Il 22 settembre 2025, le città italiane, da Milano a Roma, Bologna e Torino, sono state attraversate da manifestazioni e scioperi in solidarietà con la Palestina. Molti cittadini partecipano con l’obiettivo condiviso di chiedere la fine delle ostilità, sostenendo una causa di pace.
Eppure, in troppe città i cortei hanno rapidamente generato disagi concreti e violenza evitabile (come spesso accade alla sinistra e sodali): stazioni ferroviarie e strade bloccate, interruzioni dei servizi pubblici, lanci di oggetti contro le forze dell’ordine.
Questi disagi colpiscono tutti, anche chi desidera davvero la pace, mostrando come la violenza nelle manifestazioni finisca per tradire lo stesso fine nobile che dovrebbe guidarle. Dietro le proteste, inoltre, c’è una semplificazione pericolosa: la Palestina non è uno Stato unico. La Striscia di Gaza è governata da Hamas, organizzazione terroristica che promuove violenza e intolleranza, mentre la Cisgiordania, con capitale Ramallah, è controllata dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), impegnata in trattative con Israele per ridurre le ostilità e migliorare le condizioni di vita della popolazione.
Le manifestazioni italiane, e molte narrazioni della sinistra, non distinguono queste due realtà, mescolando strumentalmente chi negozia concretamente per la pace con chi usa la violenza politicamente.
Palestina manifestazioni strumentali e dannose
Questa mancanza di distinzione ha effetti tangibili: i cittadini italiani subiscono disagi reali senza alcun vantaggio concreto per chi vive nei territori palestinesi.
Gli sforzi di mediazione dell’ANP, che mirano a ridurre la violenza e garantire sicurezza, vengono oscurati dalla spettacolarizzazione dei cortei e dalla confusione ideologica.
La protesta perde così il suo significato originale — la protezione dei civili — e diventa uno strumento simbolico che alimenta conflitto e divisione interna così come, l’appropriarsi dei numeri delle manifestazioni da parte della sinistra italiana per dimostrare, mostrando attivismo e consenso tout court, forse autoreferenzialmente, di avere ancora dei proseliti. Il risultato è una sovrapposizione tra messaggio politico e realtà dei fatti, che aumenta la confusione e rende i cittadini spettatori involontari di disagi e tensioni.
In sintesi, le manifestazioni di oggi evidenziano tre problemi intrecciati: violenza evitabile e disagi concreti per i cittadini, incapacità di riconoscere la divisione interna della Palestina e strumentalizzazione del sentimento di protesta da parte della sinistra.
Tutti vogliono la fine delle ostilità, soprattutto chi espone le proprie posizioni senza creare disordini e disagi, ma ignorare la realtà e tollerare la violenza urbana non porta pace né in Italia né in Palestina.
Gianluca Mingardi
Il 2diPicche lo puoi raggiungere
Attraverso la Community WhatsApp per commentare le notizie del giorno:
Unendoti al canale WhatsApp per non perdere neanche un articolo:
Preferisci Telegram? Nessun problema: