In una giornata d’estate a Villapiana, era il 5 agosto 2006, come tante, tra il canto lontano del mare e il ronzio dei solleciti estivi, la piccola Sara Mariucci – poco più di tre anni – era in vacanza con la famiglia.
Un attimo fatale: piedini scalzi che toccano un filo elettrico scoperto. Una scarica. E la luce si spegne.
La sua vita si spegneva anche lei.
Il sogno di Mamma Morena
La sera prima, Sara aveva raccontato alla mamma di aver visto un luogo luminoso, sospeso tra sogno e cielo: “Quando ero piccola, ero in un posto lontano, meraviglioso… sopra una nuvoletta… con la mamma Morena.” “È buonissima… Ha i capelli blu e gli occhi castani…” E poi, con l’entusiasmo ingenuo dell’infanzia: “Sììì” – quando le fu chiesto se sarebbe voluta restare con quella “altra mamma”.
Solo dopo la tragedia, il papà Michele scoprì che la Madonna Morena, venerata a Copacabana, in Bolivia, ha la sua festa proprio il 5 agosto, lo stesso giorno in cui Sara lasciò questa terra.
Una devozione che cresce A San Martino in Colle, nella piccola cappella vicino alla sua tomba, il silenzio è interrotto solo dalle preghiere. Migliaia di persone si raccolgono lì ogni anno. Lasciano biglietti, pupazzi, disegni.
Camminano a piedi, in silenzio, con una speranza nel cuore.
La figura della Madonna Morena, dolce e misteriosa, veglia ora su quella bambina che l’aveva vista in sogno. E in molti, in silenzio, si chiedono se quel sogno fosse davvero un addio annunciato.
Un incontro con il Cielo
I “miracoli”: segni o illusioni? Col tempo sono arrivate testimonianze. Alcune umili, altre clamorose. Una donna, affetta da tumore al midollo, racconta di aver sognato Sara accanto alla Vergine.
Il giorno dopo, il tumore sarebbe scomparso. Due mamme, con gravidanze impossibili secondo i medici, hanno portato a termine i loro percorsi dopo aver pregato Sara. Un giovane sacerdote, in gravi condizioni, ha baciato un’immaginetta della bimba: è tornato a stare bene. Un palloncino bianco è rimasto sospeso tre giorni davanti a un ulivo caro a Sara, senza spiegazioni. Scetticismo tenero, vaghe speranze Non esistono prove.
La Chiesa osserva, prudente. Nulla è ufficiale, ma tutto resta aperto. Non si tratta ancora di santità proclamata. Ma qualcosa, nella memoria di Sara, muove il cuore.
Forse è solo l’amore che resiste alla morte. Forse è il dolore che chiede di non essere inutile. Forse è la fede che, anche senza certezze, si inginocchia.
E anche il più razionale, forse, si concede il lusso di credere , almeno un poco, che una bambina possa davvero intercedere, che un sogno sia stato una porta. La luce che resta Sara non cammina più sulla sabbia, ma qualcuno la sente accanto.
Non ci sono proclami, né statue in processione. Solo piccoli segni.
Forse è solo poesia del cuore. O forse è Dio che, a volte, parla con voce di bimba.
Valerio Arenare
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