Socialisti croati e sloveni che vivono nel passato, altro che neofascisti.
Una mostra sulle Foibe proposta da FdI all’europarlamento (comunque un posto inadatto, in quanto la questione istriana è anche imputabile al blocco atlantico che ha nell’UE la sua espressione continentale) è stata contestata da socialisti nostalgici del sanguinario regime titino.
Mentre l’Europa si batte contro simboli passati in lotte anacronistiche e distraenti, chi rimpiange regimi del passato trova posto nel parlamento europeo (ma abbiamo la Salis e Lucano, quindi non ci stupiamo più di tanto) e ha il coraggio di protestare contro una mostra su atrocità passate, cose che in teoria l’Europa vuole prevenire.
Ferita ancora aperta
Non si sa se si tratti di furore ideologico o etnico, fatto sta che la ferita non si è ancora chiusa anche a causa di chi rimpiange il passato jugoslavo, quella dittatura nata dalla forzata convivenza di etnie differenti, fondata su un regime di terrore dove non solo gli italiani persero la vita, ma anche croati e sloveni non comunisti (attenzione, non solo anticomunisti, quindi non solo oppositori attivi al regime) e persino comunisti e socialisti più inclini ad un avvicinamento a Mosca.
Ciò viene giustificato da un presunto antislavismo italiano, cosa che durante il giorno del ricordo non viene menzionata, oppure alla repressione italiana in quelle terre durante la seconda guerra.
Qualcuno parli del TIGR
Viene però volutamente omesso che quella italiana fu una reazione al terrorismo jugoslavo del TIGR e ad altre azioni che avevano origine nella slavizzazione forzata del litorale ad opera dell’impero asburgico in ottica anti-irredentista.
In sostanza, hanno cominciato loro, ma come il bulletto di periferia vogliono avere ragione, mettendo su sceneggiate come quella al parlamento europeo che già di per sé è un circo.