“Nessuno sia più denunciato per il saluto romano”
Dopo alcune decisioni discordanti, a dirimere la questione è intervenuta la sentenza della Corte di cassazione a sezioni riunite che, lo scorso 18 gennaio, ha stabilito che fare il «saluto romano» (o “saluto fascista”) violerebbe la legge solo se unito al «concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito». Oggettivamente, questa ipotesi non si è mai concretizzata, con buona pace della sinistra più retrò, da Giannini a Berizzi, dall’ANPI al partito di Ilaria Salis.
Il saluto romano d’età contemporanea venne usato per la prima volta, in Italia, nel 1919 dai legionari fiumani di Gabriele D’Annunzio. L’utilizzo di tale saluto – che prevede il braccio destro teso in avanti verso l’alto, con la mano tesa aperta – intende saldare il presente con la tradizione classica, per la pretesa volontà fascista di rappresentare una continuità con la Roma imperiale.
Leggi Scelba e Mancino
Dopo la Seconda guerra mondiale, a seguito dell’istituzione della Repubblica Italiana, il gesto è stato vietato dalla legge n. 645 del 20 giugno 1952 (“legge Scelba”), successivamente modificata con la legge n. 205 del 25 giugno 1993 (“legge Mancino”), ma solo se espresso con l’intento di «compiere manifestazioni esteriori di carattere fascista».
Il Corriere Adriatico informa che “sono state depositate le motivazioni della sentenza del Tribunale Penale di Forlì, che il 13 settembre scorso, aveva assolto 12 imputati dall’accusa di violazione delle leggi Scelba e Mancino, in occasione delle celebrazioni per il Centenario della Marcia su Roma avvenute a Predappio nell’ottobre del 2022”.
Per il Giudice Andrea Priore “la manifestazione risulta da un lato di per sé connotata da un evidente riferimento all’ideologia fascista e dall’altro è apparsa priva di quella complessiva valenza discriminatoria richiesta dalla norma… Ne discende che le manifestazioni del pensiero e dell’ideologia fascisti (al di là della loro condanna storica) non sono vietate in sé, stante la libertà di espressione e di libera manifestazione del pensiero costituzionalmente garantite”.
“Le contestate condotte – continua il Tribunale – sono state compiute nel corso di una manifestazione tenuta in occasione dell’anniversario della marcia su Roma caratterizzata da un afflusso di persone (circa un migliaio) seppur non irrilevante nemmeno di entità tale da ravvisare in esse un’imponenza da cui poter desumere un effettivo pericolo di ricostituzione del partito fascista ed un serio allarme per l’ordinamento costituzionale”.
In merito, è intervenuto l’avvocato Francesco Minutillo, difensore di uno degli assolti, Mirco Santarelli, storico organizzatore dei raduni di Predappio. “La lettura del percorso logico-giuridico seguito dal Tribunale ci consente di certificare che dopo l’imponente evento del 2022 per il Centenario, l’effettuazione del rito del presente e del saluto romano nell’ambito delle commemorazioni di Predappio – non essendo vietata da alcuna legge – sia diventata a tutti gli effetti una condotta serenamente legittima ed anzi espressione di un diritto costituzionale. Diritto che, come tale, deve essere garantito e tutelato dalle pubbliche autorità preposte alla Sicurezza. Nessuno dovrà più essere nemmeno denunciato o segnalato per aver fatto il saluto romano durante le commemorazioni”.
Interessante il commento di Marcello Veneziani su La Verità del 13 gennaio:
“Selva di braccia tese”, cantava Lucio Battisti e i ragazzi con la testa “fasciata” pensarono orgogliosi che si riferisse a loro. […] Ma ancora più ridicolo era far scattare la denuncia d’apologia di fascismo per un saluto innocuo e antico, come se il folclore fosse criminalità; per giunta in una cerimonia funebre. Il fatto che le cerimonie fasciste coi saluti romani siano avvenute tutte ai funerali dimostra ancora di più che il fascismo è terra dei morti e in articulo mortis non c’è articolo di legge che regga. La nostalgia è un sentimento, a volte un risentimento, ma non un delitto, e nemmeno un reato.
Si può esser giudicati fessi per un saluto romano, non delinquenti. Anacronisti, non terroristi. Tanto per fare archeologia comparata, non mi dispiace neanche il pugno chiuso, ha una forza simbolica raccolta e concentrata, una promessa che coincide con una minaccia, ma indica la fierezza di un movimento in lotta. Il saluto romano è un segno più estroverso, meno cattivo, più classico, più latino, più naturale, più socievole e più teatrale, perfino autoironico…”. Per non dire anche più igienico della stretta di mano, vietata nel corso del periodo Covid e sostituita da Speranza con due pugni chiusi che si toccavano. Fatalmente..
di Matteo Castagna
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