Buongiorno potenziale amico.
Scrivo potenziale perché sei immaginario, ma la civiltà e la spiritualità comune ai nostri due popoli, il russo e l’italiano, in qualche modo materializzano il termine amico.
Ti scrivo per ribadire un’amicizia di lunga data, solo congelata tra il 1917 e il 1989, e che ci ha visti esultare di soddisfazione appena ha ripresa; ma voglio anche ringraziarti perché malgrado un’ondata di artificiosa russofobia che ha colpito non pochi italiani, vittime di una persistente quanto mendace manipolazione di UE e NATO, hai compreso la situazione e hai continuato a mantenere quella tradizionale simpatia nei confronti di noi italiani.
Tra il 1917 e il 1989 non abbiamo potuto essere amici – in quanto entrambi ci siamo trovati ad essere su due fronti contrapposti che hanno negativamente condizionato i nostri rapporti – tuttavia una ragione della nostra inimicizia, ancorché artificiosa, comunque esisteva.
Ma dal 1989, francamente, non riesco a vedere nessun motivo per considerarti non amico e non vedo ragioni che possano indurmi ad esserti nemico.
La questione ucraina? Può indurre solo un gonzo o un mente-capto (absint iniuria verbis) vedere te come aggressore e Zelensky come aggredito e nemmeno la più performante propaganda di UE e NATO riesce a convincere chi è avvezzo al «fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza».
Da un bel po’ molti italiani – quelli per cui «Siate, Cristiani, a muovervi più gravi: non siate come penna ad ogne vento, e non crediate ch’ogne acqua vi lavi» –hanno capito di essere vittime di un avventurismo statunitense che formatta le menti dei popoli soggetti al cosiddetto «mondo occidentale»; un avventurismo il cui scopo palese è quello di schiacciare la Russia a Oriente.
Sono certo che tu avrai compreso la nostra difficoltà di gente ridotta al rango di Prisoners of War, a cui si applica la propaganda del vincitore e a cui è concesso solo il mugugno.
Sì, ti ringrazio perché hai capito la situazione e hai continuato a mantenere quella tradizionale simpatia per noi italiani, peraltro contraccambiata dai più, credimi. Solo una minoranza rumorosa di italiani, condizionata dai responsabili degli schieramenti politici – peraltro di pessima caratura – starnazza contro la Russia, la maggioranza di noi, invece, vi è amica.
Non possiamo non pensarci amici perché ci uniscono non poche affinità elettive:
abbiamo sviluppato uno accesso analogo al cristianesimo; abbiamo affrontato analoghe sofferenze che ci hanno forgiato; abbiamo la stessa sensibilità per l’arte; abbiamo in comune la romanità; abbiamo in comune un confine, quello con il mondo slavo; abbiamo in comune che opposti interessi, contro la nostra volontà brigano per metterci uno contro l’altro.
La simpatia (nell’accesso originario del termine) che esiste tra i nostri popoli è un fatto concreto, che nemmeno le inique sanzioni, gli ingiusti sequestri di patrimoni e le idiote censure nei confronti dei vostri intellettuali e artisti possono intaccare.
Amico mio verranno tempi migliori per entrambi. Intanto, guardando a questo mondo occidentale che, per decreto angloamericano (a cui obbediscono da pecoroni, tanto i burocrati UE quanto le addomesticate classi politiche dei singoli Stati europei), non vi vuole tra i piedi affermo con convinzione: viva la Russia, viva il suo popolo, viva la sua guida, Putin. Questo mi attirerà l’antipatia di qualcuno, mi assicurerà non poche inimicizie e forse anche un posto di reprobo in qualche dossier, ma ME NE FREGO! Per un amico ne vale la pena.
di Corrado Corradi
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