzi, perfino le palette che indicavano le zone contaminate da radiazioni o agenti chimici/biologici.
Presso la Scuola NATO per le Forze Special (a quei tempi ubicata in Weingarten, nel Sud-Ovest della Germania) abbiamo affrontato una serie di addestramenti, fra i quali una fase particolarmente dura di due settimane che prevedeva la resistenza agli interrogatori e la fuga da un campo di prigionia. E l’abbiamo affrontata con la profonda convinzione di dover prima o poi fronteggiare il nemico… e che nemico! Non una minaccia immaginaria, ma un nemico in carne e ossa, pastrano e Kalashnikov, carri e obici e persino ordigni nucleari tattici, pronto ad avanzare a ondate di orde appoggiate da BMP e T-64 o 72 (1) e formate da truppe dei paesi satelliti come la Bulgaria.
Quel nemico sembrava non osare fare un passo avanti perché c’era la NATO e le sue Forze Speciali che per prime con mirate azioni di guerriglia avrebbero tagliato le gambe a quelle orde che comunque si dava per assodato essere in grado di investire il Friuli e avvicinarsi alla Pianura Padana in un arco di tempo ristretto.
In una simile prospettiva, la NATO ci stava tutta e Filo ed il sottoscritto – con i nostrl commilitoni italiani, inglesi, belgi, portoghesi, statunitensi – anche.
Quel guardiano (la NATO) delle orde sovietiche – che minacciavano di esondare da Est, travolgendo Germania e Austria ed incuneandosi in Italia attraverso il Friuli, avrebbero imboccato quella sorta di autostrada chiamata pianura padana, a partire dai primi anni ’90 del secolo scorso, quando l’Unione sovietica ha subito il tracollo e ha iniziato a ritirare le sue truppe dai paesi satelliti – ha perso la sua ragione d’essere perché la minaccia, piano piano, si è andata “svampando”, essendo l’Unione Sovietica ridiventata Russia, ossia una Nazione comprendente numerose popolazioni, estesa su 11 fusi orari e che mai ha avuto propositi di espansione (2) perché troppo impegnata a mantenere una coesione tra i numerosissimi popoli che la componevano e la compongono.
A fronte di questa nuova situazione (che non è tuttavia giunta all’improvviso in quanto chi doveva sapere già sapeva) in cui il nemico non esiste più, anzi briga per diventare amico, la NATO, al posto di sbaraccare, si è riciclata dotandosi di una nuova identità, quella del poliziotto del mondo libero, mandatario di un incarico conferitogli da una magistratura transnazionale che decide chi sono gli Stati “canaglia” (i cattivi), succedanei di un nemico che non esiste più.
E così la NATO, con la scusa del serbo Milosevich prima e dell’iracheno Saddam poi, ha intrapreso una serie di operazioni finalizzate al bene del mondo ma che, mutatis mutandis, olezzano della stessa natura del jihadismo: estendere manu militari all’orbe – per un presunto bene dell’orbe – un modo di essere che per i jihadisti è l’islamismo fondamentalista mentre per la NATO, ormai resasi organica alla UE, è il modus vivendi occidentale: dogmaticamente democratico, libertario fino al libertinismo, laico fino al laicismo militante e dove basta poco (un papaverone UE e un mal di pancia di Washington) a mettere in dubbio la sovranità di uno Stato nei suoi affari interni.
Le imprese militari avviate qua e là da una NATO dispensatrice di democrazia e rispetto dei diritti umani assomigliano un po’ a quei film dove la Polizia corrotta scende in campo per colpire la criminalità spicciola che dà fastidio al boss. Altrimenti, giusto per fare un esempio, non si spiega per quale motivo l’Iraq fosse uno Stato canaglia e l’Arabia Saudita no.
Ma quel che ci tocca più da vicino, essendo noi membro della NATO (alla quale è associata in situazione di soggezione la UE), è l’evidente volontà di farci proni e felici non davanti al Dio cristiano o islamico ma di davanti a una divinità occulta chiamata “finanza selvaggia” la quale riunisce in sé il peggio delle eresie delle tre religioni abramitiche: il pensiero WASP/massonico, l’ebraismo ashkenazita e l’islamismo wahhabita i quali, in barba a ogni ossimoro, vanno d’accordo come pasque, protetti da uno pseudo-ordine assicurato da una polizia militare internazionale: la NATO.
Non siamo pochi a renderci conto che la NATO non solo non ha più un ruolo da svolgere, essendosi il nostro nemico svampato, ma che sta addirittura servendo da soldataglia alle peggiori intenzioni politiche, economiche e antropologiche partorite da una pseudo-civiltà che si autodefinisce occidentale e che, noi italiani, non ci appartiene perché non siamo a occidente di nessuno, siamo nel centro di quel mare che ci appartiene per oggettiva natura geografica, il quale riunisce intorno a sé il miglior potenziale di civiltà … Altro che Occidente angloamericano!!
Io che ho sempre aborrito le manifestazioni di piazza ritenendole solo atti di insubordinazione, ora dico sì alle manifestazioni contro la NATO; facciamo vedere che non siamo pochi, il nostro grido non sia il solito banale, trito e ritrito slogan delle piazze carnascialesche ma sia la strofa di una poesia che è un inno alla Patria libertà: «stranieri levate le tende da una terra che madre non v’e’» (Manzoni, «marzo 1821»). E’ necessario arrivare a liberarcene perché non abbiamo bisogno di una tutela militare che, per parafrasare il Manzoni, sui suoi stendardi porta «l’obbrobrio di un giuro tradito» e i cui giudizi esprimono solo interessi di parte che ci accompagnano «all’iniqua tenzon» (3).
Se ce la fece il francese De Gaulle a starsene fuori, anche un politico italiano potrebbe far valere le nostre ragioni; un politico di pasta ben diversa da quella di cui son fatti i politicanti attuali.
di Corrado Corradi
(1) Il BMP e’ un trasporto truppa blindato con un cannoncino da 73 mm, i T-64 e 72 erano carri armati
(2) Tranne quel periodo tra il ’46 e l’89 in cui recitava il ruolo della minaccia che, col senno del poi, viene il dubbio essere stata una minaccia strumentale ai due schieramenti vincitori la 2GM i quali nel ’45 si erano ricongiunti sull’Elba e si erano pure simbolicamenti stretti la mano.
(3) «O stranieri, sui vostri stendardi sta l’obbrobrio di un giuro tradito, un giudizio da voi profferito v’accompagna all’iniqua tenzon» Poesia Marzo 1821
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